di Fabrizio Cambriani
Il presidente della giunta regionale Ceriscioli è noto alle cronache per le sue improvvide dichiarazioni. Anche martedì scorso ha mantenuto fede alla sua non usurpata fama di gaffeur. La mancata occasione di sfoderare un prudente e doveroso silenzio gliel’hanno data le intricate e a tratti picaresche vicende sulla formazione del governo. Il governatore si è servito di un video postato sui social network per rendere edotte le masse del suo profondissimo pensiero circa il costituendo nuovo governo nazionale. Confortato da inequivocabili segnali, quali – presumo – i fondi di caffè e il volo dei gabbiani che solcano l’azzurro cielo pesarese, il Nostro ha sentenziato con piglio sicuro e autorevole che la sorta di recita realizzata da Lega e M5S aveva alfine svelato definitivamente le loro carte. Secondo Ceriscioli non c’era la volontà di formare un governo e non c’era neanche la determinazione di assumersi alcuna responsabilità.
Rifiutando il numero due della Lega, Giorgini (ma credo volesse dire Giorgetti) al dicastero dell’Economia, era manifesto nei due partiti, il solo desiderio di continuare a chiacchierare nei modi e nelle forme in cui si discute al bar. Quindi, il governatore ridens ha spiegato come e qualmente fossero aumentati a dismisura i tassi di interesse che lo Stato dovrà pagare a cagione di questa “recita”. Ma soprattutto quanto fossero pericolosamente imminenti le scadenze per la semplificazione della ricostruzione e il rinvio dei pagamenti per i terremotati (busta paga pesante e bollette). Infine, quali rischi noi tutti correvamo, in assenza di tempestivi provvedimenti normativi.
Quello che invece Ceriscioli ha taciuto è perché il governo amico di Gentiloni non avesse provveduto prima a riconoscere e ratificare esse agevolazioni. Così parlò Ceriscioli, evidentemente del tutto ignaro della circostanza che lui non è un tribuno di provincia qualunque, ma (ahimè) il governatore di tutti i marchigiani. Anche di quelli che non lo hanno votato. Perfino di quelli che lo detestano. Solo qualche giorno dopo questa severa allocuzione che radeva preventivamente al suolo il neonato governo Conte e la sua maggioranza – il quale, contrariamente alle divinazioni di Ceriscioli giurava nelle mani di Mattarella, salutato peraltro da borsa in salita e spread in discesa – abbiamo appreso che la Regione Marche difficilmente riuscirà a spendere i tantissimi milioni che le spetterebbero dall’Unione Europea.
Una clamorosa doccia fredda che certifica la totale incapacità politica e funzionale di questa giunta regionale. Che, nel caso specifico, pare sia costretta a rinunziare a cifre considerevoli che l’Unione Europea mette a disposizione delle regioni, per importanti progetti di sviluppo e occupazione. Si parla di un taglio al budget di circa undici milioni. In buona sostanza la regione Marche aveva preventivato di spendere, nel 2018 quasi 58 milioni, ma non riuscendovi, ha abbassato l’asticella a poco più di 46 milioni di euro. Quasi il 20% in meno. Tutta colpa del terremoto, hanno affermato voci autorevoli della Regione. Poi, delle scogliere e infine della banda larga, assicurano da Palazzo Raffaello. Manca, nell’elenco delle giustificazioni solo l’invasione delle cavallette e poi siamo al remake del capolavoro cinematografico “The Blues Brothers”. Precisamente nella scena cult in cui John Belushi, tolti gli occhiali neri, sciorina alla sua mancata sposa, lasciata ad attenderlo invano sull’altare, un crescendo di scuse demenziali, che raggiungono il punto massimo con appunto: “c’è stato un terremoto, una tremenda inondazione (da cui le scogliere), le cavallette!”
I fondi Ue sono una materia complicata esclusivamente in mano alla giunta. Perfino al Consiglio Regionale – organismo di indirizzo e controllo – non arrivano i dati. O se arrivano sono insufficienti. Così almeno ha affermato il presidente del comitato per il controllo e la valutazione delle politiche regionali, Gianluca Busilacchi. Addirittura, la commissione consiliare preposta e il comitato di controllo hanno preparato una risoluzione per conoscere questi dati al fine di valutare l’efficacia delle politiche comunitarie. Una situazione assurda che la dice lunga sulla superficialità e approssimazione con cui vengono gestite queste ingentissime risorse. Danari che, per fare un paragone, nelle giunte guidate da Gian Mario Spacca sono stati sempre spesi. Tutti, fino all’ultimo centesimo. Risibili le scuse esibite dai vertici della Regione che imputano la mancata spesa, alla riorganizzazione degli uffici a causa del terremoto. Intanto perché con la dotazione del sisma sono stati rinforzati pure gli uffici e le segreterie. Poi perché, vista l’importanza della posta in gioco (parliamo di cifre intorno ai 50 milioni di euro l’anno), in regione avrebbero dovuto preoccuparsi per tempo, ricorrendo perfino a consulenze di figure professionali ad hoc.
Invece il governo a guida Ceriscioli ha preferito affidare incarichi solo per premiare fedeltà e vicinanza politica. Giammai a chi avesse dimostrato di avere comprovate competenze e capacità. In questo caso quelle di rastrellare e spendere denari comunitari. Il risultato è un doppio fallimento cioè paghiamo con soldi pubblici inutili figuri pescati nel cimitero degli elefanti della politica senza che costoro portino nessun utile di ritorno. Eppure, i medesimi soldi potevano essere investiti, in preziose consulenze finalizzate a una gestione oculata e proficua dei fondi comunitari. Soprattutto perché generano occupazione. Nel mentre perdevamo la bellezza di undici milioni di euro a causa dell’incapacità politica-organizzativa di tutta la giunta regionale, Ceriscioli invece di fare gli scatoloni, dimettersi irrevocabilmente e ritirarsi per sempre a vita privata, pensava bene di criticare aspramente e pregiudizialmente l’appena nato governo Conte. Con il quale dovrà presto confrontarsi per delicatissime e urgenti questioni, prima tra tutte la ricostruzione. Se qualcuno dentro il Partito Democratico ha ancora a cuore gli interessi della nostra regione, predisponga e voti subito una mozione di sfiducia all’intero governo regionale. Non basterà a riparare tutti i danni combinati da Ceriscioli in poco più di tre anni. Però avranno, a imperitura memoria, la gratitudine di tutti i marchigiani.
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Se tutto corrisponde al vero come
penso,la cosa è gravissima e come al solito la colpa non è di chi
ha sbagliato,ma delle circostanze
e degli altri.Tipico del PD.
Cambriani, bell’articolo che mette in luce per chi poco lo conosce, caratteri che lo contraddistinguono da un mero politico qualunque e che ne fanno il governatore più inviso ai vari strati o ceti sociali, tranne i ricchi che comunque anche con lui sanno sempre come cavarsela. Poverelli, terremotati, lavoratori dell’ente regione, medici, infermieri, futuri pazienti, pazienti in potenza ( piccola licenza filosofica per indicare chi malato lo è già ) e chi più ne ha più ne metta, soffrono da anni la sua presenza. Naturalmente qualcuno non sarà d’accordo come appunto quegli elefanti citati nell’articolo che non so se sono stati prelevati in un cimitero ma che politicamente sono morti per sempre e anche in caso di resurrezione verrebbero tenuti fuori da ogni dove che la mano di Ceriscioli riesca a raggiungere e gli occhi a vedere e a cui lui farà volentieri compagnia nell’oblio a cui sono destinati insieme ad altri conosciutissimi iscritti al Pd. Certo, parteggiano con lui anche tutti i nominati a posti più o meno importanti ma tutti ben retribuiti che da quello che da tempo dico io, leggo dagli altri, non è che siano tanto efficienti. E’ come se fossero stati scelti per essere in tutto e per tutto se non inferiori, certamente non superiori al capo. Infatti, tolta la mediocrità dei residui pro governativi, tutti gli altri rispettano pienamente tutte le qualità del capo. Per mancanza di spazio evito di farne l’elenco. Cambriani, vorrei perdonarti ma leggere che è anche il governatore di chi non l’ha votato e che persino lo detesta, non mi riesce. Perlomeno per il momento, poi chissà col tempo se è gentiluomo come si dice, sa lui cosa far dimenticare e gettare nelle profondità dell’inconscio da cui nessuno riuscirebbe a fare riaffiorare gli sgraditi ricordi. . Cambriani chiudo con una piccola domanda. Dici che se ci fosse qualcuno con la testa sulle spalle, con il pensiero al bene dei marchigiani, potrebbe anche sfiduciarlo e mandarlo anzitempo a lavorare con il mago Otelma o uno dei tanti che ci sono per aiutarli con le sue precise chiaroveggenze. Ecco, la domanda è questa: “ Tu ce lo vedresti l’assessore Sciabbichetti votare per sfiduciarlo? “.
Dopo questo tracollo politico nazionale, all’epoca di Berlinguer il Partito avrebbe fatto autocritica e sarebbe corso ai ripari. Mentre i voti di Berlusconi sono andati a Salvini, compresi molti di coloro che un tempo erano del PCI, quelli del PD sono andati a 5 Stelle. Il motivo è che i lavoratori non si sentono più rappresentati e difesi dalla Sinistra. Gli Italiani sono stati costretti a rivolgersi al di fuori degli storici partiti che li rappresentavano. Ossia, ormai Sinistra, Centro, Destra e pendenze varie sono finite. Gli Italiani sono diventati pragmatici e votano su programmi e fiducia. Guardate lo scomposto attacco al Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana. Cosa dice Fontana? Dice aiutiamo la famiglia italiana con figli. Dove è qui il fascismo e il nazismo? “Quando le culle sono vuote la nazione invecchia e decade” – così diceva un socialista in camicia nera. Così lo pensano oggi perfino in Cina. Invece la Sinistra, per l’Italia, pensa che dobbiamo figliare meno diventando gay e per aumentare la popolazione occorrono gli Africani per creare la nuova razza meticcia italiana. Cosa impossibile, in quanto pure gli Stati Uniti ci dimostrano che i matrimoni misti sono rari e quei pochi non tengono. E non è questione di pelle, ma di indole… Però è ciò che vuole il Piano Kalergi, è ciò che vuole il loro grande amico George Soros. E loro fanno LGBT e aprono le porte ai migranti, tra i quali si nascondono criminali come quello che ha ammazzato (se è stato lui e da solo) la povera Pamela e poi perdono voti, tacciando da fascisti e nazisti i vincitori, senza riconoscere che sono stati loro a voler perdere voti.
Ben detto Sig. Rapanelli, il problema è che gli Italiani se ne sono accorti troppo tardi. Come si dice meglio tardi che mai.
E’ errata la considerazione che il PD sia stato l’erede del PCI. In realtà questo partito ha rappresentato l’elettorato moderato, quello che avrebbe votato la DC solo che questa non fosse scomparsa. Gli Italiani se ne sono accorti e hanno votato di conseguenza. Speriamo solo che i perdenti non si diano da fare per salire sul carro dei vincitori.