«Nessuno ci ha invitato all’incontro con Piercamillo Davigo». Il Comune affida ad una nota stampa la risposta ad una polemica nata su Facebook nella quale si osservava l’assenza di amministratori all‘incontro di ieri al liceo Da Vinci con il presidente dell’associazione magistrati Piercamillo Davigo. Sul web si stigmatizza la mancata presenza di sindaco o assessori. Ma Corvatta risponde alle accuse. «In merito all’incontro sulla legalità svolto nella giornata di ieri all’aula magna del liceo Leonardo da Vinci alla presenza del presidente dell’Associazione nazionale magistrati Piercamillo Davigo, spiace che alcuni abbiano rilevato con rammarico l’assenza del sottoscritto e dell’amministrazione comunale. Purtroppo non sono stato contattato in alcun modo dagli organizzatori: avrei portato volentieri il saluto della città ad un’iniziativa su un tema serio e importante come quello della legalità, davanti ad una figura di rilievo come il dottor Davigo. E’ opportuno precisare che l’amministrazione comunale aveva concesso ad agosto il patrocinio all’iniziativa, che era stata fissata per il 19 novembre 2016».
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Gli assessori e il sindaco sono stati avvisati della variazione della data dell’incontro con Davigo il 27 dicembre 2016, con una email alle 21.15.
Il patrocinio del comune era gratuito.
Il martedì 10 gennaio 2017 nella pagina Del Resto Del Carlino c’era l’articolo dell’ incontro dedicato alla legalità.
Se avessero voluto partecipare sarebbero stati accolti a braccia aperte, come tutti i cittadini che lo hanno fatto.
Vai così Corvatta, una ca@@@ta in più o una in meno che ti cambia? Quello che non capisco e perché non rompi il riserbo su una tua eventuale candidatura ( suicida per chi te la offre )dopo 5 anni che rompi i bulloni in maniera psicopatica. Eh sì, facci caso Corvatta, tu non rompi i gioielli come fanno tutte le persone normali. Ogni volta che lo fai tu, tocca sempre chiedersi: ” Ma che sta a dì, pure stamattina vino e brioche “.Ma rimani a Portorecanati, dove non ti conoscono e forse ti apprezzano. ” Aho, lo sai cusé quel ciambotto, è el sindaco de Civitanova “.Corvatta, la mattina che fai quando passi l’Asola, fiumiciattolo fogna che segna l’inizio del territorio civitanovese, ti guardi indietro e solennemente dici ” Alea iacta est “? Oppure ti accontenti di un semplice e più comprensibile ” Il dado è tratto “. Comprensibile per te, perché per molti è diventato misterioso il motivo per cui non indietreggi davanti ai barbari civitanovesi. Corvatta, non posso negare che tu sia una persona enigmatica, difficile da inquadrare in un determinato cliché, sfuggi. La prima volta che uno parla con te rimane un po’ perplesso, si chiede se sei stato a sentire, perché rispondi acca se si parla di zeta, che cos’hai capito e soprattutto se hai capito? Il dubbio si intrufola, si inerpica, si contorce, si nasconde per poi mostrarsi in tutta la sua controversa natura che mantiene, lasciando un senso di vuoto, una leggera vertigine e una domanda a cui si vorrebbe rispondere ma ancora non si hanno elementi sufficienti per renderla apparentemente, almeno accettabile. Per fortuna c’è una seconda volta, tutti ci meritiamo una seconda occasione per quanti sbagli possiamo aver fatto nella vita, questa non è certo la più ambita, però toglie l’affanno del pensiero corto rimasto senza tanto respiro, spezzato, assetato di sapere la verità ,stanchi di sentirci psicologicamente atterriti di fronte alla soluzione dell’ancora indefinito. Ecco, abbiamo l’occasione di riparlare con il Corvatta. Capiamo subito l’inutilità di discutere in due e quindi lasciamo che sia lui solo a trasmettere “ il Verbo “, non si capisce che cosa dice e perché lo dice e che attinenza può avere non con quello per cui ci siamo recati da lui, ma proprio in generale. L’impressione è di sentire suoni gutturali buttati lì per caso, ma poi si capisce che sta dicendo qualcosa che a lui sembra concernete a che non si sa e allora uno per educazione considerando che ti trovi davanti aho, ad un sindaco, finisci di ascoltarlo, tanto non sai di che parla, lo saluti e vai via mentre lo vedi che continua a parlare, aiutandosi anche con la gestualità delle mani. Crede di aver davanti il suo pubblico, formato da ombre, spiriti, Silenzi, mostri, insomma tutta roba per Dylan Dog, l’investigatore dell’incubo. Esci dal comune, fai un bel respiro e ti accorgi che il dubbio non ha avuto risposta, ma te ne freghi altissimamente sapendo che non ti concederai più un’altra occasione di parlare con Corvatta, uomo di altri tempi anzi proprio di un’altra dimensione, dove gli auguri finalmente di trovare quella pace che lui sta togliendo agli altri.
La domanda è se sapeva dell’incontro oppure no.