Ugo Gregoretti intervista Venanzo Ronchetti
di Maurizio Verdenelli
Ci fu un tempo in cui il nome di Serravalle di Chienti occupò le prime pagine dei giornali nazionali. Prima ancora, quattro anni prima per l’esattezza, che la cittadina diventasse drammaticante nota in tutto il mondo per essere stata in quella notte di settembre del 1997 l’epicentro del terremoto umbro marchigiano.
Nella foto, tratta dal libro di Maurizio Verdenelli, ‘Il ragazzo e l’altipiano’ (Ilari editore), Ugo Gregoretti e Venanzo Ronchetti tra i fedeli a Serravalle di Chienti
«Diventò famoso il mio paese una prima volta grazie ad Ugo Gregoretti, il bravissimo regista Rai deceduto ieri ad 88 anni», racconta Venanzo Ronchetti, sindaco di entrambi gli epocali eventi serravallesi. Gregoretti nell’estate del 1993 si precipitò con una troupe Rai nel piccolo centro dell’Alto Maceratese attirato dai titoli di scatola che ‘davano’ Serravalle di Chienti come la nuova Medjugorie italiana, in quei tempi famosissima per le asserite apparizioni della Vergine. Nel caso marchigiano si trattava invece del volto del Cristo e di un fatto molto più concreto. Un volto schizzato nel fango. Ricorda Ronchetti: «Avevamo fatto lavori di metanizzazione, praticato un fossato e il passaggio forse delle auto aveva prodotto questa immagine davvero suggestiva. Che da sindaco avevo provveduto a proteggere con una teca per evitare che si deteriorasse. Io stesso avevo provocato qualche danno. Intanto la “cosa’ era montata. Il ritratto di fango era in via Vittorio Veneto. Per molti fedeli l’indicazione era evidente: l’acronimo di Via, Verità e Vita. La presenza di Gregoretti fu taumaturgica. Due, tremila persone al giorno dopo i servizi dell’inviato di punta della Rai. Pullman perfino da Bari. Serravalle riceveva economicamente. Vennero pure preti ma non l’arcivescovo di Camerino e San Severino Silvano Nesti. “C’e un ingorgo” mi disse Gregoretti alludendo e sorridendo alla folla che ogni giorno si riversava in paese. Poi da una foto di due fidanzati fatta davanti a quel portone di una casa appartenuta ad una maestra morta anni prima e molto benvoluta, scopriamo che il Cristo di fango si era prodotto mesi prima rispetto alla scoperta ad agosto», dice Ronchetti. Era il gennaio 1993, esattamente quattro anni e mezzo prima della tragedia di Serravalle e di due regioni. Esattamente come per Medjugorie e l’ex Jugoslavia, sussurrò qualcuno.
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