di Gianluca Ginella
Duplice omicidio di Cingoli, le analisi sulle celle telefoniche escludono che uno degli imputati fosse presente sul luogo del delitto. E’ emerso oggi all’udienza di Corte d’assise che si è svolta al tribunale di Macerata e nel quale sono sotto accusa per omicidio volontario tre persone: il bodyguard Alex Lombardi, 41 anni, residente a Polverigi, Marco Pesaresi, 35enne di Filottrano, Jonny Rizzo, 33 anni, pescatore di Chiaravalle. In aula è stata ricostruita una indagine svolta sia con accertamenti sul campo, che tecnici con intercettazioni e una complessa analisi di celle telefoniche.
I carabinieri hanno ricostruito la notte del 25 maggio 2011 e i movimenti dei marocchini uccisi, Hassan Abbouli e Youness Inani (entrambi avevano 30 anni), e degli imputati. L’omicidio sarebbe avvenuto intorno alle 22 e l’agonia per i due giovani uccisi sarebbe iniziata alle 22,15 (lo proverebbero tentativi di telefonate fatte da uno di loro, fino a quando, alle 22,39 i cellulari non hanno più dato segnali). Omicidi che potrebbero essere avvenuti in una località differente da San Faustino, dove vennero ritrovati i corpi, e portati lì in seguito. Se però le celle telefoniche dicono che i telefoni di Lombardi e Pesaresi si trovavano in quella zona prima delle 22 quando c’erano stati tra loro contatti telefonici, e dopo le 23 (nel mezzo erano stati spenti), non è compatibile quello di Rizzo. «L’omicidio è avvenuto attorno alle 22, perché ci sono tentativi di telefonate fatte da uno dei marocchini – dice l’avvocato Vando Scheggia, che difende Rizzo –. Dalle indagini fatte sui tabulati telefonici è risultato che tutta la giornata del 25 maggio del 2011, quella in cui è avvenuto l’omicidio, è stato ad Ancona. Ci sono telefonate fino alle 22 (alle 22,05 c’è una chiamata ricevuta dalla moglie, durata 60 secondi) e poi c’è una ulteriore telefonata alle 23 (esattamente alle 23,14, ndr). Morale: le telefonate fatte in Ancona sono incompatibili con il luogo dell’omicidio, per andare a Cingoli ci vuole un’ora. Quindi si è dimostrato che Rizzo fisicamente non c’era sul luogo dei delitti». «Rizzo certamente non può avere sparato, potrebbe però aver partecipato all’omicidio in un altro modo, ad esempio aiutando ad occultare i cadaveri» dice l’avvocato Alessandro Brandoni, che assiste i familiari di Abbouli, parte civile al processo. «Che i cellulari di Lombardi e Pesaresi agganciassero le celle telefoniche di Cingoli mi sembra scontato, perché ci abitavano in quei luoghi. Più o meno all’ora del delitto risulta che Lombardi stava al telefono con un cugino, c’è una chiamata di circa 2 minuti – dice l’avvocato Fabrizio Belfiore –. Tra le cose che ci lasciano perplessi c’è il movente, quello della rapina di 100 chili di hashish alle due vittime. Come è stato evidenziato in dibattimento Lombardi non risulta fosse tossicodipendente, né spacciatore, né che avesse a che fare con la droga. Uno che non vive in quell’ambito, che se ne fa di 100 chili di droga? A chi la vende? Oggi è invece venuto fuori che erano spacciatori di un certo livello, Inani e Abbouli. Probabilmente stavano anche in un giro importante. Con tutto il rispetto per i defunti, mi pare che dietro ci fosse una situazione delinquenziale importante, non lo dico io, lo dicono oggi i carabinieri che dicono che erano persone conosciute nell’ambiente dello spaccio di droga». Intanto ieri per Lombardi, che si trova in carcere, c’è stata l’udienza del Riesame in Ancona dopo che la Cassazione ha annullato con rinvio la precedente pronuncia del Riesame sulla custodia in carcere. A oggi non si conosce l’esito dell’udienza, Lombardi resterà comunque in carcere per un provvedimento relativo ad un altro omicidio per cui è indagato, relativo all’uccisione di un barista di Filottrano, Sauro Valentini, che il 19 maggio 2011 venne gambizzato da due rapinatori e morì alcuni mesi più tardi. «La Cassazione dice che gli elementi che l’accusa muove verso il mio assistito possono essere spiegati in altri modi» spiega l’avvocato Belfiore. Il terzo imputato è assistito dall’avvocato Francesco Voltattorni.
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