Paolo Bravi, un trionfo
dopo oltre 200 km di corsa

PRIMO posto per il 44enne atleta di Recanati che si è aggiudicato la Nove Colli Running di Cesenatico

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Paolo Bravi al traguardo (foto di Sandro Marconi)

 

di Michele Carbonari

Partecipa ad una gara di oltre 200 chilometri per far compagnia ad un amico, vince con un ora di vantaggio rispetto agli altri concorrenti. È la bella favola di Paolo Bravi, 44enne atleta di Recanati che, spinto dal concittadino Luca Verducci, lo scorso weekend si è aggiudicato la Nove Colli Running: 202,4 chilometri percorsi in 19 ore, 42 minuti e 9 secondi. Un percorso che parte e arriva a Cesenatico (Emilia Romagna) ma che bacia anche il nord delle Marche (San Leo). Una corsa massacrante e difficilissima, nove colli da superare con un dislivello complessivo di 3500 metri. Il via a mezzogiorno del sabato, l’arrivo al traguardo di domenica mattina. L’ingegnere recanatese non è nuovo a queste imprese. La passione della corsa ce l’ha nel sangue fin da piccolo e fino a qualche anno fa ha fatto parte della nazionale italiana, partecipando a quattro mondiali ed un europeo, anche in veste di capitano (ma in gare con distanza di 100 chilometri). Ancora non sono uscite le convocazioni, ma molto probabilmente Paolo Bravi ricoprirà lo stesso ruolo anche ai prossimi Mondiali di 24 ore in Francia, ad ottobre. L’atleta medaglia d’oro alla Nove Colli Running ripercorre le ultime tappe che lo hanno portato al grande traguardo ottenuto lo scorso weekend.

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(foto di Sandro Marconi)

«Ho sempre corso fino al 2016. Poi nel 2017 ho iniziato a perdere sensibilità alle gambe per via di due ernie al disco. Quindi mi sono dovuto operare. Prima uno magari si sente invincibile, con il suo fisico può sopportare tutto. Poi invece improvvisamente si rende conto che il fisico lo può lasciare, abbandonare. Nonostante l’intervento ancora non ho ripreso completamente la sensibilità. Mi consideravo alla fine della carriera. Dopo tanti anni gli stimoli diminuiscono, nonostante la passione sia sempre viva. Perché nell’atletica a questi livelli siamo amatori, non viviamo di questa professione, infatti lavoro e sono ingegnere. Alzarmi alle 5 per fare allenamento per me non è un sacrificio, lo faccio con gusto. Certo, è faticoso ma non lo considero una perdita di tempo. Per ottenere un risultato si deve anche soffrire. Quindi ho ripreso a correre, anche se non come prima – dichiara l’atleta e ingegnere recanatese -.

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(foto di Sandro Marconi)

Nel frattempo ho intrapreso la carriera di allenatore, sono stato coinvolto dalla nazionale italiana come tecnico e seguo alcuni atleti. Tanto che nel 2018 sono stato al mondiale nello staff. Poi un amico di Recanati, Luca Verducci, con cui sto sempre e corre insieme, a gennaio mi fa questa proposta della Nove Colli, di 200 chilometri. Inizialmente ero un po’ scettico, perché ho sempre corso al massimo 100 chilometri. Ho accettato soprattutto per fargli compagnia. Da lì è nata l’idea di aiutare un amico. Sia nell’allenamento che nella consapevolezza che comunque era possibile farcela. Da parte mia, nel tempo, ho messo da parte l’adrenalina e la competizione, la ricerca del risultato che magari avevo in passato. È un capitolo chiuso, ora affronto le gare in maniera diversa. Poi però mi sono reso conto di essere ancora vivo e mi sono detto: “Mai smettere di sognare, se uno vuole riesce a fare quello in cui crede” – conclude Paolo Bravi. Tutto è nato da quest’idea scellerata di Luca. È stata importante la condivisione, coltivare insieme questa cosa. L’unione fa la forza: probabilmente lui non l’avrebbe mai fatta da solo, e viceversa. La compagnia è stata fondamentale. In allenamento è lui che trascina e convince l’altro ad andar più forte. Alla mia età faccio fatica ad accettare di soffrire. Qualcosa in me è cambiato, adesso è più difficile. Quindi ripeto, la compagnia o il semplice sfottò di un amico spinge a continuare a correre ed essere competitivi».

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(foto di Sandro Marconi)

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Luca Verducci al traguardo (foto di Sandro Marconi)



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