Giancarlo Liuti
di Giancarlo Liuti
L’Hotel House di Porto Recanati, spesso sui giornali per operazioni antidroga o visite dei politici (le ultime quelle della Mussolini e di Salvini) è stato in questi giorni all’onore della cronaca anche per un episodio singolare: il ritrovamento sotto una siepe di un’arma bianca da bellicoso regolamento di conti. La qual cosa non susciterebbe sorpresa se quest’arma, una sciabola di circa mezzo metro, non si chiamasse “katana” e non provenisse dal Giappone. Questa nostra città dell’Adriatico ha dunque a che vedere perfino con l’estremo oriente? E’ quindi vero che oggi tutto il mondo è paese e ogni paese è tutto il mondo? E non si creda che il caso della “katana” sia talmente strano da sembrare addirittura incredibile. Di cose da non crederci, oggigiorno, ce ne sono rimaste pochissime, forse soltanto una, cioè che in Italia vi sia – miracolo! – un intero giorno senza omicidi. E, ripeto, tutto il mondo è paese, come dimostra, in tema di gastronomia, la circostanza che Porto Recanati sia conosciuto pure a Tokyo per il suo “brodetto bianco” senza pomodoro, che, creato all’inizio del Novecento dal cuoco Giovanni Velluti con ben nove tipi di pesce anche “povero”, ossia poco richiesto dal mercato, ha ormai da tempo raggiunto una fama – anzi, una “fame” – internazionale, tanto che i portorecanatesi lo considerano una loro “medaglia al valore del palato” e ogni anno, nella prima settimana di giugno, gli dedicano una sagra , ossia una festa popolare.
La katana trovata all’Hotel House
Ma l’aspetto più curioso di tale vicenda è che essa s’inserisce pienamente nell’attuale fenomeno dei “migranti” e non solo delle persone ma pure delle cose che anch’esse “migrano” da un paese all’altro senza mutare natura. Da dove arriva, infatti, se non dal Giappone, la già citata “katana”, che a tavola può rivelarsi più pratica dei coltelli per tagliare anche le nostre bistecche di manzo? Ma facciamola corta. Il bello del nostro presente – e spero del nostro futuro – è pure che a Porto Recanati ci sia una “katana” giapponese e nei ristoranti di Nagasaki si mangi il brodetto portorecanatese. Il vero progresso degli esseri umani è infatti di scoprirsi, prima o poi, tutti uguali, con katana e senza katana, con brodetto e senza brodetto.
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Liuti, se Tokio avesse un Hotel House sarebbe uguale a Porto Recanati. Ma – per fortuna – a Tokio non c’è nessun Hotel House.
Liuti, io ancora non ho capito se questi suoi commenti vogliano suscitare qualche sorriso o fornire qualche spunto di riflessione perché, in ogni caso, non accade quasi mai né l’una né l’altra cosa! Di solito, comunque, non condivido il suo punto di vista ma oggi proprio non ho capito dove vuole arrivare!
Se mi è permesso, il consiglio che vorrei dare al signor Liuti, è quello di mettersi a scrivere dei soggetti, o magari anche delle sceneggiature, per la famosa casa di film di animazione Pixar, o, se vuole restare con il cuore, per così dire, in zona, senza cercare troppo di essere esterofilo (ma dubito..), per la Rainbow, di Iginio Straffi, marchigiano; sono arciconvinto che avrebbe un gran successo ed un gran seguito tra gli spettatori più piccolini, per i loro sogni e per stimolare la loro fantasia. Ossequi. gv
chissa’ dove nascondono le bombe,sta gente–i loro mondi violenti.non han nulla da perdere..e stanno li’ dopo che tutti i giorni accade sempre qualcosa di illecito..stanno li a prenderci in giro..ma che stato e’..bah..