Angelica Bravi di Filcams Cgil Macerata e Marco Squartini di Fisascat Cisl
di Marco Ribechi
Puliscono gli uffici postali ma non vengono pagate da mesi, il 16 maggio proclamato lo sciopero. Sono circa 120 le dipendenti delle province di Macerata, Fermo e Ascoli che stanno vivendo momenti di grande difficoltà a causa del mancato pagamento dei salari. Responsabile è la ditta romana Building service srl che si è aggiudicata l’appalto per l’erogazione del servizio di pulizia. E il servizio viene effettivamente assicurato facendone però ricadere gli oneri direttamente sulle dipendenti che, anche tramite i sindacati, non riescono in alcun modo a mettersi in contatto con la direzione dell’azienda. «Ci chiediamo come sia possibile che Poste italiane, la più grande azienda di servizi del nostro Paese, affidi gli appalti ad aziende evanescenti – spiega Marco Squartini di Fisascat Cisl – Si vanta di possedere un codice etico e un protocollo di supervisione ma poi al suo interno operano società che non sono in grado di tutelare i lavoratori. Inoltre, nonostante le richieste formali di incontro, i vertici di Poste Italiane non hanno mai dato alcuna risposta».
Un ufficio postale
La situazione delle lavoratrici non pagate è complessa e delicata. «Le vicende sono iniziate il primo agosto 2016 – spiega Angelica Bravi di Filcams Cgil Macerata – quando la ditta All Service 84 srl di Roma, una azienda neocostituita con un capitale sociale di 10mila euro, si aggiudicò l’appalto. Già in quel frangente avevamo evidenziato delle perplessità e infatti dopo soli due mesi iniziarono i primi ritardi nei pagamenti. Dal primo aprile tramite compravendita il servizio è passato alla Building service srl che ha un capitale sociale di 2900 euro, anche questa neocostituita. I dipendenti non sono stati neanche informati. La nuova gestione si sta comportando esattamente come la precedente, senza mostrare segni di discontinuità e non fornisce informazione sulla gestione degli appalti». A mancare sono tutti i tfr, i cud, le buste paga, il fondo Asim di assitenza e naturalmente molti stipendi, la maggior parte dei quali arretrati di almeno 3 mesi. Inoltre Poste Italiane è chiamata a rispondere delle mancanze delle ditte. «Poste Italiane sta di fatto pagando due volte – prosegue Squartini – da un lato sta coprendo gli stipendi mancanti, dall’altro sta pagando quanto pattuito nell’appalto. E’ una scelta dubbia e poco comprensibile, per questo abbiamo chiesto la sospensione di ogni fattura visto che le società non stanno elargendo i compensi».
La dipendente Anna Lattanzi
Lo sciopero del 16 maggio ha lo scopo di chiedere a Poste Italiane di impegnarsi a risolvere la situazione. «Molti uffici sono sporchi, non vengono puliti perchè alcune lavoratrici hanno deciso di non prestare servizio fino a quando non saranno pagate – spiega Anna Lattanzi una delle dipendenti – Recanati, Loro Piceno, Cessapalombo, Cingoli, Passo di Treia sono in condizioni di grave precarietà. Spesso mancano addirittura i prodotti perchè i dipendenti sono stanchi di anticipare i soldi. Altre volte sono gli stessi impiegati a svolgere le pulizie per non incorrere nelle lamentele della clientela. Personalmente lavoro 15,75 ore settimanali in tre uffici, Corridonia, Petriolo e Colbuccaro. In quest’ultimo il mio turno è di 15 minuti e dovrei percepire un lordo di 1,71 euro. Considerando che non mi rimborsano neanche la benzina ci perdo, ma lo faccio perchè ho a cuore le persone che lo frequentano. Molti uffici vengono puliti solo perchè le dipendenti si vergognano a lasciarli sporchi visto che poi, soprattutto nei paesi più piccoli, la responsabilità ricadrebbe su di loro. Sono separata e questo mese ho dovuto chiedere i soldi a mia figlia. Dopo tanti anni di lavoro questa è la situazione in cui ci ritroviamo».
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