Per reagire al terremoto
serve anche il ciauscolo

Gravi danni a Castelsantangelo sul Nera ma questo sopraffino insaccato fa simbolicamente sperare nella ripresa

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di Giancarlo Liuti

Castelsantangelo sul Nera è un paese di trecentodiciotto abitanti che la notte del 24 agosto scorso ebbe la sventura di trovarsi molto vicino all’epicentro del terremoto di Amatrice – 6,1 gradi Richter – e ne riportò gravi danni. Altri centri montani maceratesi furono colpiti, ma non con la stessa violenza. Non vi furono vittime, ma gran parte delle case sono state dichiarate inagibili e per le persone si dovette allestire una tendopoli. Il sindaco Mauro Falcucci teme per il futuro del suo centro e non cessa di chiedere soccorso alle pubbliche istituzioni nazionali, regionali e provinciali, in alcuni casi anche alle associazioni private e perfino a singoli cittadini, come per la ricostruzione della distrutta casa di riposo “Paparelli”, dove quella notte c’erano venti assistiti che si riuscì appena in tempo a porre in salvo. E le risposte di solidarietà non sono mancate, ad esempio da parte degli sportivi affiliati alle “Nordic Walking “ che hanno raccolto una bella somma proprio per la “Paparelli”. Ma ci vuole molto di più, specialmente dagli enti pubblici, che per la drammatica situazione in cui versa Castelsantangelo dovrebbero avere una sensibilità particolare.

La casa di riposo di Castelsantangelo

La casa di riposo di Castelsantangelo

Quella di montagna è gente forte, che non si lascia sfibrare dall’autocommiserazione. Il novantenne Luigi Falcucci, per citarne uno fra tanti, stava in tenda e ha detto: “Qui mi trovo bene, sono preoccupato solo per le mie galline”. Gente carica di storia, con quel dignitoso fatalismo che viene dalla fede e dalla pazienza. La storia, già. Le prime notizie su Castelsantangelo alludono a una probabile derivazione longobarda e risalgono a sei secoli fa, allorché questa rocca dipendeva da Norcia e da Visso. Fu nel 1522 che con le armi in pugno – gente forte, ripeto – i santangelesi conquistarono l’autonomia e si dedicarono alla crescita del loro impianto urbano, vie, chiese, piazza. Sei secoli e chissà quanti terremoti, prima di questo, hanno dovuto sopportare. Pochi abitanti – appena più di trecento – ma coraggiosi e tenaci.
Non sono gli unici, intendiamoci, nel nostro alto entroterra, ma se stavolta ho scelto di parlare di loro, della loro dignità e della loro fermezza è come esempio che può funzionare per l’intera fascia a valle dei Sibillini, dove in molti casi i danni provocati dal sisma sono stati assai meno gravi ma hanno ugualmente occupato un grande spazio negli organi d’informazione creando una discutibile parità fra diversi. Confrontato con quello di comuni più popolosi il “peso politico” di Castelsantangelo è ovviamente minore ma ciò non dev’essere motivo né di sottovalutazione né, peggio, di menefreghismo. Si consideri inoltre che fino alla notte del 24 agosto questo era un pregevole centro di turismo estivo e invernale. E adesso bisogna far sì che lo ridiventi, per il bene di sé e della provincia.
sua-maesta-il-ciauscoloPuò sembrare paradossale, ma ciò che ho detto fin qui induce all’ottimismo: non solo ma anche per meriti suoi, infatti, Castelsantangelo può e deve farcela a tornar come prima. Per cui abbandono la malinconia del già accaduto e consentitemi di usare toni più leggeri. A Castelsantangelo, insomma, tutto ha paurosamente tremato per giorni e giorni, ma c’è stata una cosa che è rimasta ferma come se nulla fosse successo. Tale cosa si chiama “ciauscolo”, lo spalmabile insaccato di maiale che rappresenta un gioiello della gastronomia maceratese. L’area di produzione è molto vasta e oltre all’intero Camerinese si spinge anche fuori regione. Attenti, però, alle imitazioni. Il vero ciauscolo (per gli antichi romani il “cibusculum” significava ”merenda”) esige sì buona carne suina a doppia macinatura, sale, pepe, aglio, vino, budello tenue e fumo, ma la sua straordinaria unicità sta in un certo tipo di maiale, in un certo modo di allevarlo, in un certo clima, in una certa sapienza “norcina” che si è tramandata per centinaia di anni.
E che c’entra Castelsantangelo? Eccome se c’entra! Non è per caso che Castelsantangelo sia la sede annuale del premio “Ciauscolo d’oro” con tanto di annullo postale e che a Castelsantangelo sia stato realizzato anni fa il ciauscolo più lungo del mondo, quasi undici metri. Iniziative promozionali, da far colpo in televisione, tanto che se n’è parlato in ogni parte d’Italia. E quest’anno, nel centro, è stato inaugurato un monumento al ciauscolo opera di Silvio Craia. Ecco perché tutto ha tremato e ha rischiato di cadere, in questo paese, ma il ciauscolo no. Pure questa è una ragione, con tante altre, che sprona all’ottimismo . E basta dare un’occhiata alle vignette di un opuscolo allegro (l’allegria non è forse la madre dell’ottimismo?) tratto da un’idea del santangelese per vocazione Piergiorgio Lorenzetti. Conclusione? Viva Castelsantangelo, nel senso che riabbia presto la sua sacrosanta pienezza di vita.



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