Il generale Mori a Civitanova:
“Sul terrorismo serve la via militare”

INCONTRO - Il generale parla anche della legittima difesa dopo il caso di Monte San Giusto: "Bisogna chiarire puntualmente la fattispecie". Il 18 maggio solenne ricordo nel quarantennale della morte di Sergio Piermanni

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Maurizio Verdenelli, Mario Mori e Roberto Ciccola

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di Maurizio Verdenelli

(Foto di Federico De Marco)

Civitanova ricorderà solennemente l’eroico sacrificio di Sergio Piermanni. Sarà un quarantennale ricco di significati e d’emozioni, quello che s’apprestano a vivere la città e l’Arma il 18 maggio prossimo, quando all’alba del 1977 il comandante del nucleo radiomobile (in permesso) non esitò un istante a lasciare la famiglia e ad unirsi al brigadiere Angelo Albanesi che aveva ‘intercettato’ nel proprio condominio dove il sottufficiale s’era recato. “Non me lo perdonerò mai –ci avrebbe detto Albanesi nell’unica intervista rilasciata a distanza di anni- nel palazzo di Sergio, a quell’ora della notte, c’ero soltanto per chiedere ad un fotografo di mia conoscenza se potesse all’istante ‘stampare’ un rullino trovato nell’auto del clan dei Catanesi che (poco prima a Porto San Giorgio s’era reso responsabile della morte del brig. Beni di Fiuminata, e del grave ferimento del capitano, ora generale Aiosa e dell’app. Di Toro Mammarella ndr). Dal rullino ci aspettavamo elementi utili per le indagini”. La morte del maresciallo Piermanni portò all’annientamento della banda e a stroncare l’emergere della malavita organizzata lungo la costa marchigiana. Almeno fino ad ora.

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Mario Mori con Giovanna Piermanni vedova di Sergio Piermanni

libro-terrorismo-generale-mario-mori-carabinieri-civitanova-6-400x267Giovedì 18 maggio, dunque, alla memoria del maresciallo Piermanni sul lungomare che porta il suo nome, sarà scoperta una scultura: un mezzobusto in bronzo che ne testimonia la sua ardita e bella giovinezza: era nato ad Ascoli nel ‘40. Il piccolo ma significativo monumento verrà collocato nello spazio tra il ‘Gatto Blu’ e l’Arena Barcaccia. Sarà questo l’avvio di una giornata di ricordi e celebrazione fino a sera: lo ha annunciato il dottor Roberto Ciccola, presidente della sezione dei Carabinieri in congedo, davanti alla vedova Giovanna, emozionatissima, nel corso dell’incontro che ha visto al centro uno dei grandi protagonisti alla lotta alla malavita organizzata, il generale e prefetto Mario Mori, co-fondatore dei Ros, già capo del Sisde e comandante dell’anticrimine a Roma nei giorni del sequestro Moro. Ad accompagnare il generale, il col. Giuseppe De Donno, già braccio destro di Giovanni Falcone in Sicilia.
L’occasione, dell’incontro introdotto dallo stesso Ciccola e presente il comandante di stazione Rodolfo Pompei, è stata la presentazione dell’ultimo libro di Mori: ‘Oltre il terrorismo. Soluzioni alla minaccia del secolo (edizioni G-Risk, 224 pagine, 17 euro)’ avvenuto come lo scorso anno per ‘Servizi e Segreti’, un libro di successo, nella sala del Caffè del Teatro di Valentino Cerolini. Ad organizzare perfettamente, ancora Anna Rita Macellari Cerolini.

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Mario Mori con Roberto Ciccola, Anna Rita Macellari e Valentino Cerolini

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Mori con il sindaco Corvatta durante la visita alla sezione dei carabinieri in congedo

Un incontro dove ricordi passati e l’attualità della cronaca hanno creato un cocktail incandescente al di là pure dei ‘brucianti’ fatti di Stoccolma. A rendere rovente il dibattito l’uccisione del barista di Budrio e pure il caso di Monte San Giusto (ladro morto, sott’inchiesta un carabiniere) e, introdotto da chi scrive, il tema della morte di Piermanni e connessa a questa la lunga e dolorosa indagine giudiziaria alla quale fu sottoposto l’allora brig. Albanesi (congedato con il grado di maresciallo) per l’eliminazione dei tre ricercati che avevano ucciso pochi istanti prima Piermanni: “Non ci vidi più –ci raccontò Angelo- veder spirare il migliore amico della cui morte si sentivo un po’ responsabile per quell’incontro causale, le sue ultime parole: ‘Angelo ti affido i miei figli’, ed allora con il mitra sparai: fu una raffica unica, erano i tre sulla stessa direttrice…”. Mori è stato molto prudente: “Non sono d’accordo con chi spara alle spalle del ladro, una volta posto in fuga, ma è certo che bisogna chiarire puntualmente la fattispecie della legittima difesa”.

libro-terrorismo-generale-mario-mori-carabinieri-civitanova-3-400x267Nessun distinguo invece per i fatti avvenuti durante il G8 di Genova, il 21 luglio 2001, nella caserma di Bolzaneto, per i quali l’Italia alla Corte di Strasburgo è stata chiamata a pagare onerosi risarcimenti: “E’ evidente a tutti che in quel caso si sono fatti errori gravi”. “Errori gravi da parte della politica e della diplomazia anche nel caso dei due marò”. Dubbi sulla matrice dell’attacco chimico in Siria: “Al di là di quello che dice la Russia, appare strano che Assad che stava vincendo la guerra abbia agito in quel modo con il rischio, concretizzatosi, di rovesciare tutto a suo sfavore. In ogni caso gli effetti di un attacco aereo è di natura strisciante sul terreno, non puntiforme come nella vicenda di Idlib!”.

E sul terrorismo –il libro è una miniera per chi vuol saperne da vicino, con schede dettagliatissime- Mori è categorico: occorre la via militare. “Bisogna combatterlo come si combatte in guerra: l’eliminazione del nemico è necessaria se si vuol sopravvivere”. Il califfo Abu Bakr Al Baghdadi è destinato a resistere a lungo? “Penso proprio di sì. A Mosul, dove lanciò l’Isis nel giugno 2014 nella moschea più grande della città, ci sono cinquemila mujaheddin: combattenti molto ben addestrati. Non sarà facile per le forza irakene”.

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Sul tavolo del gen. Mori la presenza dell’annuario di Cronache Maceratesi che il generale ha molto apprezzato e letto tutto d’un fiato

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