Roberto Di Girolamo
Occorre programmare per tempo gli atti dedicati alla ricostruzione, non attendere l’ultimo minuto. Ad inviare un appello al commissario straordinario alla ricostruzione Piero Farabollini, è il presidente di Inarsind Marche (sindacato ingegneri ed architetti liberi professionisti), l’ingegnere camerte Roberto Di Girolamo. «Situazione del sisma centro Italia: tutti parlano, ma nessuno prende un decisione – scrive Di Girolamo – si continua a normare in corsa, cercando di riparare una norma che non funziona, come se si continuasse a riparare una gomma piena di buchi, è pericoloso, bisogna cambiare. Meglio fermarsi adesso che siamo al 5-10 per cento delle pratiche consegnate che continuare a sbagliare per le prossime 90-95 per cento. Programmate prima le cose e non all’ultimo giorno». La consegna di migliaia di progetti, da qui alla scadenza di fine anno, potrebbe mandare in tilt il sistema. «Qui si continua a parlare senza numeri – osserva Di Girolamo – a dare scadenze senza programmare, a sparare numeri senza pianificare, in buona sostanza si continua a parlare al vento. Ultima data 31 dicembre 2019: consegna di tutti progetti per i danni lievi e per i danni gravi, probabilmente (i numeri appunto non sono assolutamente chiari) 40mila progetti da consegnare nei 180 giorni mancanti a fine anno, questo vuol dire che ogni giorno dovrebbero arrivare agli uffici circa 222 progetti. Nella ricostruzione lavorano circa mille professionisti, ebbene questi dovrebbero consegnare agli uffici tre progetti ogni due settimane. Questi semplici “conti della serva” non li ha fatti nessuno? Il sistema non è pronto a tale mole di lavoro né da parte dei controllori né da parte dei professionisti che sono alla canna del gas dopo quasi 3 anni di lavoro gratuito. Prima di parlare pianificate, programmate, ma soprattutto pensate».
Il commissario Piero Farabollini
Il presidente Inarsind mette sul piatto una serie di interrogativi e rilancia: «La follia delle scadenze senza nessuna programmazione e previsione. Il commissario si è giocato il jolly, ma stiamo parlando di ricostruzione o stiamo giocando d’azzardo in una partita di poker. Secondo me questa seconda affermazione sembra più reale. Come al solito la chiarezza dovrebbe venire dai numeri. Per cui poniamoci delle domande nell’ordine di importanza, ovvero nella logica di una pianificazione di una ricostruzione che dovrebbe essere programmata e di qualità. Programmato il tutto si avrebbe infine il costo reale della ricostruzione». I punti che elenca Di Girolamo sono i progetti per frane e dissesti, la messa in sicurezza di zone a rischio di esondazione dei fiumi, progetti per le zone soggette ad amplificazione sismica, progetti per piani attuativi delle perimetrazioni, quale sarà il destino delle 5mila schede Aedes mancanti, i progetti delle strade, quanti progetti per i danni lievi e gravi sono previsti, il numero dei progetti di opere pubbliche e beni culturali. Di Girolamo spiega anche che l’ordinanza sul Durc, il documento unico di regolarità contributiva che le imprese edili devono presentare, importante per il contrasto al lavoro irregolare, al momento non è applicabile. «Il commissario – conclude – purtroppo è in piena confusione, giustamente afferma che è operativa l’ordinanza 58 del Durc di congruità che sarà revocata dall’ordinanza 78, già pubblicata per la parte normativa, ma manca dell’allegato 1, cioè dell’accordo quadro (art. 1, comma 1, ultimo periodo); manca dell’allegato 2, cioè le modalità di applicazione del Durc di congruità (art.3, comma 2); manca l’allegato 3, nuovo elenco prezzi (art. 4, comma 1). La validità di tale documento non c’è. Essa potrà essere applicata il giorno successivo alla pubblicazione di tutti tali documenti. La confusione non è solo nella testa del commissario, ma anche dalla sua struttura e questo è dimostrato dagli innumerevoli errori contenuti nelle ultime ordinanze».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Dopo aver letto questo e altri articoli credo non ci possa essere una soluzione diversa da quella di azzerare tutto e provare a ricominciare da capo. Una proposta alla volta, da portare avanti seguita dalla proposta naturale che dovrebbe seguire alla prima. Restante così la situazione dal palo non si schioda nessuno, né la ricostruzione, né Farabollini , né ogni nuovo cavallo iscritto alla corsa ma recalcitrante ad uscire dalle gabbie o a seguire l’autostart perché la monta o la guida non lo convincono. Mai visto un impasse più ibloccato di questo. Una piccola curiosità. Nel 443 d,c. , la faglia del Monte Vettore quella del terremoto del 2016, tanto per intenderci, provocò un forte terremoto a Roma che tra gli altri danni danneggiò la Basilica di San Pietro ( non sapevo che avevano già da tempo messo la prima pietra ) e anche la Basilica di San Paolo Fuori le Mura. Ma soprattutto viene ricordato perché spacco il Colosseo. Ecco, vorrei sapere allora come vi siete adoperati? E s’è possibile conoscere il nome del Commissario tecnico e del tribuno o si scrive tributo , va beh ,regionale, che a tutt’ oggi mi sembra sia ancora Ceriscioli?
Il Commissario Farabollini non è lo stesso (prima di assumere tale incarico) che in un confronto televisivo con l’ex Sindaco di Camerino disse, a fine trasmissione, che la struttura commissariale andava azzerata?