Morto contro l’albero,
era tornato dall’Algeria
per cercare lavoro

CIVITANOVA - Il 26enne Fares Hadj Azzem era rientrato dal suo paese da poco, abitava a Trodica e voleva trovare un impiego. In passato aveva vissuto nella cittadina costiera. Un'amica: "Gli piaceva scherzare, la sera passava a trovarmi per giocare a Uno". Il corpo è a disposizione dell'autorità giudiziaria

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Fares Hadj Azzem

Fares Hadj Azzem

 

di Laura Boccanera

E’ morto schiantandosi contro un albero del quartiere Risorgimento. Una fine terribile quella di Fares Hadj Azzem, il 26enne algerino che questa notte è finito contro la pianta dopo aver perso il controllo del suo scooter. Con lui anche un’amica, una 31enne di Montecosaro E.M. portata in gravissime condizioni all’ospedale di Civitanova. 

Al volante dello scooter 125 sembra ci fosse proprio il 26enne. Un impatto fortissimo: sulla corteccia sono rimasti conficcati pezzi della carrozzeria del mezzo a due ruote. Il corpo di Fares Hadj Azzem si trova ora all’obitorio a disposizione dell’autorità giudiziaria per capire se il ragazzo fosse pienamente cosciente al momento dell’impatto. Entrambi, operai, avevano il casco. Fares Hadj Azzem era in Italia da parecchi anni ed è vissuto a Civitanova: recentemente era tornato nel suo paese di origine, per poi fare ritorno, recentemente a Trodica, dove viveva adesso. Era in cerca di lavoro. Per questo che era tornato nelle Marche. Lo racconta Denise Corvari, proprietaria della piadineria “La casetta” a Trodica. Fares era stato da lei martedì sera a cena. E’ lei che lo ricorda sulla bacheca di Facebook dove sono comparsi numerosi messaggi di dolore da parte degli amici. «Anche tu te ne vai Fares, ti ho conosciuto come cliente ed è iniziata una bella amicizia, eri sempre lì tutte le sere e giocavamo a Uno, ci prendevamo in giro. Poi vedo la notizia e rimango senza fiato e mi domando perché? Sei tornato in Italia per lavoro, l’ultima volta che ci siamo visti è stato martedì al mio locale, mi hai salutato e mi hai detto venerdì se riesco torno, ma non credo che oggi potrò aspettarti, farò come se fossi lì». Dopo il messaggio un ricordo. «Era un tipo tranquillo – racconta Corvari -, gli piaceva scherzare, era amico di tutti e gli piaceva lavorare. Per anni ha lavorato per un’azienda di Trodica. Per me era come un fratello, stavamo sempre insieme».



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