Dagli States a Macerata,
una coppia per Trump:
“Ecco perché ha vinto”

Il punto di vista di Claudio Brusca e Barbara Innocenti, da un anno in Italia dopo una lunga parentesi di vita negli Usa. Sul neo presidente: "Incarna il sogno americano e anche se tratta male le persone, o gestisce male un tweet, rappresenta la vera opportunità di perseguirlo". Alle critiche da Italia e Europa: "Mossa sbagliatissima, avremo a che fare con lui tutti i giorni per i prossimi 4 anni"

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Claudio Brusca

di Claudio Ricci

Claudio e Barbara: la faccia dell’America che preferisce Trump o che in nessun caso avrebbe votato per Hillary . Italiani emigrati negli States e ora di ritorno a Macerata spiegano perché il tycoon l’ha spuntata su Hillary Clinton, spiazzando gli opinionisti di tutto il mondo e i molti che in Europa e in Italia facevano il tifo contro. Quella che nei mesi i media, soprattutto statunitensi, hanno propinato come “la minaccia” per gli equilibri geopolitici mondiali (punti interrogativi sulla ridiscussione dei rapporti con Cina e Russia e dubbi sui patti economici transatlantici) è ora l’uomo solo al comando. Eppure l’America, quella delle aree interne, fatta di una miriade di realtà così diverse tra loro e non quella internazionale ed omologata delle megalopoli delle coste, ha votato per lui. Perchè?

“Lui è un americano al 100%”, è la risposta secca e pragmatica di Claudio Brusca 64 anni, maceratese d’adozione, carriera da informatico in giro per il mondo culminata nel 2005 con l’approdo alla fornitrice di servizi Foster Wheeler di Houston in Texas. Qui conosce Barbara Innocenti, 49, italiana anche lei, ma di Bergamo. Biologa (specializzata in neuroscienze) in forze, nel suo peregrinare accademico a stelle e strisce alla prestigiosa Mayo Clinic di Rochester in Minnesota, eccellenza tutta americana a cui si affidano capi di Stato e premier da tutto il mondo. Entrambi pienamente inseriti in quella fetta dell’elettorato medio-alto, terreno di gioco prediletto della sfida senza esclusione di colpi, tra il miliardario e l’ex segretario di Stato.

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Barbara Innocenti

Due mondi sostanzialmente differenti però. Barbara non avrebbe toccato il quadrante rosso (quello che nel voto elettronico, sul touch screen, è associato ai Repubblicani). Ma di sicuro non avrebbe scelto neanche Hillary. In lei troppe contraddizioni culminanti in un “femminismo portato all’eccesso – commenta – con evidenti contraddizioni antifemministe nel metodo”. “Uno staff di sole donne”, non indica necessariamente una affermazione di parità. Lei che all’università, in America, ha lavorato con donne che mai avrebbero permesso alle colleghe di fare passi in avanti.

Claudio non ha problemi ad ammettere: “Avrei votato per Trump. Incarna il sogno americano e anche se tratta male le persone, o gestisce male un tweet, rappresenta la vera opportunità di perseguirlo”. Il caso messicani: Anche la minaccia della costruzione di un muro di confine non ha fatto desistere molti messicani dal votare per lui. Motivo? “L’illegale che lavora negli Usa ha votato per Trump, perché lui ha promesso la possibilità di perseguire il sogno”.

Ma né Claudio né Barbara avrebbero potuto votare. Stop. Una parentesi sul sistema elettorale Usa. Una macchina mastodontica, quanto approssimativa. Esempio: Claudio e Barbara per legge non hanno diritto al voto perché dotati nella loro permanenza solo del visto per motivi lavorativi. “Nonostante questo, avremmo potuto recarci alle urne ed esprimere la nostra preferenza – rivela Claudio – Perché in ogni caso non è obbligatorio archiviare i risultati”. Chiusa parentesi.

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Il presidente Usa Donald Trump

Anche da questo aspetto (tutt’altro che trascurabile) deriva un bisogno di onestà, chiarezza e trasparenza forte che i due mandati di Obama non hanno soddisfatto. Anzi. L’Obamacare, così benvista nell’Europa dei welfare state, lì è una creatura imposta dall’alto che niente ha che fare con il modo di intendere il rapporto stato-individuo tipicamente americano. “La maggior parte rinuncia all’assicurazione sanitaria – puntualizza Barbara – per avere più soldi in busta paga”. Una riforma, gestita in modo “strumentale per favorire alcune classi o compagnie assicurative” sottolinea Claudio. Un processo che ha portato “diversi Stati già poveri per la crisi ad indebitarsi ulteriormente. In particolare in quelle parti d’America dove le industrie hanno delocalizzato aprendo la voragine della disoccupazione (il vero mostro da battere) che Donald ha messo tra le priorità del suo mandato.

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Hillary Clinton sconfitta alle elezioni per la Casa Bianca

Nella testimonianza di Claudio e Barbara quello degli Americani per un personaggio così controverso, è stato un atto di fede. Fede persistente nel sogno su cui si è costruito il Paese: le possibilità possono diventare reali a patto di sapersela cavare in una terra selvaggia, dove la mobilità sociale è praticamente inesistente, dove i messicani puliscono gli uffici, i neri al massimo lavorano come amministrativi, mentre 9 su 10, nei piani alti, sono bianchi. Nonostante i proclami, tanto discussi e criticati, il magnate del mattone ha saputo volgere a suo favore la distanza che ha allontanato la dirigenza democratica dalla classe popolare. “Gravissimo – scandiscono entrambi – l’errore con cui Hillary ha chiamato reietti gli elettori di Trump”. Lo stesso tipo di errore che secondo Claudio ha commesso e stanno commettendo l’Europa e l’Italia: “Che venga così sottovalutato e attaccato è una mossa sbagliatissima. Non si capisce che avremo a che fare con quell’uomo tutti i giorni per i prossimi 4 anni. Un errore che prima o poi pagheremo”.

Grazie a Donatella Donati che ha reso possibile questo incontro

Trump, anche visto da New York, è lontano

 

 



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