di Mauro Giustozzi
Confindustria Macerata e Polizia postale assieme per combattere il crimine informatico. Firmato nella sede dell’associazione il protocollo d’intesa tra i vertici degli industriali, il presidente Gianluca Pesarini e il direttore Gianni Niccolò, ed il dirigente del compartimento di Polizia Postale e delle comunicazioni delle Marche, dottoressa Cinzia Grucci, accompagnata dal responsabile della provincia di Macerata, ispettore capo Raffaele Daniele.
Un protocollo della durata triennale volto a sviluppare un piano di collaborazione per condividere e analizzare informazioni idonee a prevenire e contrastare attacchi o danneggiamenti delle infrastrutture informatiche di Confindustria Macerata e delle imprese ad essa associate, segnalazione di emergenze relative a vulnerabilità, minacce ed incidenti in danno della regolarità dei servizi di telecomunicazione, ad identificare l’origine degli attacchi informatici fino alla realizzazione e gestione di attività di comunicazione tra le parti per fronteggiare situazioni di emergenza. In questo quadro ci saranno anche incontri tra i responsabili della polizia postale ed aziende che operano sul territorio proprio per formare meglio il personale a fronteggiare quella che è una vera e propria emergenza.
Il dato sulle denunce che vengono fatte anche in provincia su attacchi informatici resta stabile, con in testa tra i reati più frequenti lo scambio dell’iban bancario del cliente a cui viene commissionato un lavoro o una fornitura, subito seguito dal cryptolocker, un virus che crittografa i files presenti in un computer rendendoli illeggibili. Scopo dei delinquenti che hanno creato questa famiglia di virus è quello di chiedere, alla vittima, un riscatto per ottenere un decrittatore in grado di recuperare i files danneggiati. C’è da dire che nel maceratese questi ultimi sono casi minoritari, rispetto alla sostituzione dell’iban bancario. Che accade molto di frequente, talvolta le aziende neppure denunciano, con cifre rilevanti che vanno in media dai 70/80 mila euro a punte eccezionali fino a un milione di euro capitato ad un’azienda marchigiana.
Nella maggior parte dei casi è complicato bloccare le transazioni economiche che sono indirizzate soprattutto all’estero, così come è rarissimo che si riescano a recuperare le somme rubate dai malviventi informatici. «E’ importante questo protocollo con Confindustria –ha sottolineato l’ispettore Raffale Daniele – proprio perché diventa sempre più importante difendere la sicurezza informatica delle imprese da attacchi esterni. Non basta un semplice antivirus, ma sarebbe necessaria la presenza in ogni azienda di un responsabile che si curi del controllo e dello smistamento delle mail, valutando quelle che possono risultare pericolose o ingannevoli. Il dirottamento dell’iban è tra le più frequenti, ed avviene spesso in concomitanza di grandi fiere dove vengono commissionati gli ordini. L’intrusione avviene nei confronti dell’acquirente, spesso estero, che si vede arrivare una mail taroccata dalla ditta cui ha commissionato la fornitura in cui si indica un cambio di iban. Così il pagamento avviene su questo canale ‘pirata’ mentre nulla arriva al fornitore. Solo nel momento in cui il cliente, e spesso passano molte settimane, non riceve la merce si scopre il crimine informatico. Troppo tardi per rintracciare chi l’ha commesso. Per cui quello che consiglio, in situazioni del genere, è di effettuare sempre una telefonata di conferma alla mail che arriva con un dirottamento del pagamento su altro iban».
Queste perdite economiche incidono poi sull’attività delle stesse aziende che subiscono furti di denaro in cifre elevate. «E’ difficile che l’acquirente che ha subito la perdita di cifre elevate possa poi riconfermare quell’ordine –sottolinea il dirigente della polizia postale Cinzia Grucci- e dal canto suo il fornitore può trovarsi con del materiale poi invenduto. Un doppio danno economico che segna anche la crisi aziendale cui si può andare incontro. Nelle esperienze vissute ricordo di un’azienda che aveva prodotto materiale per i paesi arabi per un milione di euro e che rimasta intrappolata in questo meccanismo dell’iban cambiato ha visto restare invenduta tutto la fornitura. Il periodo più a rischio è quello estivo, in prossimità delle ferie o alla ripresa dell’attività. Il problema è poi anche nel recupero o nel rintracciare le somme trafugate dai criminali informatici. Noi operiamo con l’Europol ma ci sono difficoltà a lavorare con molti paesi come Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, per non parlare poi dei paradisi fiscali o degli stati extra Ue. Una volta siamo riusciti a bloccare delle somme consistenti finite in Cina ma è un esempio che capita raramente. Diciamo pure che chi denuncia lo fa non tanto perché spera di recuperare il denaro perso ma soprattutto per dimostrare al cliente la sua estraneità nella sparizione del bonifico effettuato a saldo della merce, finito in mani criminali».
Sull’importanza di questo servizio che Confindustria offre ai suoi associati si è soffermato il presidente Gianluca Pesarini. «Stiamo spingendo molto su digitalizzazione e industria 4.0 –ha detto Pesarini- ma in questo mondo globalizzato è importante che le nostre aziende acquisiscano informazioni per respingere le minacce informatiche che possono causare danni grandissimi al lavoro delle imprese maceratesi. Il futuro che è già iniziato è nell’informatizzazione ma al tempo stesso è necessario formare le nostre aziende ad essere pronte a respingere e denunciare crimini informatici. Questo protocollo firmato con la polizia postale va nella giusta direzione». Infine il direttore dell’associazione, Gianni Niccolò, ha ribadito come «questo sia un passaggio che si accompagna alla campagna sulla privacy e cyber security che Confindustria ha già messo in campo. Non solo il pericolo sta nelle transazioni economiche, ma anche nei brevetti, nell’innovazione, nella tutela dei dati da pericolose intrusioni che rappresentano un rischio importante. Avvalendoci dell’affiancamento di una struttura come la polizia postale pronta a raccogliere le nostre segnalazioni ma anche ad informare su quali procedure adottare per prevenire il rischio di essere vittime di crimini informatici».
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