di Gianluca Ginella
Un’onda d’urto che si è diffusa verso il nostro entroterra: per questo il sisma ha fatto moltissimi danni nella parte montana della provincia. Il terremoto nel Maceratese ha colpito con scosse violente la mattina del 24 agosto, se la provincia non è in ginocchio e i comuni più vicini all’epicentro si sono salvati è dovuto, secondo i tecnici della protezione civile, al fatto che dopo il sisma del 1997 ci sono state ristrutturazioni che hanno consentito di evitare il ripetersi di situazioni come quella di 19 anni fa. Comuni come Sefro, Fiuminata, Pioraco, Serravalle, Cingoli, Apiro, Camerino, Monte Cavallo che erano stati fortemente colpiti nel 1997, questa volta ne sono usciti (ad eccezione di Camerino) con pochi danni, o nessuno.
Gualdo, casa fortemente danneggiata dal sisma
Paesi che potevano essere colpiti come Arquata, vista la forza del sisma, ma che hanno retto. «Sicuramente se non avessimo vissuto il terremoto del 1997 e non ci fosse stato un intervento edilizio migliorativo sulla sicurezza oggi avremmo vissuto un dramma» dice Ruggero Feliziani, referente del dipartimento regionale della Protezione civile per la provincia di Macerata. E fa un esempio: «A Serravalle, emblema del terremoto del 1997, abbiamo portato 50 brandine, di cui non per ordinanze di sgombero, ma perché la gente ha paura».
Ruggero Feliziani, referente del dipartimento regionale della Protezione civile per la provincia di Macerata
In altri comuni ci sono state case lesionate, ma di crolli se ne contano pochissimi, e per lo più sono avvenuti in case disabitate, in campagna.
Intanto da lunedì partiranno i sopralluoghi dei tecnici della Protezione civile per stabilire quali siano le strutture inagibili e quante sono le famiglie che non potranno definitivamente tornare a casa. I controlli inizieranno dagli edifici pubblici, dalle scuole, e dalle chiese. Una volta stabilito il numero di famiglie che non potranno rientrare a casa, verrà scelto anche come ospitarle. L’ordinanza del premier Renzi consentirà agli sfollati di ottenere contributi per gli affitti (in base al numero di persone che compongono il nucleo familiare). Potranno essere prese in affitto le secondo case nei paesi di residenza. L’orientamento poi è di non sistemare gli sfollati nei moduli abitativi mobili (Mam), ma trovare soluzioni abitative più adeguate, ad esempio casette di legno.
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