Domani alle 14 a Caldarola si terrà la manifestazione “Non siamo abusivi, ma terremotati”, promossa dall’associazione «La terra trema noi no». La richiesta è quella di incontrare il commissario straordinario alla ricostruzione Paola De Micheli, per chiedere una sanatoria per i circa 1200 terremotati, che da oggi sono considerati abusivi. Tante le casette provvisorie che non rispondono ai parametri di legge, 2 metri e 70 di altezza e almeno 14 metri quadrati per una stanza, per poter accedere alla sanatoria prevista, dal cosiddetto decreto «Salva Peppina». Entro il 31 gennaio i terremotati dovevano presentare domanda di regolarizzazione al Comune, ma chi non rientra nei parametri di legge, difficilmente otterrà la sanatoria e rischia la denuncia penale per abuso edilizio. Una situazione denunciata ormai da diverse settimane e che ha fatto il giro dei social e delle trasmissioni tv, ma sino a quando non si riunirà il nuovo parlamento, il prossimo 23 marzo, sembrerebbe non siano possibili modifiche. Il caso delle «abitazioni provvisorie fai da te», è salito alla ribalta grazie alla storia di nonna Peppina, la caparbia 95enne Giuseppa Fattori che prima di lasciare il container di Fiastra, si è arresa solo al freddo dell’inverno.
Spiega Diego Camillozzi, presidente dell’associazione di terremotati: «Già a settembre avevamo consegnato al commissario De Micheli una nostra lettera con le proposte di modifica, il governo a gente che ha perso tutto dovrebbe tendere la mano e non gettarli ancora di più nello sconforto e nella disperazione. C’è chi ha lavoro qui e non può fare ogni giorno oltre cento chilometri andata e ritorno, per non parlare poi di agricoltori ed allevatori. Come possono andare lontano dai loro animali?». Camillozzi insiste sulla necessità di modificare il decreto: «Se più di un migliaio di persone nelle Marche, pur di non andarsene, si è fatto a spese proprie una casetta, vuol dire che si tratta di un’esigenza diffusa, queste persone sono semplicemente terremotati che si trovano in emergenza, non possono di certo essere paragonati al fenomeno dell’abusivismo edilizio, che si verifica in certe zone. Non vorrei pensare, che persone che mettendoci del proprio e che hanno fatto risparmiare soldi allo Stato, devono trovarsi a rischiare una denuncia penale, allora sarebbe la conferma che è stata messa in atto una strategia per spopolare queste terre». Sul punto interviene il sindaco di Camporotondo Emanuele Tondi, che aveva segnalato i problemi del decreto Salva Peppina: «Ai cittadini non resta che il diritto di manifestare, secondo l’articolo 21 della Costituzione. Ci abbiamo provato in tutti i modi. Vi abbiamo incontrato e spiegato il problema, vi abbiamo inviato lettere, proposte di modifica tecnichiche, niente, muro di gomma!!! Non avete ascoltato comitati, ordini professionali e sindaci, togliendoci ogni possibilità di intervento. Ora i cittadini si rivolgono direttamente a voi, Governo e Commissario, e fanno bene».
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