di Gianluca Ginella
Un giorno ci incontreremo e parleremo d’altro, del tempo magari e non sarà così male, delle vacanze, forse, di cose banali, ma di qualcosa comunque che non sia il terremoto. Succederà prima o poi. Così com’era tre mesi fa, quel giorno d’estate che abbiamo scordato: il 23 di agosto. Perché circa 30mila scosse fa, 23mila sfollati fa, centinaia e centinaia di crolli fa, miliardi di volte la pronuncia della parola “sisma” fa era un giorno d’estate. Chi lo ricorda? Che pensieri avevamo? Da allora è passato un tempo i cui confini si sono allungati ben oltre a tre mesi.
C’è stata la paura, ci sono stati i crolli e gli abbracci, ci sono state le gambe che tremavano, i boati sulla montagna ad annunciare le scosse, ci sono stati i massi caduti sulle strade per Castelsantangelo sul Nera e Ussita, ci sono state le case lasciate di fretta con le cose preziose o del cuore abbandonate, i cumuli di macerie nei vicoli, i collegamenti in cerca di notizie sul sito Ingv, ci sono state persone nuove, ci sono state le brandine e le tende, l’accento di come si parla sulla costa, i ritorni a scuola, il coraggio di molti nella paura di tutti, c’è stato il giorno con i vigili del fuoco e il caschetto in testa che si è rientrati a casa per prendere quanto lasciato.
E c’è stata la notte terribile del 26 ottobre, con tutte le case che hanno tremato, i muri come canne al vento, la corsa lungo le scale che tanti hanno fatto, la fuga nelle piazze, i cellulari in tilt, gli ombrelli aperti sotto la pioggia incessante, quel denso buio che si attaccava alla pelle, e poi le ore insonni con la paura di una scossa peggiore. E quando tutta quella paura è finita, il 30 ottobre è tornata con una scossa peggiore che alle 7,40 del mattino ha svegliato tutta la provincia, ha causato evacuazioni in una trentina di comuni e da quel momento la vita di migliaia di persone non è più stata la stessa.
C’è stata Linda Cappa, che a 19 anni, persa la casa si è messa ad aiutare i volontari, ci sono stati gli allevatori con le lacrime agli occhi che osservavano le stalle inagibili e non volevano lasciare le loro abitazioni, ci sono stati i sindaci che non hanno mollato, che a volte hanno urlato per chiedere aiuto, ci sono stati gli anziani che dopo una vita intera hanno lasciato i comuni in cui hanno sempre vissuto e lassù hanno lasciato qualcosa di simile ad una parte del cuore, ci sono stati i cani che abbaiavano senza padroni, ci sono stati gli occhi di chi ha guardato macerie e ricordato com’era una volta, ci sono stati gli operai alla Nerea e alla Svila che sono tornati al lavoro, c’è stato il rettore Flavio Corradini che ha lanciato l’hastag “#ilfuturononcrolla”,
c’è stato il fiume Nera che ora è ingrossato e fa paura, ci sono stati i condomini sventrati di San Severino, e gli studenti fuggiti a Camerino dalla casa dove è crollato il campanile di Santa Maria in via, ci sono state le famiglie che si sono salvate per un soffio, e quelle che con i borsoni hanno attraversato città di strade deserte. E ci sono stati i tanti che sono venuti, dal presidente del Consiglio, al presidente della Repubblica, a dire «vi aiuteremo» e c’è adesso l’attesa dei fatti. L’attesa di ricostruire, e di un decreto che troppo lentamente si muove, e tutti attendono in questa provincia e in regione per poter ripartire dopo 3 mesi infiniti. La vita delle persone attende la burocrazia, ma la burocrazia non deve essere più importante di chi non ha casa, di chi non ha lavoro, di chi rivuole soltanto quello che aveva il 23 agosto, il 25 ottobre, il 29 ottobre.
E serve, con la ricostruzione di ridare vita ai territori e, come proposto da questo giornale, realizzare zone extra doganali per aiutare le aziende. Perché le scosse hanno messo sempre più persone nei guai, e i guai, quando non si risolvono presto, crescono e coinvolgono ancora più gente. Così che a San Severino, ma forse è solo una leggenda, dicono che ci si saluti non con un ciao, ma dicendo: «Tu sei agibile o inagibile?». Leggenda o no, è una domanda che la ricostruzione deve far sì che non venga mai più posta da nessuno. Gli splendidi centri dei Sibillini devono risorgere ma con la sicurezza che chi ci vive non perderà la casa e non rischierà di morire per una nuova scossa. L’antico va rifatto dalle fondamenta con strutture capaci di reggere ai terremoti. Ma se vale per preservare intatti i borghi, non dovrebbe valere per le strutture pubbliche che, visti i grandi problemi avuti tra municipi e scuole inagibili, andrebbero realizzate in edifici moderni, possibilmente ben progettati anche esteticamente, in modo da essere una attrattiva in più per i territori.
E così verrà un giorno un’estate, le persone parleranno d’altro e ci sarà un turista che entrerà a Visso, per dire, si fermerà sulla piazza ad osservare le facciate restaurate della chiesa e del museo, farà qualche passo, siederà ai tavolini arancioni della piazza e rimarrà lì, sorpreso della bellezza che si nasconde sui Sibillini. Non saprà e non avrà visto i crolli, le pietre cadute sui selciati, quelle che si sono staccate dalle facciate delle case che ornavano, e non saprà di quegli spaventapasseri che erano stati messi dopo il 24 agosto per essere di buon auspicio e che per tanto tempo sono rimasti i soli abitanti del centro. E non potrà sentire quell’allarme che per giorni è stato l’unico suono nel cuore di Visso e che nessuno sapeva da dove venisse. Sarà così, in un giorno in cui la paura che è stata sarà volata via, lasciando spazio all’estate che avrebbe dovuto essere e che finalmente sarà arrivata.
(foto Federico De Marco, Lucrezia Benfatto, Andrea Petinari)
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I crolli all’hotel Domus Laetitiae
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Dispiace tanto!!
Come saremo è una bella domanda…
Sarà molto ma molto difficile che la paura andrà via dentro di noi , io parlo x me soprattutto
Tornata ora a Macerata, dopo una giornata passata con amici ad Appennino, frazione tra Pievetorina e Visso. Bene ancora si trema… Dalle 16,00 alle 17,45 ci sono state quattro scosse da 3 a 3.2… La terra non si ferma, ormai sono costretti alla convivenza con essa…
A parte la cronaca locale.. sembra tutto dimenticato per il resto d Italia .. non facciamo più audience
E’ cambiato tutto…..
Articolo puntuale e preciso! Ma la domanda è: ma i fantomatici aiuti quando arrivano? Il silenzio dei media nazionali su questa tragedia è eloquente.
E intanto mentre scrivo la terra trema ancora.
Niente sarà come prima. Visso, Castelsantangelo, Ussita e tutti gli altri comuni colpiti per sempre nel cuore.
E poi ci troveremo, come le star, a bere del whisky al Roxy Bar.
bellissimo articolo ma ogni parola e ogni foto per me è sempre come un pugno nello stomaco….quanta paura e quanta tristezza……
Stasera ce rifa gia 3 ….se sono sentite bene
Noi marchigiani non abbiamo bisogno di giornali o tv, ce rimbocchiamo le maniche da soli e camminiamo a testa alta dopo aver lavorato a testa bassa. W le Marche, sempre e per sempre!
Adorata Visso…
Mi dispiace molto.
Sensazioni di sbandamento continue… scricchiolii sospetti… fino a quando?… a quando il ritorno alla normalità
È molto raro che la vita torni al vostro capezzale, ovunque voi siate, in un modo che non abbia la forma di uno scherzo da prete.
Seamo abandonati !!!!!!