Lecturae Dantis:
nella bolgia dei ladri

CIVITANOVA - Riprende il ciclo di incontri a cura dell’Associazione Dantesca 

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Inferno – Canto 24° – Versi 89-92 by Doré Gustavo

 

di Walter Cortella

Dopo la pausa estiva riprende, con l’inizio del nuovo anno scolastico, l’attività dell’Associazione Dantesca di Civitanova con la lettura ed il commento del XXIV Canto dell’Inferno di Dante. Ma quest’anno i partecipanti all’incontro hanno trovato una bella e importante novità: l’introduzione all’opera è stata curata da due giovani studentesse del liceo Leonardo da Vinci di Civitanova e non, come da consuetudine, da Francesco Sagripanti, storico commentatore e animatore dell’iniziativa culturale che da anni è impegnata, con grande e confortante consenso di pubblico, a diffondere la conoscenza della Divina Commedia. Non si tratta naturalmente di una defezione, di un allontanamento, bensì di una precisa scelta che tende a dare spazio alle nuove generazioni ed allargare, così, la base di appassionati commentatori. Le due graziose ragazze, Federica Cardinali e Sara Mariani, per nulla emozionate, hanno aperto la serata con sicurezza e serenità ed hanno assolto brillantemente il loro compito. Chiunque, al loro posto, si sarebbe trovato in difficoltà. Commentare un canto della Divina Commedia alla presenza del pubblico e di esperti come la prof. Maria Luisa De Luca e lo stesso presidente Sagripanti non è cosa da poco. Un debutto felice il loro, perché sono riuscite a mettere bene in luce il significato dei passi salienti del Canto XXIV. Speriamo che siano le capofila di un nutrito gruppetto di nuovi commentatori, capaci di apportare nuova linfa all’associazione, affinché possa continuare la sua preziosa opera divulgatrice.

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Matteo Mariotti, Claudia Mancini e Agnese Medori

E veniamo al contenuto del Canto XXIV la cui prima parte è dedicata alla similitudine del pastorello che si affligge nel vedere il suo pascolo coperto di neve, ma che poi si rasserena quando scopre che in realtà si tratta solo di brina. Siamo di fronte ad una delle similitudini più ampie dell’intero poema. E qui con Dante riprendiamo idealmente il filo del discorso, laddove lo avevamo interrotto, lo scorso febbraio. Come il pastorello, anche Virgilio, mortificato per il tiro mancino subito dai diavoli, ritrova la serenità e si rivolge al suo discepolo con la dolce espressione di sempre. I due, ripreso il cammino, giungono, dopo aver scalato un argine ripido e scosceso, nella settima bolgia dell’ottavo cerchio. La strada è stata faticosa, ma il buon Virgilio esorta il povero Dante che, ansimante, si è seduto sopra una roccia, a riprendere il cammino “perché adagiandosi sulle piume o stando a letto non si raggiunge la fama”, alludendo con ciò che lo attendono fatiche ben più dure nella scalata verso il Purgatorio. Quello attraverso l’Inferno è solo un percorso iniziatico verso il bene e la conoscenza del divino. E qui avviene l’incontro con i ladri. Agli occhi di Dante si presenta uno scenario raccapricciante: i dannati, nudi e spaventati, fuggono disperatamente nella vana speranza di non essere aggrediti dai numerosi rettili che infestano la zona. Ma non hanno alcuna possibilità di trovare un nascondiglio. I serpenti avvinghiano i nudi corpi e tengono le loro mani legate dietro la schiena. È la dura legge del contrappasso: in vita hanno fatto di esse un uso maldestro, strisciando silenziosi nelle case altrui come serpenti ed ora sono proprio queste subdole bestie ad impedirne i movimenti.

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Riccardo Shima e Pietro Rastelli

Per Dante, i ladri non sono violenti come i rapinatori, tuttavia, privando le loro vittime dei beni più cari con l’inganno e l’astuzia, si sono macchiati di una colpa ben più grave, secondo la logica dell’Inferno dantesco. Inoltre, i dannati sono costretti a subire anche una metamorfosi animalesca, la più degradante per Dante: morsi dai serpenti, si trasformeranno in polvere per poi risorgere come la mitica fenice. È questa la sorte che subisce anche Vanni Fucci, un pistoiese di indole malvagia, assai noto per la violenza e le atrocità delle quali con estrema naturalezza si rese protagonista. Interpellato da Virgilio su suoi natali e sulla colpa per la quale si trova in quel luogo infernale, egli risponde con altezzosità “vita bestial mi piacque e non umana” e poi, guardando vergognoso Dante negli occhi, gli confessa che trovarsi in quella misera condizione davanti a lui lo addolora più della stessa morte. Aggiunge che in vita si rese colpevole di un furto sacrilego, del quale fu incolpato un innocente. Subito dopo la cocente umiliazione, Fucci si vendica scagliando una velenosa profezia contro Dante: a Firenze i continui scontri militari tra Neri e Bianchi vedranno spesso questi sconfitti e conclude il Canto cosi: “E detto l’ho perché doler ti debbia”.

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Federica Cardinali e Sara Mariani

Ancora una volta il truce e malvagio pistoiese non si smentisce. Lo ritroveremo ancora al prossimo incontro. Dopo la chiara introduzione delle due ragazze, altri cinque studenti del Leonardo Da Vinci» (Claudia Mancini, Matteo Mariotti, Agnese Medori, Pietro Rastelli e Riccardo Shima) hanno declamato con molta partecipazione l’intero Canto. Anche questa è diventata una bella tradizione. A conclusione della serata, organizzata nei locali dell’Ic Anita Garibaldi di Civitanova, il dottor Sagripanti ha preso la parola per esporre alcune sue interessanti e pertinenti riflessioni, stimolato anche dall’intervento dei presenti.

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Inferno – Canto 25° – Versi 59-61, La Metamorfosi by Doré Gustavo



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