Medea diventa un pop-collage
e porta sul palco gli invisibili

MACERATA - Applausi del pubblico intirizzito dal freddo di ieri sera allo Sferisterio per la ricostruzione della drammatica vicenda della madre e profuga. In scena ci sono le Marche, con l’Orchestra Filarmonica, con l’attore Cesare Bocci che impersona Giasone, con gli uomini e le donne della Festa delle Trebbiatura della Pro Loco di Piediripa, che sul finale entrano a sorpresa per mietere il grano

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Francesco Micheli con Cesare Bocci e Maria Pilar Pérez Aspa

 

Medea

Una scena di Medea

 

di Maria Stefania Gelsomini

(Foto Alfredo Tabocchini)

Nonostante il clima quasi invernale che ieri sera si percepiva all’interno dello Sferisterio, la Medea ha riempito la platea. Lo scopo era benefico, e i maceratesi tutto sommato hanno risposto positivamente all’appello del Macerata Opera Festival e di Medici senza Frontiere, l’organizzazione umanitaria cui la serata era dedicata, e alla quale parte dell’incasso è stato devoluto.
Un’ora o poco più di spettacolo, un pop-collage di varie forme artistiche che il regista-narratore Francesco Micheli ricompone sul palco guidando il pubblico alla comprensione della drammatica vicenda della madre e profuga Medea, dalla tragedia di Euripide del 431 a. C., all’opera di Cherubini del 1797, alle parole della filosofa e scrittrice Hannah Arendt del 1943, al film di Pasolini del 1969. Sullo sfondo incombono, in ogni momento, la presenza del Mediterraneo e lo sciabordare delle sue onde, onde che cullano ma anche onde che uccidono. In scena ci sono le Marche, con l’Orchestra Filarmonica Marchigiana guidata dalla bacchetta di Francesco Ivan Ciampa, con l’attore Cesare Bocci che impersona Giasone, con gli uomini e le donne della Festa delle Trebbiatura della Pro Loco di Piediripa, che sul finale entrano a sorpresa per mietere le due porzioni del campo di grano posto ai lati del palco.

Foto di gruppo dei partecipanti

Foto di gruppo dei partecipanti

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Ricorrono in ogni momento la terra e il mare, nelle parole degli attori e nelle proiezioni sul muro dello Sferisterio, e scorrono le immagini dei milioni di passi compiuti dai profughi del nostro tempo e dai volontari che li soccorrono e li portano in salvo. Aleggiano alcune parole chiave lette, cantate, ripetute e ridisegnate sul muro: piedi, strade, limiti, luce, aria, libertà. Le scene le fanno i bozzetti di Dante Ferretti e i costumi di Piero Tosi per il film di Pasolini, e gli spezzoni con Maria Callas attrice. C’è la Medea vestita di bianco dall’accento spagnolo dell’attrice Maria Pilar Pérez Aspa, e c’è la Medea vestita di nero della soprano franco-canadese Alexandra Deshorties, chiamata in fretta e furia a sostituire la divina Daniela Dessì (intorno alla quale lo spettacolo era stato cucito e confezionato) e a salvare così la serata che altrimenti sarebbe stata annullata. Fare paragoni sarebbe ingeneroso, Deshorties fa rima con Dessì, ma a parte questo le due hanno ben poco in comune. In una lunga carrellata di note, parole e filmati si consuma la vicenda della maga Medea, che per amore diventa ladra e ruba il vello d’oro, che per scappare con Giasone dalla Colchide uccide l’amato fratello, che si sente emarginata nella greca Corinto, che viene tradita e abbandonata per la figlia del re Creonte Glauce, che arriva ad ammazzare i suoi due figli per vendetta. “Io son Medea e li lascio in vita?” la tragedia si compie, e la Deshorties scende verso la platea con i due fasci di grano recisi fra le braccia che Micheli e Bocci le hanno porto.

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MEDEA@AlfredoTabocchiniDSC_8066 (8)Come Verdi e Bellini, per restare in tema con le opere di quest’anno, hanno messo al centro della scena personaggi reietti e altrimenti invisibili (Otello, Norma, Azucena), così fanno i Medici senza Frontiere mettendo al centro della loro azione i dimenticati, i discriminati, chi è costretto ad abbandonare la propria patria. In fondo Giasone e Medea sono entrambi profughi nel Mediterraneo: lui dalla nascita, lei per amore. Dalla Colchide alla Grecia, da Oriente a Occidente, dalle terre selvagge alle metropoli le rotte sono sempre le stesse, allora come oggi. E i triangoli amorosi nelle acque del Mare Nostrum sono sempre gli stessi: da Medea-Giasone-Glauce sulla nave Argo, a Maria Callas-Aristotele Onassis-Jackie Kennedy sul lussuoso yacht Christina.
Pubblico intirizzito ma appalusi per tutti, e momento finale dedicato alla solidarietà, con le parole di Germano Ercoli patron di Eurosuole, partner benefico da tre anni del Mof, che ha consegnato la sua donazione alla responsabile di Msf Marche Annamaria Mandese. Presenti sul palco anche il presidente dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini Antonio Centocanti e Marco Scarponi, presidente di Anffas Macerata, charity partner della stagione 2017.

Germano Ercoli ha consegnato la sua donazione alla responsabile di Msf Marche Annamaria Mandese

Germano Ercoli ha consegnato la sua donazione alla responsabile di Msf Marche Annamaria Mandese

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