di Sergio Sgarbi*
Grazie all’iniziativa di pochi ma lungimiranti viticoltori della provincia di Macerata che credevano nel vitigno Maceratino, il cui areale si identifica con il territorio della provincia, nel 1975 il vino Colli Maceratesi Bianco è stato promosso a Doc stabilendo un contenuto di Maceratino non inferiore al 70%. Dopo l’approvazione della Doc ai pochi viticoltori promotori della denominazione si unirono tutti gli altri vinificatori i quali hanno sempre più apprezzato il Maceratino come base principale, se non esclusiva, della Doc. Infatti, dopo diverse sperimentazioni hanno deciso di migliorare il Colli Maceratesi Doc aumentando la quantità di Maceratino rispetto a quella stabilita nel 1975. Pertanto, dopo una serie di analisi sensoriali e riunioni i viticoltori marchigiani, che facevano parte del consorzio hanno deciso di aggiornare il disciplinare che è stato poi approvato nel 2000 nella nuova denominazione chiamata Colli Maceratesi Ribona, o, dal grande pubblico, semplicemente Ribona, che stabiliva il contenuto di Maceratino, come minimo, all’80%. Attualmente, quasi tutti i viticoltori producono il Colli Maceratesi Ribona con percentuali di Maceratino che arrivano per lo più al 100%. Il Colli Maceratesi Ribona può essere prodotto anche nella tipologia Spumante e Passito.
Molti si chiedono da dove derivi il Maceratino. Il professor Attilio Scienza dà una risposta a questa domanda. Il suo studio “ Vitigni d’Italia” del 2001, infatti, sostiene che il Maceratino è un “vitigno conosciuto da lungo tempo nelle Marche e che probabilmente fa parte del numeroso gruppo dei Greci”. Ogni azienda vinicola ha un proprio sistema produttivo che riguarda le diverse fasi del processo di vinificazione. Alcuni viticoltori praticano la potatura verde per avere una minore produzione e quindi un prodotto migliore, altri raccolgono il prodotto differenziando la produzione secondo la maturazione dell’uva. Per la fermentazione, alcuni praticano la criomacerazione, altri la temperatura controllata; inoltre, alcuni aggiungono lieviti selezionati, altri non aggiungono nulla lasciando lavorare solo i lieviti propri dell’uva. Dopo la fermentazione per l’affinamento del vino alcuni utilizzano botti di legno, altri contenitori di inox o di cemento vetrificato. Quindi, ogni azienda segue un proprio processo produttivo con l’obiettivo di ottenere un prodotto migliore rispetto all’anno precedente. Queste diverse pratiche di processo, che non sono altro che una continua sperimentazione, dimostrano che i vignaioli hanno grande entusiasmo ed, inoltre, che il Ribona ha ancora grandi margini per crescere qualitativamente.
Tuttavia, per ottenere un vino di alta qualità, oltre a praticare un ottimo processo produttivo, è necessario coltivare i vitigni con le migliori pratiche agronomiche esistenti per ottenere un’uva sana che poi va vendemmiata quando ha una giusta maturazione, cioè con un giusto rapporto tra i diversi componenti del mosto, in particolare, zucchero e acidità.
Il Ribona è prodotto da piccole aziende, per questo la sua qualità varia di anno in anno. Ciò è positivo: vuol dire che ogni anno beviamo ciò che la natura ci dà senza aggiungere al vino componenti estranei al mondo viticolo naturale. Il vino delle grandi imprese, invece, mantiene ogni anno la stessa qualità che si ottiene grazie alla tecnologia e alla correzione sul vino base con altri vini e con altri prodotti che, talvolta, possono nuocere alla salute. Per questo è preferibile il vino delle piccole e medie cantine maceratesi.
Il Ribona, ha un colore giallo paglierino, è sapido, ha la giusta acidità che spetta a un vino bianco e un olfatto che ricorda i fiori gialli. Si sposa bene con i primi piatti non di carne, con i secondi di pesce. Il Ribona Spumante, invece, è ottimo come aperitivo e a tutto pasto, mentre il Ribona Passito è ottimo con i dolci, specie quelli marchigiani. Le aziende vinicole marchigiane, come sopra detto, hanno una dimensione piccola. Per questo è importante lo scambio di idee tra produttori che si svolge durante l’anno sui temi più svariati presso l’Enoteca Civica di Macerata voluta dalla Cciaa provinciale soprattutto per promuovere sinergie tra le aziende.
Il territorio maceratese gioca un ruolo fondamentale nel determinare il suo ottimo vino. Ciò è sostenuto dal professor Salvatore Santini che nel suo studio “ Ampelografia del Circondario di Macerata” edito nel 1877. considera il territorio maceratese formato “da una parte piana soverchiata dalla collina, la quale per giacitura, esposizione, composizione ecc. si presta in modo singolare alla vegetazione della vite. Baccus amat colles, si è detto fin dalla più remota antichità e lo si ripete fin oggidì, in seguito a secolari osservazioni ed esperienze”. Il Santini, inoltre, sostiene che nel maceratese, per opera del favorevole territorio, del suo calore e luce nonché dei viticoltori, maturano degli ottimi grappoli d’uva che non possono che dar luogo a ottimi vini.
Anche il professor Andrea Bacci di Sant’Elpidio a Mare, storico dell’enologia, medico, archiatra del Papa Sisto V e docente a “La Sapienza” di Roma parlò in modo diffuso della coltura della vite nelle Marche in uno dei sette volume nel grande trattato “ De Naturale Vinorum Historia” edita nel lontano 1596. Bacci fu il primo a capire che la qualità di un vino dipende dal territorio, cioè dalla qualità e struttura del terreno, dai benefici dell’aria, dalla posizione del sole rispetto al territorio stesso, dal vento più o meno caldo, dagli influssi del mare. Bacci ha messo in luce quello che poi i francesi, molto più tardi, hanno chiamato terroir sulla cui base, intorno alla metà del 1800 hanno poi classificato i loro vini. In sostanza il Bacci identifica il vino con il territorio. Per cui, non è esagerato dire che il RIbona, dato che si produce solo nella Provincia di Macerata, è il territorio. Quindi. se bevete il Ribona bevete il territorio, cioè, quello che Leopardi vedeva dal suo giardino di Recanati: il lontano mar, i monti azzurri e i dolci colli. Chi desidera conoscere le cantine che producono il Ribona navighi sul sito: www.collimaceratesidoc.it
*Sergio Sgarbi, economista, studioso di enologia e della storia del vino, già presidente del Consorzio Colli Maceratesi Doc e vice presidente dell’Istituto Marchigiano di Tutela (Imt)
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati