Ricostruzione, tecnici in sciopero:
«Da governo e commissario
un bel niente per i terremotati»

GLI STUDI che si occupano dei progetti privati il 5 marzo lavoreranno ad altro «per arrivare a fine mese». Molti professionisti infatti, a causa della lungaggine delle procedure, non hanno ancora visto un rimborso. L'unica strada è l'indebitamento. Allegata alla protesta la lista di richieste all'esecutivo

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Da sinistra il sottosegretario con delega alla ricostruzione Vito Crimi e il commissario alla Ricostruzione Piero Farabollini

 

Un giorno di stop ai progetti di ricostruzione privata. Perché i tecnici che seguono la più delicata delle operazioni del dopo terremoto (rifare le case di chi l’ha perse per le scosse), lavoreranno «su altro per arrivare a fine mese». Dato che non vengono ancora pagati. Parola del “gruppo di tutela dei liberi professionisti ricostruzione”, che annunciano un vero e proprio sciopero il 5 marzo per protestare contro il governo Lega-M5s e il commissario Piero Farabollini, accusati di non aver migliorato nulla rispetto a quanto promesso: «Un anno di niente dal governo del cambiamento, cinque mesi di niente del nuovo commissario. Non ci resta che contestare», scrivono i tecnici, aggiungendo l’elenco dei problemi non risolti: «La ricostruzione  è ferma, le regole della ricostruzione sono sbagliate, i costi parametrici di ricostruzione sono troppo bassi, a due anni (dal terremoto, ndr) confusione e burocrazia bloccano i progetti. Così non si va da nessuna parte. Se la politica ha dimenticato i terremotati, i tecnici no. Per questo chiediamo al governo la semplificazione della presentazione delle pratiche, un sistema di anticipazione che copra le spese tecniche preliminari da approntare, la revisione dei costi parametrici e degli onorari tecnici che non garantiscono una ricostruzione di qualità». Il problema infatti per i tecnici è che al momento stanno lavorando gratis alla ricostruzione, dato che in attesa dei finanziamenti ci vogliono svariati mesi per ultimare le prime fasi dei progetti. L’ex commissaria Paola De Micheli aveva dato la possibilità di chiedere un anticipo in banca, ma trattandosi a tutti fli effetti di un prestito molti tecnici non la trovano una soluzione adeguata né corretta.



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