di Leonardo Giorgi
(Foto di Lucrezia Benfatto)
«La ricostruzione non è la semplice riparazione del rotto, ma fare interventi che dureranno oltre la vita delle persone. Andiamo a ridisegnare la metà delle Marche dei prossimi 50-100 anni». Così Cesare Spuri, direttore dell’ufficio speciale per la ricostruzione, durante l’incontro “Dal profondo della terra” all’asilo Ricci di Macerata di oggi pomeriggio. Un convegno sul sisma partecipatissimo organizzato dalla lista civica Pensare Macerata dove sono intervenuti, oltre a Spuri, il geologo Giammaria Vecchioni e la presidente dell’Ordine dei geometri di Macerata, Paola Passeri. Prevista anche la presenza del responsabile della sezione di Geologia della scuola di scienze e tecnologie di Unicam, Emanuele Tondi, che non ha potuto partecipare per febbre. Pur essendo ottimista per l’arrivo di tutte le casette necessarie entro l’anno, Spuri invita a «piantare i piedi per terra». Solo per quanto riguarda il rilevamento dei danni nelle Marche, mancano ancora da verificare più di 55mila strutture colpite dal sisma.
«E’ uno scenario post-bellico». Spuri sintetizza così la misura degli interventi che saranno da apportare nel centro Italia per riportare la situazione alla “normalità” dopo la devastazione dei terremoti degli ultimi mesi. Secondo il direttore, per rendersi conto dei danni subiti dai territori colpiti dal sisma «bisogna pensare all’Italia dopo la guerra e ai decenni che si sono impiegati nella ricostruzione». Ma nel frattempo sono ancora migliaia le persone senza casa. Come già anticipato nei giorni scorsi, «la volontà è quella di far arrivare tutte le casette prima della fine dell’anno. E’ chiaro – spiega Spuri – che in alcune zone, come Arquata del Tronto, le strutture arriveranno prima di altri comuni». Prima di pensare all’arrivo effettivo di tutte le casette però, Spuri sottolinea che «il problema numero uno della Regione Marche è proprio il sistema di rilevamento danni. Prima di ogni altra cosa, vanno completate le schede Fast e Aedes (usate per capire l’agibilità di una struttura, ndr) per mandare gli ordini per il numero di prefabbricati e necessari e costruire sistemi fognari, reti elettriche, linee telefoniche, fibra, marciapiedi, strade e tutto il resto. La normalità non è solo la casetta, ma il bar, la ferramenta, il parrucchiere. Riportare un centro storico nei comuni, dei luoghi d’incontro. Abbiamo impiegato 5-6 anni per uscire fuori dal terremoto del ’97 che in confronto era uno zuccherino». La valutazione dei danni, anche tramite le sole schede Fast (che utilizzano un metodo più veloce rispetto alle schede Aedes), verrà però terminata completamente solo nei prossimi mesi, specialmente nelle zone più popolose del cratere. «Nelle Marche, fino a gennaio, ci sono state 85mila richieste di sopralluogo – ammette Spuri – e ne mancano ancora 55-60mila. Nei prossimi giorni prenderemo una decisione sul futuro della frazione di Vallinfante di Castelsantangelo, distrutta dal terremoto, e su quello di Pescara del Tronto, per capire se sarà il caso di avere una rivisitazione completa di quelle zone». Tra gli ultimi sopralluoghi anche quello di ieri sera nel quartiere Collevario di Macerata, dove un condominio è stato evacuato (leggi l’articolo).
Rilevamenti di danni che hanno visto in prima linea anche i componenti dell’Ordine dei geometri di Macerata, presidiati da Paola Passeri. Mentre la presidente rinnova il suo impegno e la sua fiducia nella ricostruzione, l’ultimo decreto terremoto ha sollevato alcuni dubbi nei confronti del governo e del commissario straordinario Vasco Errani. «Vogliamo fare la nostra parte – spiega Passeri – ma c’è un problema. Le norme non sono chiare e abbiamo bisogno di tempistiche diverse. Soprattutto abbiamo bisogno di persone che conoscono il territorio». Tra le novità del decreto (leggi l’articolo), una delle più importanti è illustrata dal geologo Giammaria Vecchioni. «A breve – spiega – verrà fatta una microzonazione di terzo livello nel territorio del comune di Macerata. La città verrà divisa in zone e verrà assegnato un indice di rischio sismico per ognuna di esse». «Il pericolo sismico – continua il geologo – aumenta in corrispondenza di zone in cui le onde sismiche si propagano su tipi diversi di suolo». Casi di abitazioni distrutte proprio accanto ad edifici che hanno subito danni solo lievi (come successo a San Severino la mattina del 30 ottobre) o case in cemento armato più lesionate di strutture molto più vecchie viene spiegato proprio così. Un’abitazione costruita su un suolo completamente roccioso è in teoria più sicura rispetto ad un edificio situato su un terreno più leggero dove la roccia rimane più in profondità. Il geologo Vecchioni però rassicura: «I valori di accelerazione massima del suolo a Macerata (gli indici che determinano la pericolosità sismica di una zona ndr) oscillano tra lo 0,175g e lo 0,2g». Quello assegnato ad Amatrice prima del sisma del 24 agosto era di 0,3.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Spuri, un disegno lo saccio fa pure io, però non me di de mette assieme tre mattù. A stete ndichenne l’unica strada che porta a Roma, sci, ma per menà a chi parla troppo e non dice un ca@@o. E basta a parlà, ma a che serve se conferenze, taole, dibattiti, ma pigliete na vanga, na pala un piccò e moccò de cemento e jete do dovete ji, che sete rotto pure lo muro del suono. Ma de che c@@@0 dovete ancora parla? Carancini, da lo bono esempio, passa a piglia a Corvatta e Silenzi, quest’urtimo lo rtroi jo lo mare che a gghià capito che je rmasto solo de portà a spasso lo cà, anche se ogni tando va in america e non se sa che va a fa. Corvatta a comenciato a sparalle strane, non è che Silenzi e jto a piglia lo publiche relescio de Trampe, quillo che ia creato lo riporto roscio immagine per fallo vegne? Ah sete ancora giovani e iete a fatigà ammezzo lo cratere. Addè, quanno se scalla moccò l’aria, vengo su pure io a portavve l’acqua e lo vì quanno sudete, però ve voglio vede reggobbati e a testa bassa.
Svetonio, Vite dei Cesari, libro II (Augusto), paragrafo 30:
Spatium urbis in regiones vicosque divisit instituitque, ut illas annui magistratus sortito tuerentur, hos magistri e plebe cuiusque viciniae lecti. Adversus incendia excubias nocturnas vigilesque commentus est; ad coercendas inundationes alveum Tiberis laxavit ac repurgavit completum olim ruderibus et aedificiorum prolationibus coartatum. Quo autem facilius undique urbs adiretur, desumpta sibi Flaminia via Arimino tenus munienda reliquas triumphalibus viris ex manubiali pecunia sternendas distribuit. Aedes sacras vetustate conlapsas aut incendio absumptas refecit easque et ceteras opulentissimis donis adornavit, ut qui in cellam Capitolini Iovis sedecim milia pondo auri gemmasque ac margaritas quingenties sestertium una donatione contulerit.
Chiacchiere, passerelle, riunioni, tante: Fatti zero.
ecco la cruda verità. è stato peggiore della guerra.
per giunta ripetuto 3 volte: 24 agosto, 26 e 30 ottobre 2016, e gennaio 2017.
tutti i sopralluoghi eseguiti post sisma di agosto sono da ripetere come anche quelli post-ottobre e post-gennaio.
il numero di incontri, convegni, riunioni, passerelle sta ad indicare che i soldi son finiti, soprattutto quelli necessari a rimborsare le sole spese ai VOLONTARI (lo sottolineo sempre) tecnici rilevatori, paragonabili ai medici negli scenari di guerra. solo che questa guerra, come ha detto l’ing. Spuri, ha fatto almeno 85.000 vittime!!!
nessuno però, forse, ha detto chiaramente ancora la principale differenza tra il 1997 e il 2016-2017.
allora non c’era l’euro. stampati i soldi cash per tutti e tutto andato a debito pubblico.
adesso anche rimborsare i tecnici o per togliere la TARI a chi ha perso casa, lavoro e salute, dobbiamo aspettare il permesso della invidiosissima Germania che, immagino, dopo il terremoto ha festeggiato come i famosi imprenditori del post sisma abruzzese.
Per quanto sia possibile consolidare e “rimettere a posto” vecchi edifici….
Questi “vecchi” edifici saranno sempre PIU’ a rischio sismico, rispetto ad una NUOVA costruzione con tutti i più moderni criteri antisismici.
.
Pertanto dovrebbe essere chiaro a tutti che, nelle zone terremotate, sarebbe il caso di sgomberare subito tutto (sia gli edifici crollati che quelli lesionati) e fare TUTTO NUOVO.
.
.
.
L’altra cosa che poco si comprende è come sia possibile che, visto che ci sono decine e decine e decine di ditte (in Italia e all’estero) che costruiscono moduli abitativi, che ci vogliano mesi e mesi e mesi per reperirli e per metterli a disposizione dei terremotati.
.
Un’ultima nota, che hanno fatto notare anche altri:
son mesi e mesi e mesi che (tra visite sui luoghi del sisma e assemblee e comunicati stampa e incontri pubblici e ecc. ecc.) tutti (attori e comprimari, nani e ballerine, politicanti vari, ecc. ecc.) hanno fatto “passerella”, si sono fatti vedere, hanno elargito abbracci e baci, hanno fatto le solenni promesse… Ma ad oggi non mi pare che molto sia stato fatto….
No, scusate, qualcosa è stato fatto: leggevo che quest’anno probabilmente nelle zone terremotate chi non ha più televisore (e casa) non pagherà il canone… emmecojonimeco che sforzo inguinale