«Oltre due mesi in cella per spaccio,
ma la sostanza non era droga:
chiederemo un risarcimento»

PORTO RECANATI - Un 33enne afghano è rimasto in carcere dal 7 febbraio al 13 aprile. Le analisi tossicologiche hanno escluso si trattasse di stupefacenti e il pm ha chiesto e ottenuto dal giudice la scarcerazione. I legali: «Erano 150 grammi di mannite, non di eroina. Ora potrebbe ricevere oltre 15mila euro»

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L’Hotel House

 

«In carcere per più di due mesi ma era mannite, non eroina». Così l’avvocato Giorgio Marchetti che insieme al collega Ferdinando Manzotti assistono un 33enne afghano, Zabihullah Azizi, che era finito in manette lo scorso 7 febbraio nel corso di una operazione della Guardia di finanza all’Hotel House di Porto Recanati. Per il giovane il pm Claudio Rastrelli ha chiesto e ottenuto dal giudice Domenico Potetti, la scarcerazione immediata dopo che le «analisi tossicologiche hanno mostrato che la sostanza trovata non era droga» spiega l’avvocato Marchetti. Il legale racconta la vicenda del giovane afghano che in Italia vive con un permesso di soggiorno regolare, non ha precedenti penali, ed è «un onesto bracciante agricolo, residente all’Hotel House di Porto Recanati». Lo scorso 7 febbraio «era stato trovato dalla Guardia di Finanza in possesso di 150 grammi di mannite (uno zucchero usato come lassativo) durante una delle frequenti operazioni delle forze dell’ordine nella struttura residenziale». Il legale spiega che il problema sono stati i primi accertamenti che avevano dato esito positivo alla droga sulla sostanza. Anziché mannite, la sostanza trovata risultava essere eroina. «Lo sventurato, avendo rinvenuto un pacchetto incellofanato abbandonato appena fuori dall’uscio della propria abitazione all’ottavo piano del complesso, dopo averlo raccolto si stava recando al presidio della security interna dell’edificio per consegnarlo – dice il legale –, quando si è imbattuto nei militari che stavano conducendo un’operazione di polizia giudiziaria antidroga. Alla richiesta dei documenti personali da parte dei militari, Azizi consegnava spontaneamente anche il pacchetto rivenuto, spiegando il suo proposito di consegnarlo alla security» dice il legale che spiega che non parla italiano. Ma, prosegue «non è stato creduto e, condotto presso la caserma della Guardia di finanza dove all’esito di un sommario test sulla sostanza che ha falsamente rivelato la presenza di oppiacei, è stato tratto in arresto per detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio». Il 33enne è rimasto «in custodia dal 7 febbraio al 13 aprile scorsi, e l’istanza di dinanzi al Tribunale del riesame di Ancona è stata rigettata». Poi il 13 aprile è cambiato tutto in seguito agli accertamenti tossicologici sulla sostanza condotti su delega della procura di Macerata: «è stato accertato che la sostanza di cui all’imputazione provvisoria elevata dal pubblico ministero non ha natura di sostanza stupefacente» dice il legale citando il provvedimento con cui il giudice Potetti ha accolto la richiesta di scarcerazione avanzata dal pm. Il legale spiega che ora «faremo istanza per chiedere un risarcimento per ingiusta detenzione. Secondo i calcoli potrebbe ottenere oltre 15mila euro». I legali al termine di questa vicenda hanno voluto ringraziare «il giudice Potetti e il pm Rastrelli, magistrati esperti e preparati, i quali, avuta certezza dell’insussistenza del reato ascritto all’indagato, non hanno esitato a richiedere, il secondo, ed a concedere, il primo, l’immediata liberazione del nostro assistito».



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