di Claudio Ricci
(foto di Lucrezia Benfatto)
Reduce dal festival del liscio di Rimini Goran Bregovic si gode il pomeriggio maceratese in vista del grande concerto di questa sera all’arena Sferisterio per il festival dell’Opera. Prima degli Aperitivi culturali il compositore serbo si rinfresca all’ombra della Torre dei Tempi in compagnia del sindaco Romano Carancini. All’uscita dei pupi, alle 18, rapito dal momento, scatta una foto con il suo smartphone. La parentesi in piazza non si chiude prima di qualche selfie e autografo. Battuta facile e piglio da bohemien agli antichi forni Goran intavola con la conduttrice Cinzia Maroni una piacevole quanto profonda riflessione sulla musica che unisce i popoli, focus che prende spunto dal tema del festival 2016, “Mediteranneo”.
Platea gremita per il compositore serbo. In prima fila il sindaco Romano Carancini, la moglie Betty e il giornalista Rai Paolo Notari
In perfetto italiano macro-adriatico racconta aneddoti, raccoglie ricordi – alcuni di guerra – racconta il suo passato legato a Napoli come musicista in uno streep bar e di quanto Fellini abbia influenzato l’amico regista Emir Kusturica. Parla della musica come del sale: «Si può mangiare senza ma è un’altra cosa». Ammette il suo amore e l’affetto per l’Italia: «venire qui è sempre come stare a casa» e confessa: «Ho scritto un’opera. Una Carmen con lieto fine che si possa cantare anche ai matrimoni. Immaginando cosa possano dire i miei gitani di fronte all’unica che nell’opera non è veramente gitana». Senza irridere scherza con le barriere culturali e religiose: muri che nella sua Sarajevo mussulmana, ortodossa e cattolica lui ha imparato a “scavalcare”. Si inchina allo Sferisterio, dicendosi «onorato di portare una piccolissima cultura – come la sua – in uno dei festival tra i più eleganti d’Italia. Vi regalerò due ore della mia vita». Il direttore artistico Francesco Micheli accetta di buon grado e rilancia: «Come Verdi per l’unità d’Italia stai facendo con la musica la stessa cosa per il tuo Paese dopo la morte di Tito». A proposito dell’alchimia nella mescolanza tra culture osserva: «forse per la prima volta nella storia, le grandi culture sono influenzate dalle piccole. Non solo in musica ma anche in cucina, arte e letteratura. Anche se le barriere vengono cancellate dalla globalizzazione, quelle emozionali non si possono cancellare. Si può mangiare da Mc Donald o ascoltare la musica su Mtv quando si ha fretta ma si mangia a casa o si ascolta ciò che ci piace quando non se ne ha».
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che onore
Non putìa cercà i pokèmon come tutti?
Senza nulla togliere alla bravura dell’artista, va detto che gli italiani vengono fatti passare per esterofili, come sempre, perché la fiaccola della cosiddetta ‘accoglienza’ (per fare cassa) non si spenga mai. E intanto le aziende chiudono e molta gente viene buttata in mezzo alla strada. Eppure Enrico Berlinguer parlava di ‘grandi masse popolari). La sinistra le ha mollate perché, a differenza dei migranti, ‘non redditizie’?
Panem et circenses.
Mica gratis…