Remo Pagnanelli viene ricordato domani sera, ore 21, a Le Case di Macerata, dal Rotary Club “Padre Matteo Ricci”. Presieduto dal dottor Graziano Grelloni. A 28 anni dalla morte di Remo (21711/1987), a ricordare l’opera poetica e critica è stato chiamato il suo amico di sempre, Guido Garufi, con il quale aveva fondato il laboratorio “Verso” e con il quale avevo scritto una piccola antologia dei poeti marchigiani del 900. L’attore Piero Piccioni leggerà alcuni versi di Pagnanelli, morto suicida a 33 anni. «Proprio nel nome di Matteo Ricci – dice il giornalista Maurizio Verdenelli, anche lui chiamato a ricordare Pagnanelli – lui aveva iniziato una fecondissima collaborazione con Il Messaggero. Prefigurando un viaggio notturno in treno del grande missionario maceratese. Ritornato nottetempo nella sua città, Matteo Ricci aveva fatto un breve giro notturno e avendo compreso che in 400 anni nulla era cambiato tra i suoi concittadini, all’alba se ne era tornato a Pechino. Nacque dietro a quella provocazione una lunga serie di interventi durati circa un anno e conclusi con un happening memorabile al “Pozzo”. Vorrei ricordare anche che le prime critiche mosse alla politica del credito della Cassa di Risparmio furono proprio quelle di Remo, e non solo perché non c’era stato mai ‘Verso’ di ottenere una lira da parte della Cassa a favore del laboratorio fondato con Guido». «Non ce ne sono più in giro di intellettuali coraggiosi e corsari, protestanti o luterani, come Remo Pagnanelli che oltre a scrivere versi che resteranno fondamentali in questo secondo 900, ebbe il coraggio di attaccare l’omologazione e un sistema politico sempre più liquefatto – dice Guido Garufi – a questo proposito voglio sottolineare come l’attività di critico letterario di Remo sia ancora più rara della sua poesia. Non appartiene all’attuale generazione di critici alla ‘copia e incolla’».
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“L’anima utilizza l’esperienza della morte per la trasformazione: è un tentativo per entrare in un altro livello, per passare dal divenire all’essere. Ed allora il suicidio può essere considerato come un tentativo di passare a forza da Macerata ad altro attraverso la morte … la lotta dell’anima con il paradosso di tutti gli opposti. La morte fisica rappresenta una trasformazione completa, un modo per incontrare il regno dell’anima, consono all’idea individuale della stessa. Le richieste di trasformazione della psiche possono essere le più diversificate dal punto di vista simbolico, ma solo il suicidio può consentire una trasformazione radicale e completa, rappresentando il simbolo di un’ anima, che non procede di pari passo con la vita o di una vita che non nutre più un anima affamata.”