di Virginia Orsili
Erano il gruppo più atteso per questa edizione del Mind, kermesse della musica indipendente più in voga del maceratese. E nessuno è rimasto deluso. Veterani e ascoltatori occasionali, in tantissimi sono giunti da ogni lato della provincia per assistere alla performance degli Jarabe de Palo.
C’era la volontà di restituirsi completamente, senza veli. C’era la voglia di creare, con il pubblico, una sinergia inedita. C’era una storia da raccontare: quella di vent’anni di carriera dedicata alla musica. E non c’era modo migliore per farlo che attraverso le corde di una chitarra, l’eclissi di luna sullo sfondo, e tanta bella gente. Un sound intimo, immediato, vero. Un viaggio alla riscoperta dei brani che li hanno resi famosi, da “La flaca” a “Depende”, spogliati dei suoni confezionati che potevano interporsi tra la musica e la gente. Sax, basso, chitarra classica ed elettrica, tastiera e percussioni, per alternare virtuosismi jazz a spirali rock latine, fino al ritmo del flamenco spagnolo. Dedicano “Mi piace come sei” alle donne, “Bonito” alla bella gente e “Ahora” alla vita. «Voglio dedicare questa canzone – dice il cantante Pau Donés – a tutti quelli che stanno affrontando una malattia difficile, ma che si sentono, ora più che mai, attaccati alla vita, e che continuano a vederla come una cosa meravigliosa». Una musica leggera, a tratti malinconica, ma sempre dal ritmo marcato, ricca di suggestioni lontane e carica di messaggi. La musica di Pau Donés e dei suoi arriva come un inno alla vita cantato da uno che la vita ha rischiato di farsela portar via da un cancro.
I Rezophonic
A riscaldare l’atmosfera le vibrazioni rock dei Rezophonic. Molto più che una band musicale, un progetto umanitario che da oltre dieci anni riesce a dare al piacere del rock quel valore aggiunto che è la sensibilizzazione e la solidarietà. I ricavati ottenuti nel corso delle loro performance sono infatti devoluti all’African medical and research foundation, per favorire l’accessibilità all’acqua nella regione di Kayado, tra Kenya e Tanzania. «Quando sono partito – ha detto il leader del gruppo Mario Riso – ho visto cosa significa non avere acqua e dover pensare comunque ad arrivare al giorno dopo. Da quel momento ho capito che era stupido lamentarsi di non avere la macchina più bella o la band più forte. Di fronte ad un bicchiere d’acqua, non c’è nulla di più importante». Nel complesso, una bella serata che ha saputo accontentare gusti diversi, da chi è rimasto ipnotizzato dalle note del sax a chi si è lasciato andare in danze dal gusto rock latino. Una serata che ha permesso al pubblico di riflettere, con l’arma della leggerezza e dell’ironia, spingendolo quasi inconsciamente ad abbandonare il punto di vista vigente e a farlo uscire dalla propria comfort-zone. E ci piace quando la musica riesce a fare questo, quando riesce a soddisfare, in un incastro raro e perfetto, pancia e testa. Il Mind c’è riuscito.
Sale nel frattempo l’attesa per il sabato sera del Mind Festival che si apre con il dj set degli australiani Pendulum. Rock elettronico, drum&bass, influenze break beat, hardcore e qualche punta metal. Si tratta di una tra le poche formazioni di matrice drum’n’bass ad aver raggiunto uno status di fama mondiale: da molti anni sono in tour nei festival e nelle venue più prestigiose del globo. Il dj set Pendulum con El Hornet è una esplosione di suoni ed effetti speciali, tra remix, rivisitazioni e version originali, miscelati con una tecnica sopraffina in un viaggio di esplorazione a 360° della musica elettronica, dalla dubstep fino alla trance… unendo a tutti gli effetti un approccio rock ad una sperimentazione profonda della bass music.
Si continua poi con l’unica data italiana di Dardust, primo progetto italiano di musica strumentale capace di unire il mondo pianistico minimalista all’attuale immaginario elettronico di matrice Nord Europea, ideato dal pianista, compositore e produttore Dario Faini che, partendo dalla scrittura di temi minimalisti, la impreziosisce con un soundscape di archi creati da Carmelo Emanuele Patti e con innovativi arrangiamenti elettronici curati insieme a Vanni Casagrande. Chiusura scoppiettante domenica 29 con uno dei più grandi artisti del panorama reggae mondiale, Alborosie. Siciliano di nascita, jamaicano d’adozione è considerato l’ambasciatore italiano del reggae nel mondo. Vincitore del premio come “Best Reggae Act” ai M.O.B.O. e nel corso della sua ventennale carriera ha raggiunto il successo, e la consacrazione internazionale, calcando i palchi dei piu’ grandi festival del pianeta. L’evento domenicale, in collaborazione con uno dei più grandi festival europei il Rototom Sunsplash, sarà una vera e propria giornata dedicata al reggae tra live e dj set per chiudere in bellezza la cinque giorni di Montecosaro. Tutti i concerti ad ingresso gratuito sono possibili grazie al sostegno di: Beltion, Ercan, Vittorazi, Fac gb, Horizon, Korg, Montarbo, Officine21, Ipm, Twins.
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