Palazzo “Toffee”, ok alla demolizione
Opposizione in pressing sul sindaco

CAMERINO - L'ufficio ricostruzione della Regione ha dato il nulla osta per l'abbattimento dello stabile di via Seneca 30, seriamente danneggiato dal terremoto. Il primo cittadino aveva firmato un'ordinanza per la messa in sicurezza, osteggiata dai residenti. Fanelli: "Se non si sbriga a revocarla, saranno costretti a ricorrere al Tar"

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Il consigliere di Comunità e territorio, Marco Fanelli

 

Palazzo Toffee: via libera alla demolizione. Ora la palla passa al sindaco, opposizione in pressing. L’ufficio ricostruzione della Regione Marche ha risposto al comune di Camerino fornendo il nulla-osta alla demolizione del palazzo condominiale di via Seneca 30, dopo il terremoto noto come “palazzo Toffee”. “Sembra quindi di essere giunti all’epilogo di questa annosa – e per certi versi gravissima – questione che si trascinava già da diversi mesi tra l’incredulità di tutti – esordisce Marco Fanelli, consigliere di Comunità e Territorio _. Il comune infatti, con un’ordinanza a firma del sindaco, aveva disposto la messa in sicurezza del palazzo, che tuttavia presentava livelli di danno talmente elevati che avrebbe reso più conveniente l’abbattimento. Spendere all’incirca 100.000 euro per la messa in sicurezza di un palazzo che poi si sarebbe dovuto abbattere era illogico e inaccettabile. I condomini non avevano accolto la decisione palesemente sbagliata del comune e, pagando di tasca propria un tecnico di fiducia, avevano fatto eseguire una perizia alla luce della quale chiedevano al sindaco di tornare indietro rispetto alla propria decisione. Il Comune, non pago del primo errore, richiedeva un’ulteriore perizia al proprio tecnico, a conclusione della quale, tuttavia, l’ordinanza di messa in sicurezza non è stata revocata”.

Gianluca-Pasqui

Gianluca Pasqui

Così i condomini sono stati costretti ad attendere il parere dell’ufficio ricostruzione della Regione. In teoria la storia potrebbe chiudersi qui, ma in pratica ancora non lo è. “Se infatti il sindaco – aggiunge Fanelli – non si affretta a revocare l’ordinanza di messa in sicurezza del palazzo prima che scadano i tempi per il ricorso giurisdizionale, i condomini si troveranno costretti, nonostante la risposta dell’ufficio ricostruzione, a depositare il ricorso al Tar, con aggravio dei costi a loro carico che si andranno a sommare a quelli già sostenuti per la perizia tecnica di parte. La questione è grave perché il Comune ha perso mesi preziosi durante i quali molti cittadini residenti in immobili agibili vicini al palazzo da demolire sarebbero potuti rientrare a casa e perché non è giusto che chi ha casa distrutta debba anche difendersi da questo atteggiamento incomprensibilmente vessatorio. Da troppo tempo questo palazzo tiene in ostaggio un intero quartiere – conclude il consigliere -. Sindaco, i termini per il ricorso scadono a metà settembre: una settimana è più che sufficiente per far risparmiare soldi e tempo ai condomini e per consentire il rientro a casa di molte famiglie in tempi brevi. Si sbrighi”.



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