Addio a Vanda Dignani,
la “Nilde Iotti” di Matelica

LUTTO - Si è spenta ad 88 anni, è stata insegnante ed esponente del Partito comunista italiano. E' stata il primo deputato non vedente e ha combattuto per i diritti dei disabili. Il funerale si terrà domani alle 16 nella chiesa di Regina Pacis

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Vanda-Dignani

Vanda Dignani

 

Si è spenta questa notte ad 88 anni nella sua abitazione l’ex onorevole Vanda Dignani. Per il suo impegno politico si può definire la “Nilde Iotti” di Matelica. Era nata il 25 luglio del 1930 a San Severino, entrò in Parlamento nel 1983 per due mandati da deputato, nella nona e decima legislatura, sotto l’egida del Partito Comunista Italiano, dopo un lungo impegno sul fronte civile con l’Unione italiana ciechi ed ipovedenti di cui è stata consigliere nazionale. E’ stata la prima persona non vedente ad approdare in Parlamento, fece della sua disabilità un punto qualificante della battaglia politica per i diritti dei disabili. A Montecitorio fece parte della seconda commissione per gli affari interni e successivamente della commissione affari sociali. Laureata in Filosofia, ha svolto la professione di insegnante. Lascia la sorella Ivana ed il marito Luigi Grimaldi. La camera ardente è stata allestita all’ospedale di Matelica, il funerale si terrà domani alle 16 nella chiesa di Regina Pacis. Il suo impegno politico si è svolto anche a Matelica, era stata eletta consigliere comunale nel 1990, rieletta nel 1995 aveva ricoperto per quattro anni il ruolo di assessore comunale alla sanità. Era una donna di altri tempi, salda nei suoi valori, coerente con le sue idee e piena di energia e passione verso l’impegno politico e sociale che ha portato avanti con tenacia, di grande e vasta preparazione culturale, dall’animo gentile e cortese. Con queste parole, sul giornale dell’Uici, Vanna Dignani ricordò il suo impegno politico: «In ciò mi ha spronato una volontà ferrea e soprattutto la fede profonda in un’associazione fatta di principi di vita e di partecipazione, non c’è dubbio, è l’adesione convinta agli insegnamenti che l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti mi ha posto davanti a spingermi ed a non dimenticarli. Questi principi e questa fede autentica in un avvenire che spalancava di fronte a me le sue porte sollecitandomi a trovare la forza di essere me stessa e di dare alla mia vita quel significato autentico che solo, la rende degna di essere vissuta. È dunque all’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti che io debbo dire grazie ed alla quale debbo donare la mia gratitudine più vera e più profonda. Ho cercato nella mia vita di essere grata a questa meravigliosa associazione che ha aiutato me ed i ciechi italiani a riprendere in mano la forza di essere e la gioia di fare. Certamente anch’io ho cercato di dare all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti il mio impegno, la mia volontà, la mia fede ma certo è molto di più quello che ho ricevuto ed è molto di più quello che voglio conservare, non solo nei miei ricordi ma soprattutto nella mia voglia di partecipare e di dare ancora qualche cosa di importante all’Unione e ai ciechi italiani: la bellezza di una vita vissuta illuminata da una fede profonda».



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