La ricostruzione degli edifici scolastici
(dal governo del territorio a quello delle persone)

SISMA - Presi in esame i casi di Caldarola e San Ginesio che hanno coinvolto due importanti istituzioni universitarie

- caricamento letture

Mario-Sensini

Mario Sensini

 

di Mario Sensini

Chi mi conosce me lo ha sentito dire in altre occasioni, mi sono affezionato ad una frase detta da un geografo americano che ho citato più volte parlando del mia passione, ovviamente poco condivisa, per la rigenerazione dei territori attraversati dalla ferrovia Civitanova-Fabriano: “Quello di cui abbiamo bisogno maggiormente è un’etica e un’estetica grazie alle quali l’uomo, praticando le qualità della prudenza e della moderazione, possa effettivamente lasciare ai posteri una buona terra”, Carl Sauer. Questa frase, che a mio avviso racchiude tutto il tema della ricostruzione post sisma, ricostruzione che non può essere ricondotta semplicemente ad una questione di come ricostruire con lo slogan ricostruiremo tutto com’era e dov’era, ma una vera questione di rigenerazione delle comunità, degli edifici, dei territori, quindi di governo del territorio, come evidenziato nel recente convegno di Urban-fest a Belforte del Chienti.

urban-fest-2-400x300

Il convegno a Urban Fest

Nelle sedi istituzionali e non si assiste da tempo ad un gran dibattito sulla ricostruzione privata (il governo delle persone), ma io, che mi sono sempre interessato di “cose pubbliche”, credo che le regole principali andavano fatte per la ricostruzione del patrimonio pubblico (il governo del territorio). Le premesse erano buone, il primo decreto era partito bene per la ricostruzione pubblica, come ebbi modo di esprimere in una nota di commento che intitolai: Decreto terremoto: “prove tecniche di riforma costituzionale”, ma poi è arrivato un secondo terremoto, non quello di ottobre, quello del 4 dicembre, e la situazione si è avviata verso quella deriva che rientra perfettamente nel passaggio dal governo del territorio al governo delle persone. Per cui sindaci, università, colleghi, ecc. ecc. si sono tutti impegnati per fare, quindi come fare? Com’era e dov’era? No, a soggetto, meglio di com’era e dov’era se conviene, ecc.ecc.

consiglio-ministri-terremoto-gentiloni-errani-conferenzaQuello che sta succedendo per la ricostruzione degli edifici scolastici né è un esempio. Il previsto programma delle opere pubbliche, dove si sarebbero dovuti fissare gli obiettivi e di conseguenza tutte le regole per raggiungerli, si è trasformato in un elenco di edifici da demolire e ricostruire inserito nell’Ordinanza del Commissario n° 14 dello scorso 16 gennaio “Approvazione del programma straordinario per la riapertura delle scuole per l’anno scolastico 2017-2018” modificata di recente con l’Ordinanza 18 del 3 aprile 2017. Si legge nell’ordinanza: “Visto l’art. 50 del decreto legge 189/2016 che prevede… b) al comma 9, che il Commissario può avvalersi, sulla base di apposita convenzione, di strutture e personale delle pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001 n° 165 … senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;” (nel richiamato comma 2 dell’art. 1 del D.Lvo 165/2001 ci sono “tutti” comprese le istituzioni universitarie). All’articolo 2, comma 2 dell’ordinanza 14 si leggeva: “L’attività … è effettuata dal personale, assegnato alla Struttura commissariale centrale ed agli Uffici speciali ….., che potrà avvalersi del supporto assicurato dalla Istituzioni Universitarie, secondo le modalità stabilite mediante appositi accordi stipulati ex art. 15 della Legge n. 241 del 1990, con il Commissario Straordinario”.

Ovviamente non andava bene. Qualcuno ha protestato, per cui, con l’Ordinanza 18 il comma è stato corretto come segue: “2. L’attività …. è effettuata dai Comuni e dalle Province anche attraverso professionisti abilitati o dal personale, assegnato alla struttura commissariale centrale ed agli Uffici speciali…” Per dare un ruolo anche a Comuni e Provincie, mantenendo fermo il contributo delle Università che in parte hanno già lavorato su diversi progetti, infatti nel comunicato stampa dell’Università Iuav di Venezia del 7 febbraio scorso si legge: “Iuav ricostruisce una scuola nelle Marche“. Da altre fonti giornalistiche: “L’ateneo è stato scelto …………, insieme ad altre 14 università italiane all’interno di un gruppo di atenei individuati dalla Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane)… L’università Iuav di Venezia presterà la sua consulenza, a titolo gratuito, per la redazione del progetto di ricostruzione della scuola elementare e media “De Magistris” di Caldarola. La convenzione tra l’ateneo e il Commissario Errani è stata firmata il 31 gennaio scorso e già da oggi un gruppo di cinque giovani architetti Iuav è al lavoro, con la supervisione di alcuni docenti, per stendere il progetto nei tempi previsti (30 giorni) dopo di che si passerà alla fase esecutiva, a carico degli architetti locali. Da segnalare, solo per la cronaca, che nel sito del Commissario non c’è traccia della convenzione, non interessante di per se, ma almeno per verificare questo ruolo, indicato dalle cronache, degli architetti locali per la fase esecutiva di cui nessuno parlava. Ci ha “messo una pezza” l’Ordinanza 18 che, sulla base del terzo decreto, ha stabilito che la ricostruzione delle scuole avverrà secondo la procedura negoziata, sulla base del progetto definitivo, affidando all’impresa massimo 15 giorni per redigere il progetto esecutivo e formulare l’offerta. E’ abbastanza scontato quello che succederà, 15 giorni per la redazione di un progetto esecutivo di un edificio da costruire con la “tecnologia a secco” quando per ottenere risultati adeguati all’opera pubblica è necessario produrre decine di elaborati tecnici dove, come si dice in gergo, è necessario disegnare anche le viti; ma forse è tutto pronto.

Edifici-da-demolire-a-San-Ginesio

Gli edifici di San Ginesio da demolire

Tra le 12 scuole dell’Ordinanza 14 ho preso in esame i casi di Caldarola e San Ginesio che hanno avuto una discreta rilevanza sulla stampa locale per la presenza di due importanti istituzioni universitarie: L’università Iuav di Venezia per la scuola di Caldarola e L’università Politecnica delle Marche per San Ginesio. In ambedue i casi siamo difronte ad interventi di demolizione e ricostruzione che rientrano nella categoria delle ristrutturazioni:  ristrutturazione edilizia, per quanto riguarda l’intervento a Caldarola;  ristrutturazione urbanistica per l’intervento di San Ginesio. Quindi dov’era? si, ma non com’era, con un po’ in ritardo nel rispetto del cronoprogramma che fissava al 18 marzo scorso la demolizione delle scuole danneggiate dal sisma, gli edifici sono ancora li, un piccolo ritardo ci può stare, certamente credo che il problema non sarà questo.

Caldarola-edificio-da-demolire

L’edificio di Caldarola da demolire

L’aspetto più interessante dell’argomento comunque, dal mio punto di vista, non è quello del rigore necessario per rispettare i termini delle ordinanze, ma la totale assenza del “territorio” cioè del fatto che nell’insieme delle norme non è stata minimamente trattata la questione della localizzazione, non distinguendo le diverse condizioni d’intervento, sia dal punto vista urbanistico che dal punto di vista costruttivo, riducendo tutta la tematica della ricostruzione pubblica degli edifici scolastici in una semplice questione di rigore procedurale, in funzione del rispetto dei tempi programmati, e di tecnologia costruttiva resa obbligatoria in quanto ritenuta la più adatta a consentire il rientro in classe dei ragazzi all’inizio dell’anno scolastico 2017/2018. Anche per questo l’Ordinanza 18 ha previsto tutto con la totale sostituzione dell’art. 5 dell’Ordinanza 14 che tra le tante norme al comma 16 si legge: “Il Commissario straordinario provvede alla sottoscrizione del contratto successivamente all’approvazione del progetto esecutivo da parte della Conferenza permanente, previa verifica dello stesso e sua validazione da parte del responsabile unico del procedimento, che vi provvede entro tre giorni dall’adozione da parte della Conferenza permanente della determinazione conclusiva”. Com’è oramai chiaro alle Pubbliche Amministrazioni, la Conferenza Permanente assorbe ogni tipo di parere anche quello che i cittadini potrebbero esprimere attraverso osservazioni. Neanche una parola sulle condizioni di contesto che, dal punto di vista urbanistico, il caso di San Ginesio evidenzia chiaramente, anche per i non addetti ai lavori, l’assenza della necessaria visione di governo del territorio almeno per adeguare la norma in essere che all’interno della tutela del centro storico prevede l’inedificabilità.

stralcio-san-ginesio

E’ pur vero che le continue modifiche e aggiustamenti dei decreti post-sisma consentono oggi al Commissario straordinario di predisporre ed approvare piani finalizzati ad assicurare il ripristino delle condizioni per il regolare svolgimento dell’anno scolastico 2017-2018, ma qui siamo all’interno dell’area storica, condizione che come minimo avrebbe richiesto uno specifico passaggio dell’ordinanza finalizzato ad attivare le procedure necessarie che si sarebbero potute sovrapporre a quelle edilizie evitando le lungaggini tipiche dell’urbanistica, perché il Commissario sì, può predispone e approvare i suoi piani, ma il tema è da Amministrazione comunale per cui credo che sia impossibile, in assenza di una specifica procedura derogatoria, saltare questo passaggio.
Dal punto di vista edilizio, secondo quanto previsto all’articolo 6, comma 1, dell’ordinanza che fissa le regole costruttive per la realizzazione dei nuovi edifici: “La costruzione di nuovi edifici scolastici… Deve essere effettuata con tecnologia a secco… nel rispetto della vigente disciplina di settore in materia di edilizia scolastica…“. Si parla di tecnologia a secco, guardiamo le immagini dei due progetti resi pubblici.

progetto-scuola-san-ginesio-1-650x507

Il campus urbano di San Ginesio. L’intervento proposto dalla Politecnica delle Marche riunisce in un’unica sede quattro diversi istituti scolastici: una scuola dell’infanzia, una scuola primaria, un Ipsia e un Iis oggi dislocati all’interno del centro storico di San Ginesio e che risultano inagibili dopo gli eventi sismici

rendering-scuola-caldarola

La nuova scuola di Caldarola. Il progetto dello Iuav di Venezia per Caldarola che sorgerà al posto di quella in via di demolizione, antica di quasi cento anni, lungo il viale Umberto, a pochi passi dalla piazza rinascimentale in cui sorgono i principali monumenti affrescati dal noto pittore manierista Simone De Magistris – a cui è intitolata la scuola

Parliamo di tecnologia a secco, una tecnica costruttiva che il nostro mondo rurale del fai da te, contaminato dalla “metal-mezzadria”, conosceva bene: le vecchie “stanche dell’Unes” e qualche “ciappa de zinco” come struttura portante; le “valle de paglia” per le pareti esterne, straordinari esempi di bio-architettura e di sostenibilità. In questi progetti per le nuove scuole post-sisma sarebbe stato sufficiente recuperare e ingegnerizzare quella parte spontanea dell’autocostruzione che portava al riutilizzo di materiali di scarto, invece è stato recuperato anche il risultato, cioè la capanna, sono state progettate capanne supertecnologiche ma non edifici scolastici. Questo è il chiaro segnale del passaggio dal governo del territorio al governo delle persone, l’attenzione del decisore pubblico si è concentrata tutta sulle regole per la ricostruzione dell’edificio scolastico, se poi si costruiranno “nuove capanne” all’interno dei centri storici o in aree tutelate pazienza, l’importante è fare presto …

scuola-belforte-1-400x195

La scuola di Belforte

Qualcuno si ricorda La celebre espressione di Ernesto Nathan Rogers “dal cucchiaio alla città” che ben rappresenta l’approccio che, secondo l’autore, ogni architetto dovrebbe adottare, qui abbiamo coinvolto anche due università… Si poteva fare di più? Sicuramente sì, si poteva fare di più sulla programmazione, si poteva fare di più per i progetti con il supporto di prestigiose università, mi viene in mente un’esperienza personale, un’esperienza di un, allora giovane, architetto di provincia: nel mio passato professionale mi è capitato di occuparmi di scuole e di utilizzare la tecnologia a secco di cui parla l’ordinanza con risultati poco gratificanti dal punto di vista della condivisione collettiva ma sicuramente eccezionali dal punto di vista sismico, parlo dell’ampliamento della scuola media di Belforte realizzato nei primi anni ottanta del secolo scorso dove furono prese in prestito le tecnologie a secco del mondo agricolo interpretandole in chiave moderna. Qualche goccia d’acqua quando piove a vento ma nessuna scalfitura dal terremoto.



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page

Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Gianluca Ginella. Direttore editoriale: Matteo Zallocco
Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X