Le trote più forti del terremoto,
l’allevamento di Ussita resiste

LE SCOSSE e i danni non sono riusciti a fermare neanche per un giorno l'attività di Mariano Cappa a Capovallazza: «Ho rilevato le peschiere storiche del cardinale Gasparri nei primi mesi del 2015. Ho sistemato da solo, se non lo avessi fatto gli esemplari sarebbero morti, loro non possono aspettare»

- caricamento letture

20180605_130248-650x366

Mariano Cappa con il padre

 

di Monia Orazi

Aleggia ancora l’ombra del cardinale Gasparri, a Capovallazza di Ussita, tra la chiesetta di Santa Scolastica, rimasta agibile per soli otto giorni prima della scossa del 24 agosto 2016 e l’ombra scura del Monte Bove, che qui scandisce le stagioni come una meridiana eterna, con la sua cima che gioca a nascondino con le nuvole. Qui a poche decine di metri di distanza dalla casa in cui il segretario di Stato Vaticano, nacque il 5 maggio del 1852 ci sono ancora le lunghe vasche della peschiera, dove si allevavano le trote, che la tradizione vuole fossero portate ogni Natale in Vaticano, come omaggio al Pontefice ed alla curia romana. Dimenticate per decenni, lasciate all’incuria ed all’oblio, da qualche anno, grazie alla tenacia di un giovane vissano hanno ripreso vita, tornando ad ospitare trote di diverse specie.

20180605_125147-650x366Un sogno quello di Mariano Cappa, 35 anni, che non si è fermato nemmeno nei giorni difficili del terremoto e che ora va avanti, in un presente pieno di incertezza. Le scosse ed i danni che hanno provocato alla struttura, non sono riuscite nemmeno per un giorno a fermare l’allevamento. «Non ho smesso nemmeno un giorno di lavorare – racconta Cappa – ho rilevato le peschiere storiche del cardinale Gasparri nei primi mesi del 2015. Il terremoto ha in parte spaccato una vasca, un’altra condotta era andata giù, andava tutto revisionato. Non mi lamento, una casa ce l’ho, non si può fare altro che andare avanti». Il giovane si è rimboccato le maniche, ha rimesso a posto quello che poteva da solo. «Se non lo avessi fatto, le trote sarebbero morte, loro non possono aspettare – racconta – ci sono le trote fario tipiche di queste zone, quelle con i puntini rossi che amano sostare sul fondo dei fiumi e si rilasciano per la pesca nelle acque interne di fiumi e laghetti, per gli appassionati, che impiegano almeno tre anni e mezzo a crescere. Non si potevano gettare al vento i sacrifici di questi anni. Queste sono le eccellenze dei Sibillini, non si possono produrre altrove, sono un indicatore della grande qualità di questo ambiente». Nelle diverse vasche oltre alle trote fario si trovano quelle gialle, quelle fario certificate per la pesca, alcune della specie tigre e gialla, poche trote iridee, quelle da allevamento che in un anno e otto mesi arrivano sulle tavole. Capovallazza prima delle scosse era un piccolo paradiso, alcuni residenti erano riusciti a far rimettere a posto a loro spese la chiesetta di Santa Scolastica, dedicata alla madre di San Benedetto da Norcia, inaugurata solo otto giorni prima della scossa del 24 agosto, di nuovo tornata inagibile. L’albergo che prende il nome dal Monte Bove è inagibile e vuoto, resta solo l’allevamento di trote, come unico avamposto di attività umana, in attesa di una futura ricostruzione, che permetta di far tornare i proprietari delle seconde case e magari i turisti.

IMG-20180605-WA0008-1-488x650

20180605_1301500-650x366

20180605_131424-650x366

20180605_131136-366x650

20180605_131841-650x366



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page

Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Gianluca Ginella. Direttore editoriale: Matteo Zallocco
Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X