Da sinistra il colonnello Amedeo Gravina, comandante della Guardia di finanza, il procuratore Giovanni Giorgio e il colonnello Andrea Magliozzi comandante del Nucleo di polizia tributaria
di Gianluca Ginella
Evasione fiscale, sono circa 23mila euro i contanti sequestrati sui conti correnti del presidente della Civitanovese Giuseppe Cerolini. Oltre a questo i finanzieri hanno sequestrato quote di due società dell’imprenditore (la Cerolini srl e la Cerolini gestione e commercio). Intanto lunedì il legale dell’imprenditore, l’avvocato Massimo Di Bonaventura, presenterà il ricorso al tribunale del Riesame. In merito ai timori sugli stipendi che devono essere pagati ai dipendenti dall’amministratore giudiziario nominato dal giudice, il procuratore Giovanni Giorgio ha chiarito: «Il nostro interesse è tutelare i dipendenti e che le aziende facciano più profitti possibile».
La presunta evasione fiscale di 13 milioni di euro per cui è indagato Giuseppe Cerolini insieme ad altre 8 persone ha portato ad una serie di sequestri di proprietà del patron della Civitanovese. Dai conti correnti la Guardia di finanza ha sequestrato circa 23mila euro, e oltre a questo sono stati posti i sigilli su un paio di immobili della società Raf 28, una delle due aziende (insieme alla Mangusta srl) al centro dell’indagine e di cui Cerolini era stato amministratore. Sequestrate anche due auto, una Audi A8 e una Lancia Thema, e due motorini. Oltre a questo ci sono le quote delle società di Cerolini e che gestiscono le sue attività come quella della ristorazione: a Macerata è diventato proprietario del Caffè Venanzetti, mentre a Porto Recanati ha il bar Deep Blue. Oltre a questo ha la gestione di diversi distributori di carburante sparsi in varie regioni italiane. Secondo la Finanza, Cerolini e gli altri indagati avrebbero evaso 13 milioni di euro, tra il 2011 e il 2013, attraverso le società Raf 28 e Mangusta srl. «La prima è stata dichiarata fallita e la seconda è chiusa dal 2011» ha spiegato ieri Giuseppina Marinozzi, collaboratrice di Cerolini, aggiungendo che «sono società che non hanno niente a che fare con le sue attività».
«Contestiamo l’ipotesi di reato – dice l’avvocato Di Bonaventura –. Si tratta di accertamenti fiscali che aveva fatto la Guardia di finanza che parla di società cartiere che sarebbero state utilizzate per contratti di compensazione. Loro dicono che sono state create queste società cartiere, noi lo contestiamo. Tra l’altro i contratti di compensazione, ciò compensare i crediti come debitori reciproci, sono previsti dalla legge». Ieri l’azienda aveva espresso preoccupazione per il pagamento degli stipendi e si domandava come l’amministratore giudiziario nominato dal giudice Enrico Pannaggi, il commercialista Alessandro Benigni, potesse far fronte ai pagamenti. Su questo il procuratore Giovanni Giorgio spiega: «Al momento l’amministratore è stato nominato per stimare i beni, poi vedrà come fare. Cerolini non viene privato della gestione, da parte nostra non ne sarà chiesta l’estromissione dalle aziende. Non c’è motivo. Ci interessa anzi che ci sia il maggior numero di profitti possibile. Il nostro interesse è che le aziende funzionino al meglio». Tranquillità trapela anche dal Caffè Venanzetti.
Oggi il direttore, Marco Guzzini, in una nota a nome dello staff ha espresso solidarietà a Cerolini: «Ci teniamo a testimoniare l’immensa gratitudine e fiducia che riponiamo nel nostro titolare. Il Caffè Venanzetti continua la sua attività con grandissimo entusiasmo e passione, con la qualità e il buon gusto che da anni contraddistingue il gruppo Cerolini. Ringraziamo il gruppo Cerolini per darci ogni giorno l’opportunità di lavorare a queste condizioni e per investire sulla nostra formazione e professionalità». Anche Mario Cerolini, direttore generale della Civitanovese e fratello del patron, rassicura: «non ci sono problemi per stipendi dei tesserati della squadra, la struttura è integra, sana, come è stata fino a ieri».
Intanto la prossima tappa della vicenda sarà lunedì con il ricorso al tribunale del Riesame. annunciato dall’avvocato Massimo Di Bonaventura, quando verrà chiesto il dissequestro dei beni.
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Da qui a fine mese nemmeno Gordon Ramsay incassa €400.000 per pagare 270 dipendenti.
salve sono una dei 270 dipendenti di un impianto di carburante posto sotto sequestro dal 21 gennaio 2016…leggendo i vari articoli in cui molti di questi dipendendenti elogiano il legale rappresentante ed amministratore di fatto di queste attività l inprenditore Cerolini , il quale dichiara di essere preoccupato per i suoi dipendenti, ci tenevo a mettere in luce la situazione in cui mi trovo che ovviamente nessuno ne è a conoscenza….in breve al 28 di ottobre 2015 ho iniziato a lavorare in un impianto di carburante in provincia di Ravenna , ” assunta” da una ditta in Roma il cui rappresentante e amministratore legale di fatto è l imprenditore Cerolini, con la promessa di un contratto prima a tempo determinato e di uno stipendio mensile fisso a partire dall 1 novembre 2015… premesso che mai nessuno si è presentato da me e tutto avveniva tramite telefono e email, oltre ad non aver mai ricevuto alcun stipendio ad oggi ,non ho mai ricevuto nessun contratto, e alla luce dei fatti odierni ,dopo essere tra l altro stata nominata dalla Guardia di Finanza, che ha eseguito il sequestro preventivo dell impianto,amministratore giudiziario fino alla presunta venuta del dott. Benigni per prendere accordi. Consapevole dei suoi mille impegni ,ho avuto contatti con lui solo telefonicamente. Ad oggi dopo che mi è stato comunicato che sono uscite fuori dell email che si sarebbero scambiati con gli amministratori della società di appartenenza dell impianto nell agosto/settembre 2015,quindi prima della mia presunta assunzione, in cui si prendeva l accordo che l impianto sarebbe stato restituito alla società di appartenenza nel gennaio 2016. in conclusione alla luce di tutto, credo che la venuta della finanza sia stata la mia fortuna perchè oltre che essere stata sbattuta li,impegnandomi a imparare tutto da sola non avendo mai fatto la benzinaia, raggirata con false promesse e, ancora peggio, tutto direi quasi premeditato…. In conclusione sono ancora qua, come un allocco, senza ancora aver visto ,oltre agli stipendi, nessuno che abbia avuto la decenza di presentarsi da me ,anzi, continuando caparbiamente a telefonarmi chiedendomi di compiere azioni come se non fosse successo niente…. ho voluto scrivere questo commento alla cortese attenzione di tutti i dipendenti e di tutte le Forze dell Ordine coinvolte che, se non fossero intervenute, sarei sicuramente stata liquidata senza alcun preavviso …. ovviamente credo che tutti lavorino per vivere e non vivano per lavorare…lealtà ma soprattutto rispetto sono essenziali. grazie