I fuochi di Montelago scaldano
il cielo d’Irlanda sull’altopiano
(foto-video)

LA LUNGA NOTTE - Si chiude con le note del numero uno della cornamusa Davy Spillane la quattordicesima edizione del Celtic festival. Una carica di diecimila provenienti da tutta Europa ha sfidato il maltempo arrivando in auto, moto e anche a piedi per un evento dal respiro sempre più internazionale

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di Federica Nardi e Monia Orazi

(foto e video di Andrea Petinari)

In una terra che cambia, con strade che si aprono la via tra le montagne e un’estate che gioca a nascondino tra caldo e temporali c’è un luogo che da quattordici anni resiste nell’incanto dell’altopiano di Colfiorito. È il Montelago Celtic festival, una porta che per tre giorni si è aperta su un mondo al confine, uno spazio oltre lo spazio come quello cantato dai bardi. Una casa per i tanti che anche quest’anno si sono dati appuntamento in località Taverne di Serravalle. C’è chi addirittura è venuto a piedi da Assisi, «oltre 40 chilometri in una notte e un giorno», racconta un ragazzo, kilt in bella mostra e un bicchiere di ippocrasso tra le mani. Intorno a lui passeggiano a migliaia alla scoperta dell’artigianato in mostra nella passeggiata delle bancarelle che costeggia i falò e gli accampamenti.

montelago celtic festival 2016 foto ap (37)Collane, vestiti, abili tarologhi e lettrici di rune ma anche prelibatezze delle Pro loco e quelle bevande come Idromele e Vino degli elfi che hanno reso il freddo dell’ultimo sabato di festival meno pungente e l’animo più incline a lasciarsi trasportare dalle note sprigionate dal palco principale. In scena il «sogno anti-burocratico di una società che ritorna alle origini riappropriandosi dei suoi spazi e della sua umanità – si descrive l’organizzazione del festival in una nota – questo è il Popolo di Montelago, fantasy per vocazione, differente per scelta, protagonista di un viaggio eccezionale, tra le sponde di antichi saperi e nuovi orizzonti da esplorare». Non a caso chi va a Montelago si sente a casa e si sente “popolo”. E così nell’ultima giornata, minacciata da una mattina di rovesci, la carica dei diecimila, che dal primo giorno ha dato l’assalto alla manifestazione, è riuscita a fermare la pioggia. Sull’altopiano si accende sempre qualcosa di magico, forse una preghiera silenziosa, un auspicio affidato alle ali del vento, a chiedere di interrompere le minacce del maltempo. Il desiderio congiunto di tante anime riesce sempre a scongiurare l’avverarsi di cattivi auspici sulla Terra di Mezzo. Giovani, famiglie con bambini, persone di mezza età con fili d’argento a fare capolino, un proliferare di tende come funghi, sono comparsi a partire da giovedì pomeriggio sulla lunga distesa pianeggiante di Taverne di Serravalle.

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"Macera soccorso", coordinata dalla Protezione civile ha vegliato sul festival con 5 ambulanze, 2 ambulanze fuoristrada e un posto medico avanzato con 5 medici e 4 infermieri

“Macerata soccorso”, coordinata dalla Protezione civile ha vegliato sul festival con 5 ambulanze, 2 ambulanze fuoristrada e un posto medico avanzato con 5 medici e 4 infermieri

 

La macchina organizzativa guidata da Arte Nomade, al lavoro da mesi per definire ogni particolare, ha funzionato a dovere. Nella prima lunga notte nessun dettaglio è andato storto, tanto che quando la pioggia ha insistito troppo nessuno si è scoraggiato. La quiete del pomeriggio, dopo la tempesta, è stata stravolta dall’incalzare del programma tra concerti, attività collaterali, convegni, mercatino ed escursioni. La cronaca ha registrato serrati controlli delle forze dell’ordine per evitare problemi di sicurezza e la presenza discreta di tanti volontari, indispensabili nella complessa logistica del festival, dagli stand, ai parcheggi, alle dotazioni di servizi. Protezione civile, Pro Loco, Croce Rossa, Croce verde ed altre associazioni di pubblica assistenza, volontari di diversi Comuni, si uniscono ai carabinieri, polizia, finanza, vigili urbani ed altre forze dell’ordine, per vegliare sulla serenità e lo spensierato divertimento del popolo celtico.

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Nel vasto campeggio tra kilt, bandiere, teschi provocatori, goliardici stendardi si mescolano lingue e presenze diverse, in un’occasione di socialità e condivisione unica, che non ha nulla da invidiare ai grandi festival europei. La luce intensa e lontana dei fuochi sacri, accesi al canto del bardo Màlleus che ha intonato l’inno alla dea Morrigan, ha accompagnato la collettiva cerimonia sciamanica dei concerti, dove ci si libera dell’essere quotidiano, per diventare liberi e spensierati protagonisti di una festa unica. Sono arrivati da tutta Italia e dall’estero, attirati dal piffero magico di Montelago, i druidi di oggi, stregati dalla magia, per celebrare il grande rito della notte celtica di ieri, con la musica inarrestabile di Davy Spillane, dei francesi Plantec, Kila, The Moorings, Broken Bow, Albaluna, e la jam session nella tenda Tolkien. Dritti fino all’alba quando l’anima celtica si riaddormenta, fluisce via il popolo di Montelago, nell’attesa del prossimo anno che verrà.

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