di Claudio Ricci
foto di Lucrezia Benfatto
Osservare il paesaggio per conoscere il terremoto. Un lavoro che il team di ricerca dell’Ingv effettua da sempre e che si è concentrato nel nostro territorio dopo gli ultimi terremoti a partire dal 24 agosto. Più di 600 ore, 15mila foto e oltre 9mila misurazioni sul campo di faglie e fratture. Solo alcune delle cifre che restituiscono l’immane ricerca effettuata dai geologi confluita nel volume Miscellanea Ingv presentato oggi al Centro di educazione ambientale Fontescodella di Macerata. “Lo scopo è vedere quali sono gli effetti sull’ambiente di un terremoto – ha spiegato il geologo di Unicam Emanuele Tondi – La somma di questi effetti in centinaia di migliaia di anni determinano un paesaggio sismico che i geologici interpretano per individuare le faglie e stimare la magnitudo massima dei terremoti. Quando si dice che la faglia del Vettore era nota, si intende che in quella zona si poteva vedere gli effetti cumulati dei terremoti avvenuti in passato”.
Una sorta di fotografia del paesaggio che consente agli esperti di prevedere in linea di massima quando ci potrà essere un evento sismico superiore ai 5.5 di magnitudo: “Ci consente di individuare le future aree epicentrali e stimare la magnitudo massima attesa per una certa zona in base alle dimensioni delle faglie – specifica Tondi -Con un collega abbiamo fatto uno studio nel 2003 con cui abbiamo ricostruito il ciclo sismico del nostro sistema che si estende da Colfiorito a L’Aquila. Veniva fuori che questo sistema era in grado di generare terremoti di magnitudo maggiore o uguale 6.5 ogni 300-350 anni. L’ultimo ci fu nel 1703”. Nella carrellata Luigi Cucci dell’Ingv ha illustrato come è cambiato il paesaggio nelle zone affette da terremoti importanti. “Castelluccio, Norcia, Colfiorito, l’ Aquila sono tutti bacini tettonici che si sono formati a causa dei terremoti che si sono ripetuti negli ultimi milioni di anni. Il sistema che ha generato il nostro terremoto è quello che ha a la faglia a nord sul Monte Vettore e Monte Bove e sud sul Monte Gorzano”. Un sistema che spiega anche le ultime forti scosse di aprile di magnitudo superiore a 4. “Sono 50mila gli eventi registrati dall’Ingv – continua Tondi – Dopo un terremoto forte ci sono repliche anche di magnitudo importanti, fino a un grado sotto l’evento principale. Via, via questa sequenza va a scemare però giornalmente si possono avere delle riprese. Questo 4.1 faceva parte di queste oscillazioni”.
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