di Mario Monachesi
L’acqua de viscì. Negli anni ’60 e ’70, era così genericamente “chjamata”, forse in omaggio alla sorgente effervescente francese Vichy, tutta l’acqua che veniva resa effervescente “da le cartine”. Detta anche l’acqua pizzichina, “co’ lo primo callo” estivo, appariva festosa sulle tavole più umili, su quelle di chi non si poteva permettere la più costosa acqua minerale. “A smorcià’ la sete de quilli tempi, ce statia le scattole de più marche: Idrolitina, Cristallina, Frizzina, Idriz, Salatina, Regina, ecc,ecc”. La più conosciuta e più consumata, forse perchè piu buona, era senz’altro l’Idrolitina. Distribuita in Italia sin dal 1901, ogni confezione conteneva 20 bustine, dieci blu e dieci rosse. Nel preparare un litro d’acqua, prima si versava la blu, poi la rossa. “Su la scattola”, ad opera del poeta e librettista Carlo Zangarini, “ce statia stampata ‘na filastrocca”:
“Diceva l’oste al vino
tu mi diventi vecchio,
ti voglio maritare
all’acqua del mio secchio.
Rispose il vino all’oste:
fai le pubblicazioni,
sposo l’Idrolitina
del cavalier Gazzoni”.
Detto refrain, o piccola poesia, negli anni 1945 / ’46, veniva trasmesso, sotto forma pubblicitaria alla radio, prima di ogni tappa del Giro d’Italia.
Nel 1959, l’Idrolitina del cavalier Gazzoni, appare in un siparietto di Carosello. Il protagonista, tale signor Pietro, era interpretato dal cantante napoletano Aurelio Fierro. L’anno successivo, tale oramai la fama e l’alto consumo, a questo marchio viene abbinato un grande concorso con 4 premi da 5 milioni in gettoni d’oro, 800 apparecchi Philips (televisori, frigoriferi, radio, ecc, ecc). Nel 1983, Franco Battiato la cita nella canzone “Zone depresse” contenuta nell’album “Orizzonti perduti”: “Dammi un po’ di vino con l’Idrolitina…”. Nel 2014 è menzionata nel “Nuovo dizionario delle cose perdute” di Francesco Guccini. Lo stabilimento di produzione di queste magiche bollicine aveva sede a Bologna: “A. Gazzoni & C. “L’acqua de Viscì vinia preparata soprattutto a minzujornu, quanno da li campi li contadì’, ‘ccallati da pajà’ focu, rebboccava dentro casa per magnà’. Era quasci sempre un’ ginitore, co’ li vardasci fistusi tunno, a falla. Rimpjita, ma no’ fino a lu collu, d’acqua fresca de puzzu, o de cantina, ‘na vuttija de vetro da un litro, co’ la chjusura a molla, ce vuttava dentro la porveda de le cartine comprate su li spacci, o da l’ambulanti che ‘gni sittimana passava casa casa (i supermercati ancora non c’erano), po’ chiusa vène, la smuia sottosopre e, prima de aprilla, ‘spettava de fa’ finì’ l’effettu de lo gasse. Guai a aprìlla troppo presto, otre a fa’ perde l’effettu frizzante, se rischjava, facennola travoccà’, de faccese lu vagnu”. La bevanda da tavola ottenuta aveva un sapore un po’ salato e, oltre che dissetante, era fortemente digestiva. Bisognava berla al più presto perché l’effetto effervescente tendeva a scemare abbastanza in fretta.
“Frizzina”, con il nome scritto in rosso e una importante raccolta punti, è la prima ad adottare la bustina “unica”, non più due come fino a quel momento. Creerà anche una versione “Neutraclor”, con una composizione fatta per eliminare il sapore di cloro presente in tanti acquedotti. Per le bustine della “Idriz”, gli spot di Carosello dicevano: “Acqua in bocca, ma che sia acqua preparata con le polveri Idriz”. “L’acqua de viscì”, non era altro che una miscela di bicarbonato di sodio, acido malico e acido tartarico, tutti in forma di polvere. Combinati insieme, davano artificialmente, effervescenza, gusto e anche gioia, alla normale acqua a disposizione. Nel 1750, il francese Gabriel Francois Venel, produce per la prima volta l’acqua frizzante.
Le sempre piu numerose acque minerali e il boom economico, hanno piano piano soppiantato “l’acqua de viscì”, questo prodotto di un’Italia povera ma dignitosa. Rimane però il ricordo di quelle estati belle anche perché dissetate da allegre e umili bollicine. “Lu minzujornu, li granni perche ci-avia sete, li picculi, anche se ce ne a via mino, perché vulia vedè li preparativi e l’apertura gassata, l’acqua co’ le cartine era u’ momentu riccu d’emozió’, che tanti de noantri ancora se recorda”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
L’idrolitina ancora esiste.. Noi in famiglia la consumiamo quotidianamente
È verissimo Mario. Me la ricordo soprattutto ai tempi della mietitura e trebbiatura per rinfrescare i palati di chi lavorava sotto il sole cocente e immersi nella “pula”!!!
Io comunque uso ancora la cristallina perché l’acqua diventa né liscia né gassata e con l’aggiunta di un limone spremuto è molto dissetante.