di Donatella Donati
«Recanati, Macerata, le Marche sono nel mio cuore», così mi scriveva Yves Bonnefoy il poeta francese candidato più volte al Nobel e voce indiscussa della grande poesia (morto ieri a Parigi a 93 anni, ndr). Tutto quanto lo riguarda per le opere scritte, le cariche ricevute, le onorificenze in Francia e altrove, è riportato nelle biografie. A me piace invece riassumere il meglio dei miei rapporti con lui.
Aveva l’abitudine di scrivermi lettere brevi ma sempre espressione del suo calore amichevole come quando alla notizia ricevuta della morte di Mario Luzi volle onorarlo in modo molto significativo «avevo per Mario Luzi – scrisse – tanta amicizia e altrettanta ammirazione. Era per me uno dei più bei volti dell’Italia. E questa sera penso anche a tutti i suoi amici di cui molti, in particolare a Recanati, erano i miei. La poesia europea ha avuto una grande perdita. Ma ci resta la sua opera. Tutta la mia amicizia». Erano stati insieme a Recanati nel giugno del 2000, quando il poeta francese aveva ricevuto il premio Leopardi “Una vita per la poesia”. Vederli insieme, ascoltarli nella semplicità dei loro progressi, senza nessuna baldanza di gloria, ma con mitezza e generosità, la voce di entrambi più abituata al silenzio che al rumore e al chiasso, era stata la completa dimostrazione che la vera grandezza è buona e naturale.
Dei suoi tanti libri in prosa e in poesia, delle sue traduzioni di Leopardi va ricordato L’Arrière-Pays dove raccontò la sua scoperta delle Marche segrete e di quel piccolo borgo che è Apecchio nel quale, raggiunto quasi per caso, credette di trovare come in altri segreti luoghi del mondo quella terra di confine in cui meditazione e poesia crescono insieme. Nelle Marche si affezionò ad un gruppo di scrittori e di incisori con i quali ha mantenuto rapporti per tutta la sua vita. Il poeta Eugenio De Signoribus, Feliciano Paoli direttore del museo di Urbania, Enrico Capodaglio critico e scrittore e molti grafici della scuola di Urbino i quali con le loro incisioni hanno commentato alcune delle sue opere come la traduzione in francese del Canto notturno di Leopardi abbinata all’incisione di Rossano Guerra. L’Università di Chieti gli aveva dedicato una giornata e un premio che Yves viveva con la sua naturale disinvoltura come quando nel 1998 all’Unesco diresse insieme a Franco Foschi e al presidente dell’Unesco la serata dedicata dall’ assemblea generale a Leopardi. Delicatissimo nei suoi rapporti di amicizia, sottoponeva con piacere le sue traduzioni di Leopardi prima di licenziarle agli amici più cari. Le sue lettere sono dolci e discrete come quando ricorda Recanati e L’Infinito: «Ma pensée va souvent vers vous, vers Recanati, vers le paysage de “l’Infinito”, vers la poésie de Leopardi». Anche il Centro nazionale di studi leopardiani attraverso il suo presidente Fabio Corvatta vuol far sentire la sua voce e partecipare alla commemorazione del personaggio più famoso che ha ricevuto e onorato.
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“Et puisse être le ciel Notre façon d’être, Avec ombre et couleurs Qui se déchirent”
peraltro che un traduttore di Leopardi non riesca a scrivere in italiano neanche le poche righe di una breve lettera di cortesia la dice lunga sulla sfortuna del pensatore Giacomino.
Pavoni, non è obbligatorio commentare.
Grazie Davoli d’avermi ricordato che questo spazio è riservato agli scrittori premiiati, titolati, prosperi e decenti…
maceratesemente maceratesi.