Il maceratese Massimo Cecaro
ai vertici della stampa medica

INTERVISTA - Quale vice presidente dell’Asmi I cura in particolare il settore della sicurezza alimentare e al ministero per la Salute segue uno specifico progetto premiato anche negli Stati Uniti d’America dove dirige la rivista internazionale Journal of Occupational Health & Research

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Massimo Cecaro

 

di Alessandro Feliziani

Il maceratese Massimo Cecaro, medico veterinario specialista e giornalista pubblicista, è il nuovo vice presidente nazionale dell’Associazione Stampa Medica Italiana. L’Asmi, del cui direttivo Cecaro era entrato a far parte già due anni fa, è uno dei più longevi gruppi di specializzazione aderenti alla Federazione Nazionale Stampa Italiana. È stato costituito, infatti, nel 1949 a Napoli per iniziativa di un gruppo di medici e giornalisti. Attualmente l’associazione è presieduta da Mario Bernardini, medico chirurgo e giornalista di Roma.

Dottor Cecaro, qual è la finalità dell’associazione?

 Fondamentalmente è quella di favorire la corretta informazione e divulgazione di notizie d’interesse medico e sanitario.

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Massimo Cecaro ad un congresso a Chicago nel 2014

Qual è il valore aggiunto apportato dal medico-giornalista all’informazione di settore? 

Unisce in sé la necessaria conoscenza scientifica alle capacità comunicative e giornalistiche, in particolare, per divulgare in modo semplice e comprensibile da tutti concetti spesso molto tecnici. D’altronde il medico è portato ad utilizzare terminologie comprensibili solo nel proprio ambiente e, al contrario, il giornalista privo di conoscenze scientifiche, anche di base, è portato spesso a generalizzare concetti dove invece è necessario essere estremamente precisi e fare, a volte, anche precise distinzioni.

Attraverso quali strumenti mettete la vostra preparazione scientifica e giornalistica a servizio della medicina e della stampa?

 Le azioni che l’Asmi svolge sono essenzialmente tre. In primo luogo, promuovere il necessario aggiornamento specialistico degli iscritti per migliorare la loro capacità di comunicazione e per poter meglio contribuire alla tutela del diritto che ogni cittadino ha di essere correttamente informato. Inoltre, svolgiamo in Italia e all’estero, attraverso continui rapporti con le organizzazioni straniere dei giornalisti che si occupano di divulgazione scientifica, iniziative per arricchire la funzione etica e sociale del giornalista specializzato e la dignità della sua professione. Infine, ma non ultimo, agevoliamo il confronto fra i medici e giornalisti non medici che si occupano prevalentemente di problemi riguardanti la salute e l’ambiente di vita e di lavoro.
Tutto, comunque, è finalizzato a contribuire alla diffusione della corretta e completa informazione sanitaria attraverso tutti i mezzi di comunicazione, sempre con giusto equilibrio, accuratezza e rigore scientifico, evitando sensazionalismi e strumentalizzazioni.

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Massimo Cecaro con Len Bruzzese, direttore della Healt Care Journalist

Quindi lo scopo è soprattutto quello di tutelare il lettore in senso lato…

Esattamente. Specialmente oggi, con il grande sviluppo dei media e il grande interesse che viene rivolto ai temi collegati alla salute, c’è sempre più bisogno di salvaguardare i cittadini dalle false informazioni ed evitare che cadano in errore. Uno dei settori tra i più “scivolosi” da questo punto di vista è oggi quella della sicurezza alimentare.

Peraltro nei giornali, in Tv e anche in internet pullulano consigli per le diete e “suggerimenti” alimentari. 

Appunto. Sia in relazione al sempre crescente sviluppo delle rubriche sul cibo, sia a seguito di sempre più frequenti notizie di sofisticazioni di prodotti alimentari, il tema della sicurezza in questo campo sta diventando strategico anche per la nostra associazione.

Lavorate a progetti specifici?

In seno al direttivo dell’Asmi, a me personalmente è stato affidato il compito di seguire tale problematica anche in un contesto internazionale, poiché per il nostro lavoro dobbiamo essere necessariamente in stretto contatto con l’intero mondo medico-scientifico mondiale. Attualmente sono impegnato al Ministero della Salute, presso la Direzione generale degli organi collegiali per la tutela della salute, per la realizzazione di un mio specifico progetto.

Di che si tratta? 

Si chiama “Massi Care”, acronimo di “Method of Aquiring Scientific Specific Information on care” e concerne lo sviluppo e l’implementazione di strategie di comunicazione e valutazione del rischio in materia di sicurezza alimentare. È sostanzialmente un modello di comunicazione strategica da poter utilizzare a salvaguardia del consumatore in materia di sicurezza alimentare e si avvale di un ventaglio di metodi di comunicazione del rischio innovativi finalizzati ad educare il consumatore. Nel 2015 l’ho presentato nel corso di due congressi Internazionali ricevendo in entrambe le occasioni speciali riconoscimenti: prima a San Francisco, in California, al Fct-Food Chemistry and Technology e successivamente a Valencia, in Spagna, al Congresso Internazionale Epidemiology. In quest’ultima occasione Teresa Chahine, docente dell’università di Harvard ha chiesto un coinvolgimento attivo per poter partecipare allo sviluppo di tale progetto. Questo è molto positivo anche per tutta la stampa medica italiana.

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Cecaro alla presentazione del progetto “Massi Care” a San Francisco

Una corretta comunicazione può contribuire a migliorare la salute delle persone?

Assolutamente sì. La salute di una popolazione può essere sicuramente migliorata mediante una buona comunicazione del rischio. I pericoli e relative precauzioni da adottare debbono essere delineate sulla base di riferimenti tecnico-scientifici certi. Solo così i soggetti potenzialmente coinvolti possono acquisire le giuste conoscenze e gli strumenti per riconoscere l’eventuale rischio e quindi prevenire il potenziale danno.

Come si può riconoscere l’informazione corretta e distinguerla dalle false informazioni?

La corretta “comunicazione del rischio”, in materia di sicurezza alimentare, ma in generale nel campo della medicina preventiva e della sanità pubblica, dovrebbe essere gestita attraverso strumenti di facile accesso per il cittadino, arrivando a tutte le fasce di popolazione, con una modalità che sia comprensibile anche da soggetti non esperti e quindi non passibile di fraintendimenti. Un errore di comunicazione, infatti, può provocare come noto serie conseguenze. La qualità delle informazioni, la trasparenza, la semplicità e coerenza del messaggio, la capacità di comprendere i timori della popolazione e la tempestività sono elementi essenziali per comunicare il rischio in modo efficace. Soggetti qualificati, competenti per materia, con pregresse esperienze in ambito di comunicazione e di sanità pubblica, dovrebbero aiutare e facilitare tale delicato processo di comunicazione del rischio.

Oltre che nell’associazione, lei come coniuga nel sul lavoro di tutti i giorni l’attività scientifica e l’attività giornalistica? 

Dal punto di vista strettamente scientifico faccio parte del gruppo di esperti dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), promuovo e partecipo normalmente a congressi internazionali di medicina preventiva per agevolare il confronto su tematiche riguardanti la salute e sono docente a contratto all’università di Teramo. Come lavoro giornalistico dirigo la rivista internazionale statunitense “Journal of Occupational Health & Research” e collabora con “Jacobs Jiurnal of Internal Medicine”, anche questa americana. In Italia cura la rubrica “Sicurezza alimentare” per la testata dell’Associazione stampa agroalimentare.

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Cecaro ad un congegno in Cina

In lei è nata prima la passione per la medicina o per il giornalismo? 

Direi che le ho scoperte contemporaneamente. Quando frequentavo il liceo classico “Leopardi” a Macerata ho iniziato a scrivere e nello stesso tempo decisi di frequentare, una volta conseguita la maturità liceale, la facoltà di medicina veterinaria a Camerino. Poi mentre studiavo all’università collaboravo con alcune testate giornalistiche marchigiane, anche radiotelevisive, ottenendo nel 2004 l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti.

 

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Massimo Cecaro con Andrè Laurent Parodi, presidente dell’Accademia di medicina di Francia

 



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