L’export dei primi nove mesi del 2018 è in lieve calo (-1,95%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a quota 8,7 miliardi di euro; si tratta di un dato in controtendenza con la media nazionale del periodo, che è risultata in lieve crescita (+3,1%). È quanto emerge dai dati Istat diffusi oggi ed elaborati dalla Camera di Commercio delle Marche. «Dobbiamo puntare a aumentare il numero delle imprese esportatrici, nella consapevolezza che questo obiettivo passa anche attraverso una loro crescita dimensionale», ha commentato il presidente dell’ente camerale regionale, Gino Sabatini, aggiungendo di voler «andare oltre i numeri, anche perché condizionati in maniera evidente da singoli casi aziendali», facendo riferimento in particolare al -14,3% registrato dal farmaceutico piceno, che pesa oltre due terzi del totale del fatturato della provincia. «E per crescere all’estero – ha aggiunto – abbiamo bisogno di maggiori investimenti verso innovazione, ricerca e sviluppo e, parallelamente, di presentarci a livello globale come sistema Marche, magari utilizzando l’effetto traino che può arrivare dalla nostre tante imprese campioni all’estero».
Quella di Pesaro-Urbino è l’unica provincia dove l’export è cresciuto nei primi nove mesi del 2018 (+5,6% a quota 1,93 miliardi), trascinata dal mobile (+5,2% a 235,6 milioni) e dalla meccanica (+2,3% a 539,7). In provincia di Ancona, i livelli sono sostanzialmente stabili (-0,56% a quota 2,9 mld.) grazie a un significativo incremento sia dell’agroalimentare (+7,2% a 70 milioni) che del tessile (+4,3% 229 milioni). Il settore del tessile pesa in modo significativo sulle performance estere delle province di Macerata e Fermo, dove il periodo si è chiuso rispettivamente a -1,4% (477 mln.) e a -7% (732 mln.); stesso trend ad Ascoli Piceno (-3% a 275 mln.). «Segni negativi che riguardano il comparto della calzatura – ha sottolineato il presidente Sabatini -, la cui crisi deve diventare un caso nazionale e, come tale, affrontato con urgenza e con misure choc, a cominciare da una drastica riduzione del costo del lavoro che consenta alle nostre imprese di tornare a competere sui mercati internazionali». A livello di Paesi di destinazione, la Germania è il miglior cliente dei prodotti marchigiani (981,1 mln. e +3,6%), davanti a Francia (854,1 mln. e + 5,9%) e Belgio, Stati Uniti e Spagna, dove si è però registrata una frenata evidente; nuovo segno meno in Russia (295,9 mln. e -7,9%), che per Sabatini «è una criticità da affrontare velocemente a livello europeo, per non correre il rischio che oltre alla perdita di quote di mercato si perdano anche gli investimenti che le aziende marchigiane hanno fatto nel corso degli anni passati». Crescono, invece, le esportazioni in Cina (213,9 mln. e +4%) e Turchia (175,3 mln. e +5,8%), «dove il trend è positivo e abbiamo lavorato con le istituzioni regionali per programmare e sviluppare rapporti di collaborazione commerciale e produttiva». L’agroalimentare marchigiano è l’unico settore che, a livello regionale, ha chiuso i nove mesi con il segno positivo a quota 193,4 milioni (+3,1%); la Germania (+4,7% con 23,7 mln.) continua a essere il principale mercato di riferimento, seguito da Stati Uniti (+16,3% con 15,8 mln.) e Francia (+4,9 con 14,8 mln.). «Il dato eccellente riguarda anche l’Albania – ha sottolineato Sabatini -, dove l’esportazione dei nostri prodotti ha quasi raggiunto i valori della Francia: 12,1 milioni, con una crescita del 34%».
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