Il container a Valle di Mezzo, Camerino
«Qui si sta bene anche se si sta male». Sulla sedia a rotelle, attaccato all’ossigeno, la porta del container che ha ricevuto in dono dopo il sisma non è abbastanza grande per permettergli di uscire. Se qualcuno se lo prende sulle spalle, bene. Altrimenti la sua unica consolazione è una finestra aperta su un campo vicino. Giulio Lorenzotti ha 80 anni e vive con la moglie Ediana a Vallevegenana, una frazione di Camerino dove il terremoto non ha lasciato scampo alla sua casa e quella mobile che gli ha comprato il figlio è ancora imballata per timore che sia dichiarata abusiva e di perdere il contributo di autonoma sistemazione.
Giulio Lorenzotti nel container
«Si sono comprati una casa mobile con i risparmi di una vita, ma è ancora là imballata perché hanno paura che venga dichiarata abusiva e anche di perdere il contributo di autonoma sistemazione», spiega Marzia Malaigia, consigliere regionale della Lega che oggi è andata a trovare Lorenzotti dopo aver ricevuto una segnalazione. «Il cas per loro è fondamentale – dice il consigliere – hanno solo una pensione di 600 euro al mese e il figlio è disoccupato». Nel piccolo container vengono anche il figlio e i nipoti a trovarli. Quando è così «Ediana dorme nell’armadio», racconta Malaigia, che spiega il motivo della sua visita: «Sono qui per documentare e vedere con i miei occhi. Il cratere è pieno di situazioni umane che nessuno sta considerando e bisogna dare una mano. Io dico, se qualcuno con i suoi soldi vuole rimanere qui perché ha vissuto in questo posto tutta la vita, non si può obbligarlo ad andarsene. Giulio mi ha detto: anche se qui si sta male è come se si stesse bene, perché l’importante è restare».
L’armadio del container trasformato in letto
Malaigia ha condiviso la storia anche su Facebook, con una diretta video direttamente dal container di Lorenzotti. Un panorama da favola dove solo le macerie delle case vicine, vistosamente crollate, ricordano la tragedia che ha colpito questi luoghi un anno e mezzo fa. «L’unica consolazione di nonno Giulio – dice Malaigia – è guardare fuori dalla finestra e vedere il paesaggio che l’ha sempre accompagnato. Non hanno potuto nemmeno istallare una piccolo porticato per ombreggiare il container e il progetto per ricostruire la casa non sanno a che punto è. Mi chiedo quanto dovrà stare ancora impacchettata la casa mobile che si sono presi».
(Fe. Nar.)
La casa crollata
Da sinistra Giulio Lorenzotti, Marzia Malaigia ed Ediana
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Possibile che un container abitativo nuovo non abbia la porta a norma? Forse il problema (per un handicappato) non è la larghezza della porta, ma la presenza dei gradini. Se è così occorre prevedere uno scivolo aggiuntivo.