Na orda de Pasqua se magnava

TRADIZIONI - Le usanze pasquali dei nostri avi
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Mario Monachesi

di Mario Monachesi

Dopo le rinunce della Quaresima, la Pasqua con i suoi tre giorni di festa, oltre al senso liturgico, trovava piena affermazione anche sulla tavola. I contadini del territorio maceratese tenevano molto alla colazione che facevano “co’ la coratella d’agnellu cotta co’ l’oe”, o spalmando sulla “crescia de Pasqua” (una pizza dolce) il ciauscolo. Gli artigiani invece la facevano con la frittata con “ll’erba de ll’oe” che poi era la borragine. Il pranzo iniziava con l’antipasto: si finiva il vecchio salato e si iniziava quello nuovo (esclusi lonza e prosciutto), unito a uova sode tagliate a metà. Poi “tajulì'” in brodo o minestra di fette di pane indorate con uovo battuto, cosparse di formaggio e inzuppate nel brodo di gallina. A seguire l’agnello preparato in diversi modi, arrosto nel forno a legna, arroventato con le fascine, e fritto. Tra i dolci, le cresce dolci o al formaggio, le ciambelle fatte di pasta di uova, la colomba ( palomba o palomma). La maggior parte di questi dolci resistono ancora, ma sempre meno famiglie li fanno in casa.

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Una ricetta a base di agnello

Il lunedì, seconda festa, l’usanza era di andare a parenti portando in dono i dolci già sopra descritti, il salato o altro.
Il martedì, terza festa, era dedicata alle scampagnate. Tale tradizione sembra derivare dal fatto evangelico secondo cui Gesù, nel terzo giorno della sua resurrezione, andando da Gerusalemme ad Emmaus incontrò non riconosciuto due suoi discepoli e a sera fu ospite della loro mensa. Persa l’usanza religiosa, nel tempo è stata assunta quella della gita fuori porta. I maceratesi in questo giorno si portavano in massa alla festa della chiesa delle Vergini. I fidanzati con dietro i parenti usavano fare la “comparsa”, cioè presentarsi in pubblico. Sullo spiazzo antistante il tempio le bancarelle vendevano dolci, fave abbrustolite, lupini. Dopo le funzioni religiose si consumavano le merende con formaggio fresco, uova sode, finocchi, frittate, pizze, ciambelle, non mancava il vino. La giornata di solito si chiudeva con partecipate danze di saltarello.



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