
Il vicedirettore dell’Hanban, Ma Jianfei, il rettore dell’Unimc, Luigi Lacchè, e il console generale cinese, Wang Fuguo
La Cina non è mai stata così vicina. L’università di Macerata ha ospitato questa mattinata, a villa Cola, la seconda assemblea nazionale degli istituti Confucio e delle cinque classi Confucio indipendenti di italia e della Repubblica di San Marino. Le sedi Confucio, istituite dal ministero dell’Istruzione cinese e mirate a diffondere la cultura orientale in occidente, hanno scelto la città natale di padre Matteo Ricci per l’importante incontro che ha visto partecipare tutti i rappresentanti italiani del progetto. A sottolineare la centralità dell’assemblea è stata la presenza di una delegazione dell’ufficio per la diffusione della lingua cinese all’esterno (Hanban), guidata dal vicedirettore Ma Jianfei. «Spero di poter visitare la casa di Matteo Ricci», ha detto quest’ultimo durante i saluti iniziali. Presenti anche il consigliere per l’istruzione dell’Ambasciata cinese Luo Ping e il console generale cinese a Firenze Wang Fuguo. A dare loro il benvenuto, il rettore dell’Ateneo e presidente dell’Istituto Confucio maceratese Luigi Lacchè insieme ai direttori Giorgio Trentin e Yan Chunyou. «Il fatto che Macerata sia stata scelta come sede per un’assemblea tanto importante – ha commentato Lacchè – a solo cinque anni dalla nascita del nostro istituto è un segnale di attenzione per il lavoro che abbiamo svolto. Una crescita così repentina è stata accompagnata da un grande lavoro per far sviluppare ulteriormente l’istituto dal punto di vista qualitativo, proponendo modelli sempre più efficaci per l’insegnamento della lingua e della cultura cinesi in Italia».

I partecipanti all’assemblea davanti villa Cola
Tanti i temi al centro dell’incontro. Si è discusso principalmente, tuttavia, del miglioramento della didattica e sull’armonizzazione delle strategie dei singoli istituti in una logica sinergica. Come ha sottolineato il vicedirettore dell’Hanban, Ma Jianfei, tre sono i principali fronti di manovra individuati dal governo cinese. Il primo riguarda la formazione di insegnanti italiani di cinese per le scuole e le università, viste le difficoltà spesso affrontate dagli insegnanti cinesi che non parlano l’italiano. Altro punto importante è lo sviluppo di progetti di ricerca comuni incentrati su personaggi simbolo del dialogo tra Italia e Cina come, appunto, padre Matteo Ricci. Infine, si ritiene necessario migliorare il coordinamento delle risorse insieme alla creazione di una piattaforma nazionale e di un modello comune tra gli istituti Confucio italiani. «In questo senso – ha ricordato il consigliere Luo Ping – sono stati accolti molto positivamente alcuni recenti passi in avanti, come l’istituzione, per la prima volta, da parte del ministero dell’istruzione italiana, di tredici cattedre per la lingua cinese e l’accordo firmato lo scorso anno tra i governi dei due Paesi per il mutuo riconoscimento dei titoli di studio».

Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Gli istituti Confucio avranno sicuramente modo di inserire tra temi e programmi la diffusione di liberta’, diritti umani e democrazia in Cina nonche’ di organizzare per il prossimo anno una cerimonia di ricordo del massacro di piazza Tienanmen visto che lo scorso 4 giugno c’erano troppi altri impegni concomitanti.