L’Università di Macerata fa “luce storica”
sugli Anni di piombo

L’Istituto di storia contemporanea dell’ateneo maceratese condurrà ricerche e studi sui documenti giudiziari relativi alle stragi e alla violenza politica negli anni Settanta. Firmata dal rettore Adornato una convenzione con l’università di Brescia e con la Casa della Memoria, associazione dei familiari delle vittime di “Piazza della Loggia”. Mercoledì 10 maggio seconda parte del convegno con Pietro Calogero ed altri magistrati

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Da sinistra Jannacci, Angelo Ventrone, Romano, i rettori Maurizio Tira e Francesco Adornato, Parenza e Manlio Milani

convegn_anni_piombo-4-325x217di Alessandro Feliziani

A quarant’anni dal 1977, che è stato indicato come anno simbolo del periodo della strategia della tensione e delle violenze politiche in Italia (i cosiddetti “Anni di piombo”) e alla vigila del “Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice”, istituto con una legge del 2007 e che si celebra il 9 maggio di ogni anno nell’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, l’università di Macerata ha organizzato un convegno articolato in due giornate (la seconda parte si svolgerà mercoledì 10 maggio) sul tema “La verità accessibile”. Quella verità – ha spiegato Angelo Ventrone, titolare della cattedra di storia contemporanea, che ha promosso l’iniziativa – scaturita dagli atti giudiziari dei molti processi che si sono tenuti sulle stragi che hanno insanguinato il nostro paese. Centinaia di fascicoli processuali formatisi in questi decenni e che oggi costituiscono fonti storiche utili a studiare organicamente non solo l’insieme di quei tragici fatti, ma un intero periodo della storia d’Italia, che va dalla strage di Piazza Fontana a Milano (1969) a quella della stazione di Bologna (1980), passando per le altre stragi di Gioia Tauro, Peteano di Gorizia, Questura di Milano, Piazza della Loggia a Brescia e treno Italicus. Il tutto da rileggere nel contesto socio-politico nazionale ed internazionale di quel determinato periodo in cui l’Italia – ha ricordato Ventrone – era anche “terra di confine” nel clima della “guerra fredda” tra l’Est Europa e l’Occidente.

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Il rettore Maurizio Tira di Brescia

L’appuntamento di oggi e quello di mercoledì prossimo segnano l’avvio di un periodo di ricerca storica sulle stragi e la violenza politica negli anni Settanta che sarà compiuto dal laboratorio di storia contemporanea dell’Università di Macerata in virtù di una convenzione firmata questa mattina tra il rettore Francesco Adornato e il suo collega dell’Università di Brescia, Maurizio Tira. Accordo che vede partner anche il comune di Brescia e la Casa della Memoria della città lombarda. Associazione, quest’ultima, costituita da superstiti e familiari delle vittime della strage di Piazza della Loggia del 28 maggio 1974 (8 morti e 102 feriti), che ha tra i suoi scopi statutari la ricerca documentaria sugli anni del terrorismo e della violenza politica in Italia. Con la firma del protocollo tra i due atenei, il presidente della Casa delle Memoria, Manlio Milani, ha consegnato all’università di Macerata un “hard disk” contenente la digitalizzazione di migliaia di documenti ed atti giudiziari su quegli anni bui e in particolare sulla strage di Brescia.
L’importanza della convenzione tra i due atenei è stata evidenziata nel suo intervento introduttivo al convegno dal rettore Adornato, il quale ha sottolineato come gli studi che saranno condotti all’interno dell’università maceratese, al di là del loro valore scientifico, contribuiranno a rafforzare la memoria storica del paese. Una memoria necessaria a fare tesoro anche di esperienze tragiche e dolorose per guardare meglio alla costruzione del futuro e ad evitare una frattura tra le nuove generazioni e quelle del passato.

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Un momento della prima giornata del convegno

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Il prefetto di Macerata Roberta Preziotti incontra la delegazione di Brescia

I processi che si sono susseguiti in più di quarant’anni, a volte annullati dalla Cassazione e fatti ripetere, hanno spesso rilevato “verità” contrapposte, spesso frutto anche di depistaggi e collusioni che in più occasioni hanno posto in pericolo la stessa nostra democrazia, uscita comunque vincente.
I processi sulle stragi hanno ormai detto quasi tutto, ma qualcosa che vada oltre le responsabilità personali penalmente perseguibili forse deve essere ancora scoperto, come ha dimostrato la commissione parlamentare d’indagine sul delitto Moro. Il lavoro di ricerca che sarà ora condotto dall’università di Macerata può offrire nuove “rivelazioni” proprio cercando di dare una “spiegazione” ai fatti, intrecciando le varie fonti. Oltre alla documentazione fornita dall’associazione bresciana, il prof. Ventrone ha annunciato un prossimo accordo con il tribunale di Macerata per poter studiare dal punto di vista storico anche gli atti giudiziari di procedimenti riguardanti il terrorismo e la violenza politica trattati dalla magistratura locale. Tra questi, il processo per il rapimento, il sequestro e l’uccisione nel 1981 del sambenedettese Roberto Peci da parte delle Brigate Rosse, che si celebrò davanti alla Corte d’assise maceratese e su cui ha avviato un lavoro di ricerca l’assessore del comune di Montefortino, Maurizio Petrocchi, intervenuto oggi tra i relatori.
convegn_anni_piombo-4-325x217Manlio Milani, presidente della Casa delle Memoria di Brescia, ha parlato soprattutto della strage che lo ha toccato da vicino e di come il dolore dei familiari delle vittime si sia trasformato in uno spirito di ricerca della verità. Verità, oltre che processuale, anche politica e che va ricercata esaminando la strategia della tensione nel contesto di quegli anni, ricchi di conquiste sociali: lo statuto dei lavoratori, la riforma del diritto di famiglia, il divorzio, l’abbassamento della maggiore età a 18 anni, l’obiezione di coscienza, l’introduzione dell’equo canone, l’istituzione delle regioni, la riforma della scuola.
Ilaria Moroni, della rete per gli archivi per non dimenticare del Ministero per i beni culturali, ha presentato il sito www.memoria.san.beniculturali.it ricco di documenti sul terrorismo in Italia e ha ricordato che, se le stragi hanno provocato 135 morti e 546 feriti, le vittime del terrorismo e della violenza politica dalla fine degli anni ’60 agli anni ’80 sono state in Italia più di mille, dovendosi contare un lunga lista di uccisioni in singoli attentati contro magistrati, uomini delle forze dell’ordine, sindacalisti, docenti universitari, giornalisti.

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Strage di piazza della Loggia a Brescia

Molti degli autori di questi delitti sono stati assicurati alla legge, altri episodi sono rimasti impuniti. A 43 anni dalla strage di Piazza della Loggia, ad esempio, la relativa vicenda giudiziaria non si è ancora completamente esaurita, e questo fa riflettere anche sulla macchina della giustizia. Di questo probabilmente si parlerà nella seconda parte del convegno, mercoledì 10 maggio (dalle ore 11 al Polo Pantaleoni dell’università di Macerata), quando sarà trattato il tema “L’Italia dei terrorismi, delle deviazioni e della fedeltà della Magistratura alla Costituzione”. Oltre al rettore Francesco Adornato e al professor Angelo Ventrone, interverranno il presidente della Corte d’appello delle Marche, Carmelo Marino, il procuratore della Repubblica di Macerata, Giovanni Giorgio, il procuratore della Repubblica di Rovigo, Carmelo Ruberto e l’ex procuratore generale della Repubblica di Venezia, Pietro Calogero, noto per il cosiddetto “Processo 7 aprile” nei confronti di Toni Negri, Oreste Scalzone ed altri ideologi della lotta armata da lui fatti arrestare nel 1979.

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A destra il professor Angelo Ventrone

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Un giornale dell’epoca

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