Gualazzi incanta lo Sferisterio,
una notte di genio e musica (FOTO)

MACERATA - Lo spettacolo offerto dal pianista di Urbino ha rivelato tutto il suo talento creativo e la tecnica sopraffina. Meno affollato del solito il tempio della lirica per uno degli show più interessanti dell'estate tra jazz, blues e contaminazioni di ogni tipo. Omaggio a Verdi e all'Opera con arie del Trovatore e della Traviata

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Il palco dello Sferisterio per Raphael Gualazzi

 

di Marco Ribechi (foto di Andrea Petinari)

Portare oltre mille persone a un concerto jazz non è cosa da poco. Ci riesce Raphael Gualazzi che ieri allo Sferisterio di Macerata ha regalato uno spettacolo memorabile dall’elevatissimo contenuto tecnico e artistico, una vera e propria perla nell’estate dell’arena purtroppo nella serata meno affollata della stagione.

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Gualazzi al piano

Il giovanissimo e geniale talento di Urbino ha stregato una platea estasiata dalla versatilità e piacevolezza della sua musica di difficile definizione. Che l’impianto musicale sia quello del jazz più classico non c’è alcun dubbio ma evidenti sono le influenze che richiamano altri generi fusi in una splendida armonia di suoni e di emozioni. C’è la classica soprattutto nelle melodiche che introducono i brani, c’è del blues nella voce e nelle ritmiche più incalzanti, c’è la lisergia onirica del rock progressivo nei movimenti ipnotici delle sue improvvisazioni, lo stile del cantautorato nei personalissimi testi che in un paio di occasioni strizzano l’occhio al pop e addirittura un pizzico di avanguardia musicale che ne rende il sound attuale e moderno. Ma c’è anche l’opera nel brano iniziale ispirato al Trovatore di Verdi “Fosche notturne spoglie” e nel “Coro di Zingarelle” senza mattatori, come spiega lo stesso pianista, tratto dalla Traviata ed eseguito a metà concerto.

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Lo Sferisterio di Macerata

Insomma Gualazzi ha dato prova di saper suonare di tutto e in un passaggio continuo, senza interruzioni, con una disinvoltura e naturalezza da veterano del piano. Un’altra caratteristica dei suoi brani infatti è sicuramente la polivalenza e la continua trasformazione di una forma nell’altra, nessun pezzo finisce come è iniziato e all’ascoltatore sembra di aprire una scatola di cioccolatini e scartarne curioso il goloso contenuto, senza sapere che cosa vi troverà. «E’ un’onore suonare allo Sferisterio, nel tempio della lirica – dice Gualazzi all’esordio – e sono felice che mi sia venuto a trovare un immenso artista che mi ha insegnato quanto sia importante vivere con la testa tra le nuvole mantenendo sempre ben salde le proprie radici». L’artista in questione è il pittore metafisico Mario Logli che in moltissimi dipinti ritrae proprio delle città, spesso Urbino, librarsi sulla campagna marchigiana. Il primo pezzo mette subito in chiaro che Gualazzi non è l’unico fenomeno della serata ma ce ne sono almeno altri due: il superlativo batterista dal tocco quasi fatato Gianluca Nanni, capace di trasformare la sezione ritmica in un caleidoscopio di suoni variegati e inaspettati, e Anders Ulrich che con il suo contrabbasso arriva sempre impeccabile come un metronomo a movimentare i battiti dando quel senso di pienezza ad ogni brano.

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L’artista

Al piano e alla voce invece c’è lui, Raphael Gualazzi, impeccabile e con uno stile personalissimo proprio dei talenti assoluti. Il suo carattere esuberante e ironico prevale quasi sempre sulla fumosa e velata malinconia propria dei locali jazz dei quartieri a luci rosse di New Orleans, dove il ragtime prendeva piede a fine ‘800, ormai un’altro mondo e un’epoca fa, tra canzonacce dedicate ad alcol e prostitute. Bellissimo il brano “Un mare in luce” scritto a Londra pensando a un bel tramonto italiano seguito da “Tuesday” dedicato al martedì: «Tutti i giorni della settimana sono ricordati per un motivo – spiega Gualazzi – il martedì invece è il più sfigato, è come la Fiat Duna. Questo brano  vuole rivalutarlo perché può essere un giorno importante per fare progetti e cambiare la propria vita». Memorabile anche il pezzo Mondello Beach che in un attimo trasporta lo Sferisterio a New York dove i migranti italiani di Brooklyn parlavano una sorta di dialetto “creolo”, il broccolino, ripreso in un testo metà inglese e metà ragusano. «Voglio ricordare quegli eroi che hanno attraversato l’oceano, trasformato il proprio mondo per cambiare le proprie condizioni di vita – dice Gualazzi – tra questi c’era anche il fratello di mio nonno che non ho mai conosciuto. Spesso ricordavano con malinconia che le cose più belle e importanti sono anche le più vicine e questo non è difficile da vedere in un paese magnifico come l’Italia». Dalla trascinante Carola all’omaggio a Bessie Smith, la grande imperatrice del blues, il concerto scorre via con grande allegria e partecipazione del pubblico che ad ogni occasione non cessa di applaudire e di gridare “bravo, bravissimo” dalla platea. Amate anche L’estate di John Wayne, Follia d’amore e Lady O cantata in simbiosi con un pubblico attento e rapito dalla prima all’ultima nota. Azzeccata quindi anche questa data dello Sferisterio che nell’ultima settimana di lirica continua a cambiare pelle ed a offrire serate imperdibili sempre degne di nota e di essere vissute in platea.

 

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Gianluca Nanni

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Anders Ulrich

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