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Conti porta il sisma al congresso Psi:
“No al modello Emilia,
si approvi la zona franca”

CAMERINO - L'ex sindaco eletto nel consiglio nazionale con Ivo Costamagna, Giovanni Pierini e Francesco Mantella è intervenuto sul palco con uno sfogo sulla difficile situazione post terremoto. Confermato Nencini alla segreteria del partito

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L’intervento di Dario Conti

 

L’ex sindaco di Camerino Dario Conti ha partecipato nel week end al congresso straordinario del Partito Socialista Italiano che ha confermato a larghissima maggioranza Riccardo Nencini segretario del partito. Il congresso ha eletto nel consiglio nazionale i maceratesi Ivo Costamagna, Dario Conti, Giovanni Pierini e Francesco Mantella.  Conti nel suo intervento ha portato l’attenzione sui problemi delle aree colpite dal terremoto: “Il centro storico di Camerino è stato azzerato, ora è un centro deserto e fantasma. A cinque mesi da quel 26 ottobre scorso, ci sono ritardi immensi. Le casette promesse per primavera ancora non si vedono. Nelle aree individuate ancora, non sono state avviate né le procedure per l’occupazione di urgenza né quelle per gli espropri e non ancora avviate le opere di urbanizzazione. Se entro la fine dell’estate, i cittadini non entreranno nelle casette, il rischio quasi concreto sarà la definitiva spopolazione dei nostri borghi”.

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Riccardo Nencini

L’ex sindaco  chiede leggi straordinarie:  “Leggi semplici, di facile lettura e non decreti od ordinanze complicate ed incomprensibili. A novembre ci si diceva che fare le casette fai da te non era possibile e si cadeva nell’abuso edilizio ora a cinque mesi di distanza ci si dice che possiamo farle. I nostri allevatori, siamo in zona montana all’interno dei monti sibillini, hanno visto le loro stalle crollare per il sisma e sotto il peso della neve; parecchi gli animali morti, ancora devono avere le stalle per riparare e ricoverare il proprio bestiame. Non si comprende come saranno elargiti i fondi per la ricostruzione, le banche ancora non hanno fatto nessun accordo, vero che siamo ancora in piena emergenza, ma nonostante ciò ci si diceva che l’emergenza era finita. Penso invece che l’emergenza finisca quando inizia la ricostruzione. L’ufficio ricostruzione è ancora sulla carta. Intanto la terra continua a tremare la preoccupazione, per non dire la paura, cresce. I sopralluoghi non sono terminati. Le zone rosse, sono ancora rosse, le macerie sono ancora là, non rimosse. Dove ha messo mano la sopraintendenza è tutto crollato. Lungi da noi, oggi, le soprintendenze”.

Poi le critiche alla gestione commissariale: “Non si possono attendere tempi biblici delle gare europee. Si dia più potere ai sindaci. Si abbia il coraggio di rimuovere i commissari, che sembrano inadeguati al loro compito. Non si può prendere ad esempio il modello dell’Emilia e Romagna, dove ancora molti sono nei container. Ha funzionato tanto bene il modello delle Marche per il terremoto del 26 settembre del 1997. Perché non è stato preso quel modello? Oggi c’è una grande debolezza dei sindaci e delle Regioni”.

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La presentazione della proposta Zes a Montecitorio

Conti torna poi sulla zona franca e la proposta di legge firmata dai compagni di partito Pastorelli, Locatelli e Buemi e la consulenza giuridica di Unicam: “La proposta è stata anche trasformata in emendamenti da inserire nell’ultimo decreto legge. Ora vediamo se saranno approvati o se lo stato ed i parlamentari di ogni coloro, perché il terremoto non ha colori politici, vorranno esprimerci ancora il proprio sostegno solo a parole. Mi risulta che ieri la commissione abbia respinto parte degli emendamenti presentati ed in particolare quelli sulla zona franca. Che dobbiamo fare? Invito Oreste e Pia a riprestarli in aula nel corso della discussione per la conversione del decreto. Dobbiamo incalzare il governo”.

 



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