di Walter Cortella
La presentazione di un libro è sempre un momento di grande interesse culturale, ma talvolta per l’autore diventa anche una piacevole occasione per incontrare tanti amici che per i più svariati motivi ha perduto di vista. Da qualche tempo è in voga arricchire la serata con iniziative collaterali, come intermezzi musicali, lettura di brani, interviste, proiezioni di immagini e quant’altro. Se poi la location prescelta ha un particolare fascino, allora il successo della serata è garantito. Bene, allora procediamo con ordine. L’autore è l’avvocato Giuseppe Sabbatini, noto esponente del foro maceratese, che ha presentato al teatro della parrocchia di Castelnuovo di Recanati, un piccolo ambiente raccolto e famigliare, la sua ultima fatica letteraria, “Ritorniamo al casolare e mettiamoci a zappare”. A fare gli onori di casa ha provveduto la disinvolta Gabriela Guzzini che, dopo aver presentato l’autore, ha brevemente introdotto i brani letti di volta in volta da Tiziana Bonifazi e Giuseppe Russo, due belle voci, calde e ricche di sonorità. Giovanni Pagnanelli alla tastiera e Alessandra Petrini al flauto hanno dato vita ad apprezzati e applauditi intermezzi musicali. Nel corso di una mia breve intervista, l’autore ha risposto alle domande con spirito, suscitando in più occasioni l’ilarità dei presenti.
E veniamo a parlare del suo libro. Si tratta di un agile volumetto nel quale l’autore raccoglie una serie di riflessioni, osservazioni, ricordi, meditazioni e pensieri esposti sotto forma di diario. Infatti, egli trae ispirazione da ciò che accade sotto i suoi occhi di attento osservatore, quasi ogni giorno. Li registra immediatamente per poi trasferirli sulla pagina scritta. Ciò che colpisce il lettore è la varietà dei temi presi in esame e la lievità con la quale essi vengono trattati, anche quando il contenuto è di un certo spessore. Sfogliando il suo libro, scopriamo che parla del domani; della denuncia dei redditi; dei capponi tanto adorati nell’infanzia, ma anche della «freccia», il misterioso accessorio dell’auto che nessuno utilizza più; dell’importanza di chiamarsi Giuseppe, come il vecchio nonno paterno, mastro birocciaio, dei passeri che non hanno più paura delle automobili. Affronta l’eventualità che il cellulare, del quale non sappiamo più fare a meno, possa andare fuori uso o che il mondo possa davvero finire domani. Ricorda con nostalgia il moscone Joe, il moderno pattino, che in gioventù era stato suo compagno in esaltanti avventure marinaresche, la fucina affumicata dello zio Ernesto e tanti altri argomenti ameni. I testi sono brevi e gradevoli, si leggono tutti d’un fiato, ma ciò non vuol dire che siano banali. Seppure trattati con leggerezza di toni e con un filo di signorile umorismo, inducono il lettore a riflettere. La forma letteraria prescelta è in prevalenza quella narrativa, ricca di dolci assonanze, ma spesso e volentieri l’autore si lascia andare al poetare e compone versi delicati, con rime «baciate» che rimandano al Pascoli.
L’ultima delle 133 pagine del volumetto è dedicata all’adorata moglie che continua ad essergli idealmente accanto, con tutto il suo affetto. È una poesia breve e dolcissima. Non mi dilungo oltre per non privare il lettore del gusto sottile di scoprire da sé, pagina dopo pagina, un Sabbatini per certi aspetti sconosciuto. Chi non lo frequenta con assiduità, si troverà di fronte un uomo che ama la vita e la Natura in tutte le sue forme, che crede in certi valori. Un uomo di grande fede e che guarda sempre avanti, fiducioso malgrado tutto in un mondo migliore. Il testo è corredato da una serie di immagini originali e di estrema delicatezza che apportano una gioiosa e gradevole nota di colore. Le ha realizzate al computer il figlio Lorenzo. Non hanno il compito di illustrare il testo, bensì quello di fornire una chiave di lettura altra ed aiutare il lettore nel lasciare andare la propria fantasia mentre tiene in mano il libro. Ritorniamo al casolare e mettiamoci a zappare segue ad un anno di distanza Vendicar don Chisciotte. Conquistar Dulcinea, presentato nel 2014. Come si può notare, Giuseppe Sabbatini ha una certa predilezione per i titolo lunghi ed articolati. È aperto, dunque, il toto-titolo per la sua prossima produzione letteraria.
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