Con il male di Jago e Dostoevskij,
gli Antichi Forni diventano lo Stige

MACERATA - Un vero e proprio mare di odio e malvagità quello analizzato dal filosofo musicologo Andrea Panzavolta, ospite degli aperitivi culturali del festival Off. Dal vero protagonista dell'Otello è iniziato un viaggio tra i demoni della letteratura per arrivare a cogliere la vera natura che si nasconde dietro il dolore umano

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aperitivi culturali antichi forni andrea panzavolta

Andrea Panzavolta e Cinzia Maroni

 

di Marco Ribechi

Un viaggio nella letteratura per scoprire l’origine della malvagità di Jago. Dopo le celebrazioni festose della Notte dell’opera dedicate al Mediterraneo e a Otello, durante le quali il direttore artistico del Macerata opera festival Francesco Micheli ha pensato di dar soddisfazione agli animi più puri, salvando Desdemona dalla sua morte atroce (leggi l’articolo), si ritorna a parlare di tragedia nell’aperitivo culturale degli Antichi forni. A traghettare i presenti quasi sul fondale dello Stige, il fiume dell’odio della mitologia greca, è Andrea Panzavolta, filosofo e musicologo già allievo di Umberto Curi, protagonista la scorsa settimana (leggi l’articolo). Panzavolta, oratore esperto dal linguaggio complesso e articolato, senza mai parlare di lirica ha voluto cogliere gli aspetti più filosofici e quasi spirituali che si nascondono dietro le nefandezze di uno dei personaggi più malvagi dell’intera storia della letteratura mondiale. Un approfondimento dal titolo “Di Jago, di Dostoevskij e di altri demòni” che ben si adagia sul motto del festival Off “Chi sa solo d’opera non sa niente d’opera” pensato proprio per mostrare i legami della lirica con vari ambiti della conoscenza e del comportamento umano.

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Andrea Panzavolta

La prefazione, definita dall’ospite “Prologo in Germania”, parte dal testo Doctor Faustus di Thomas Mann che racconta di un compositore, Adrian Leverkühn, che scende a patti col diavolo mentre musica proprio un’opera di Shakespeare: diventerà un genio della musica in cambio di 24 anni senza amore. «Da questa come altre opere emerge il tema espresso dal luogo comune ‘Gli estremi si toccano’ – spiega Panzavolta – Come Adrian mette tutta la sua disperazione nelle sue composizioni fino a trasformare il suo Inno alla tristezza nel suo opposto, tale da suscitare commozione e pietà negli ascoltatori, così anche la malvagità di Jago è in realtà espressione di un’ironia sottile che testimonia una indagine sulla natura umana». L’ironia, nel senso socratico, serviva per mettere a nudo l’ignoranza delle persone, in Jago invece, alter ego malvagio di Socrate, serve per far emergere i sospetti che Otello ha sempre covato dentro di sè. «Il diavolo è colui che pone inimicizia tra gli uomini usando la falsità – spiega il musicologo – L’artista che più di tutti è riuscito a far emergere le tenebre dell’animo è Dostoevskij che nel suo capolavoro insuperabile ‘I demoni’ assegna a Stepan Trofimovič Verchovenskij il ruolo di padre di tutti i malvagi. Jago invece si fa carico di tutti i vizi del mondo per mettere l’uomo con le spalle al muro e portare Otello al naufragio».

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Il pubblico agli Antichi forni

Ed è proprio l’ironia di Jago a trasformare nel suo opposto tutto ciò che contamina col suo veleno perchè “Più orrenda d’ogni orrenda ingiuria è di ingiuria il sospetto”. «Otello da eroe diventa assassino, Desdemona da pura compagna a orrenda traditrice, il fazzoletto da pegno d’amore a arma di morte – spiega Panzavolta – senza agire ribalta tutte le sicurezze umane». Con il suo “Credo in un dio malvagio” Jago fa emergere tre assunti che spiegano l’origine della sua ironia. «L’uomo che crede in un dio crudele non può far altro che partecipare all’odio – insiste Panzavolta – Dio gli ha affidato il male e lui non può sottrarsi dal compierlo. L’uomo è vittima di ingiustizia metafisica che ha nella morte l’estremo sfregio. Jago è quindi portatore di dubbi filosofici e la sua domanda non è molto differente da quella di Leopardi che nell’operetta morale ‘Storia del genere umano’ ritrae un genere umano colpevole». Jago è quindi, come Karamazov, un malato di dio. «Mentre Cristo in croce accetta il dolore camuffandosi da uomo – conclude il filosofo – Jago con la sua fuga e il suo “No” rifiuta la redenzione ma allo stesso tempo si trasforma nel suo opposto. La sua ammissione di colpevolezza è allo stesso tempo una denuncia del male e quindi il riconoscimento del bene come unica realtà vera e genuina. L’uomo è così condannato ad essere abbracciato da dio, qualunque sia il grado della sua nefandezza». L’incontro si è concluso sotto le luci multiformi delle istallazioni di Matteo Catani, professore dell’accademia che insieme ai suoi alunni ha proiettato gli elementi del fuoco e dell’acqua, temi della stagione lirica, sulle pareti degli Antichi Forni. Ad offrire un ottimo aperitivo Marco Guzzini, del bar Di Gusto italiano di Macerata. Domani l’appuntamento è con Monia Andreani e Lucio turchetta con “Madri e figli”. Leggi il programma completo della settimana del Mof (leggi l’articolo)

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Anna Pirozzi ne Il trovatore

Prosegue il fine settimana dedicato ai progetti di accessibilità con la replica de Il trovatore domani sera (sabato). Durante la giornata, si svolgono i tanti appuntamenti dei festival Off e il secondo percorso tattile alla scoperta dei costumi, dedicato specificamente ai bambini dai 5 ai 13 anni.  Si inizia con l’incontro “Madri e figli” degli Aperitivi Culturali insieme alla filosofa Monia Andreani e al giornalista Lucio Turchetta. Alle 17 i Fiori musicali riempiono la calma atmosfera del parco di Villa Cozza con le musiche più celebri del belcanto in collaborazione con il conservatorio Pergolesi di Fermo. Il secondo percorso tattile, invece, inizia alle 18,45 allo Sferisterio. Il progetto di accessibilità è incentrato sulla scoperta degli abiti da scena grazie alla collaborazione con la sartoria . Il percorso sensoriale è gratuito ed è riservato a tutti i bambini che vogliono scoprire il retroscena dello Sferisterio, sia ipovedenti che non. Per lo spettacolo in serata, sono disponibili le audio descrizioni, che forniscono informazioni prima e durante la performance sugli allestimenti in scena e su quello che è  l’elemento visivo dell’opera. Alle 21, Il trovatore di “fuoco” del regista Francisco Negrín accenderà per una seconda volta l’arena con un cast di voci stellari, fra cui l’apprezzatissima Anna Pirozzi, tornata quest’anno a Macerata come Leonora dopo il successo dell’anno scorso con Cavalleria rusticana e Pagliacci nel doppio ruolo di Santuzza e Nedda.

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Marco Guzzini del bar Di Gusto italiano presenta il suo aperitivo



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