Da sinistra Edward James Blakely e Cesare Spuri
“Quelle che faremo in questo periodo sono scelte di natura pluridecennale. È importante stabilire un modello di sviluppo per l’economia e il lavoro: questo si fa riflettendo e ascoltando molto”. Così Cesare Spuri, direttore dell’ufficio speciale per la Ricostruzione nel suo intervento di stamattina al convegno all’università di Macerata che ha visto protagonista la gestione del post sisma. Ospite d’onore il commissario Edward James Blakely, invitato direttamente da New Orleans da Actionaid per raccontare il modello che ha permesso di ridare vita alla città distrutta dall’uragano Katrina in tempi record. Spuri ha sottolineato più volte che “per immaginare il futuro dei nostri territori non basta agire nell’immediato o riflettere per poco tempo. Stiamo sterzando in modo che l’urbanistica sia in mano ai comuni – ha detto in risposta al sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini, che nel suo intervento si è rammaricato del poco potere dato ai sindaci – e riusciremo a ricostruire se faremo ognuno la nostra parte. Abbiamo 460 comuni danneggiati, sono cifre inimmaginabili. Rappresentano il 5 percento di tutti i comuni italiani. Bisogna avere capacità di ascolto e saper riconoscere la diversità di vedute. Lo slogan “com’era dov’era”, se vedi venire giù un intero paese, si scontra contro limiti come quello dell’aspetto geologico del territorio”.
Edward James Blakely
Spuri ha anche fatto un mea culpa: “Non siamo stati socialmente vicini alle popolazioni nei luoghi dov’erano state collocate. Ora bisogna accelerare non tanto le casette in sé, che in quanto tali sono solo dormitori, ma la ricostituzione delle comunità. Il 70 percento del personale dell’ufficio Ricostruzione sta ancora lavorando all’emergenza, ai cantieri delle scuole, alle opere di urbanizzazione che devono accogliere le casette”. Blakely, nonostante gli scenari molto diversi, ha offeto la ricetta che gli ha consentito di rimettere a nuovo New Orleans in pochi anni. Oltre a finanziamenti ingenti da Wall Street e a una collaborazione senza polemiche tra istituzioni, il segreto, dice, è stato “ascoltare le persone. Loro sapevano che noi eravamo sempre presenti. Andavamo a sentire le loro storie e a visitare le città dove erano andate a vivere. Il piano per la ricostruzione è stato trasparente, condiviso, così come le decisioni. Abbiamo ricostruito i quartieri in blocco stabilendo come priorità quelle della sicurezza, di un sistema scolastico migliore e di una nuova economia”. Sulla situazione marchigiana, dopo la visita di ieri a Visso e nelle zone del cratere, Blakely ha detto che “i danni sono estensivi e molto gravi e sarà molto difficile riuscire a recuperare la situazione. È molto presto per parlare di ricostruzione. E non si può evidentemente ricostruire come abbiamo fatto in passato. Serve una ricostruzione nuova, che abbia alle spalle la comunità”.
(redazione CM)
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/28/uragano-katrina-new-orleans-dieci-anni-dopo-la-diaspora-degli-afro-americani-poveri-e-il-ritorno-alla-vita-normale-ma-e-la-fine-del-sogno-americano/1958501/
Senti Spuri, tu ti devi occupare dell’ emergenza non della ricostruzione; piano piano state sostituendo la costruzione delle casette , che non sono dormitori come dici , con il concetto di ricostruzione delle comunità!!! Ma ti rendi conto ? A nome di chi parli ? Occupati dell’ emergenza, filosofia e indirizzi strategici socio civili lasciai perdere che nemmeno sai di cosa parli. Dovete costruire le casette e subito se volete che quelle zone risorgano. Però ricordati bene che devi fare in modo di costruire le casette , non parlare di altro che non ti compete . ficcatelo in testa e non perdere tempo con convegni inutili .
In sobrio inglese si dice “bullshits”: il modello-New Orleans è del tutto differente dalla realtà del nostro entroterra, a ulteriore dimostrazione della competenza di chi sta governando questa “emergenza”. Un po’ di sanissimo buonsenso invece di inutili e stucchevoli “mea culpa” (casette per i privati subito, coordinamento a due sensi tra centro e periferie, stalle prefabbricate immediatamente dopo il sisma del 24 Agosto, autorizzazioni snelle a puntellare o a demolire) avrebbero salvato una situazione di giorno in giorno sempre più (volutamente?) irrimediabile e difficile da governare. A me sembra che il messaggio che si vuol far passare sia chiarissimo: la politica non ha alcuna intenzione di far rinascere l’entroterra marchigiano e abruzzese, anzi, è ben felice che si sia finalmente spopolato verso la costa; meno costi, bacini elettorali più concentrati e quindi più politicamente significativi. Il resto… ad majora! In fondo Spuri va ringraziato per l’ennesimo chiarimento che ha lanciato.