Nadia Moreni
«Mia madre Felicetta è anziana e si sta riprendendo da una frattura al bacino, non può più stare nella casa di riposo perché è inagibile e adesso, dopo aver dormito nella ex mensa della Quadrilatero, si trova in una sala convegni ma già sa che non potrà rimanere». Felicetta è la madre della farmacista di Muccia, Nadia Moreni, che ha tenuto duro anche se la sua farmacia era inagibile dopo il terremoto di ottobre. «Ora che inizia a muovere i primi passi con il girello – dice Moreni – non riesce ancora a trovare un tetto sicuro dove poter stare tranquilla». Così la farmacista di Muccia racconta in una lettera tutto lo sconforto di chi, come lei e la madre, è rimasto a lavorare e a vivere nelle zone colpite dal sisma. Dove la volontà di lottare si scontra con un’emergenza «non ancora finita – dice Moreni – Le nostre vite sono cambiate radicalmente in quei pochi secondi e sarà davvero dura tornare come eravamo. Ma io continuo la mia battaglia, non posso fare altrimenti. Il mio servizio costante ai clienti soprattutto in questo momento di maggiore bisogno, è imprescindibile».
Crolli a Muccia dopo il sisma del 30 ottobre
Dopo che il sisma ha costretto la farmacia a trasferirsi temporaneamente nella parafarmacia, racconta Moreni, «sono riuscita ad ottenere dalla Federfarma nazionale un piccolo container da posizionare nell’area di Muccia che diventerà il nuovo centro del paese, ospitando anche la scuola elementare, il municipio, l’ufficio postale, la banca e l’ambulatorio medico. Ma parlare di normalità è davvero difficile. La gente che è tornata dalla “deportazione” lungo le coste è davvero poca. Questa spiacevole situazione ha fatto sì che molti abbiano scelto definitivamente di trasferirsi altrove: chi per aprire la propria attività commerciale (chi aveva la struttura danneggiata ha pensato che visto la scarsità di clienti, sarebbe stato inutile acquistare o noleggiare un container), chi per iscrivere i propri figli alle scuole di Loreto, Recanati e Civitanova ed evitare che frequentino l’anno scolastico in un tendone. La situazione di incertezza che ci pervade ci fa sentire davvero abbandonati dalle istituzioni. Ancora non sappiamo quando verranno consegnati moduli abitativi, figuriamoci le casette di legno. Chi può, si sta organizzando a proprie spese acquistando o costruendosi una casetta sul proprio terreno. Gli altri si sono già trasferiti in cerca di un “nuovo futuro” altrove».
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Cara dottoressa Moreni, tutto vero quello che dice, ma di chi la colpa? Quando il “generale” non sa comandare le truppe, la guerra si perde. Il generale, ovvero il nostro sindaco, mi pare solo impegnato al cellulare o in riunioni fiume monopolizzando anche le poche forze che ha a disposizione. Se invece di proporre un sodalizio impossibile Carnevali-Cacciatore a favore dell’immobile di Varnelli che non ha il coraggio di espropriare come la Orim, se invece di preoccuparsi di spianare il terreno per il fruttivendolo che viene da fuori, si preoccupasse anche di creare uno spazio per Fruttilandia o per il negozio di alimentari di Mancinelli, forse le cose potrebbero andare meglio. Se poi avesse il buon gusto di leggere e capire l’opportunità e la potenzialità che gli da il decreto terremoto, magari facendoselo spiegare, se non lo capisce, da un suo legale a cui è abbonato per far causa ai cittadini, forse Muccia potrebbe stare un po’ meglio. Facciamo un comitato cittadino che lo costringa a vedere i problemi senza favoritismi e in trasparenza, senza la confusione e l’immobilismo attuali. Fare il sindaco di paese, promettendo a desta e a manca in tempo di elezioni è facile, difficile è farlo quando bisogna battere i pugni e confrontarsi con politici e tecnici di spessore imponendo i suoi voleri. Il sindaco in questo momento è la massima autorità e quali sono le azioni fino ad ora che lo dimostrano? Se ci sta io sono pronta, è necessario passare dal lamentarsi a fare i fatti.