di Gabriele Censi
Non solo sanità, c’è anche l’acqua a infiammare il dibattito politico sulla rotta Macerata-Ancona, o meglio Pesaro, oggi che a Palazzo Raffaello c’è alla presidenza Luca Ceriscioli. Il tema è simile: accentramento delle decisioni nel capoluogo regionale a discapito della provincia maceratese che sarebbe penalizzata. La querelle nasce dalla normativa che scandisce inesorabilmente i tempi verso una semplificazione degli enti di gestione e controllo. Anche per le risorse idriche che sono ora gestite dagli Ato (cinque nelle Marche con confini non precisamente provinciali ma legati ai bacini). La Provincia si divide in tre con la parte principale nell’Ato 3 di Macerata, quella sud del Fiastra nell’Ato 4 Tennacola, Matelica e Esanatoglia in quello numero 2 di Ancona. La notizia che c’è una commissione al lavoro per valutare l’ipotesi di un unico Ato regionale ha suscitato la reazione di molti sindaci.
Romano Carancini ha aperto il dibattito: «Quello che vogliamo proporre è un tavolo in cui i sindaci possano discutere compitamente la materia della riforma, attualmente sconosciuta, che non può partire dall’alto. L’acqua è fondamentale e non si può trattare come altri beni che non hanno lo stesso valore intrinseco. Crediamo anche che nella commissione dovranno necessariamente esserci persone che siano rappresentative della volontà dei sindaci».
Francesco Fiordomo chiede che si dialoghi senza fughe in avanti: «Da diverso tempo l’attività dell’Ato del nostro territorio vive una fase complessa, con l’organismo politico che lo dirige in proroga, una spinosa questione relativa ai compensi di questo organismo (con tanto di inchiesta) ed una difficoltà a delineare una strategia comune per trovare una collaborazione e una strategia unitaria per la gestione dell’acqua. Tema, quello dell’acqua, fondamentale, sul quale è necessario agire con equilibrio e grande rispetto di un bene che va preservato, bene pubblico, prezioso, bene del nostro territorio. Si parla di gestore unico regionale. E’ chiaro che bisogna guardare avanti, razionalizzare, risparmiare, cogliere i vantaggi dello stare insieme. Ma è altrettanto chiaro che le procedure devono essere trasparenti e lineari, senza fughe in avanti, senza auto investiture, difendendo il nostro territorio e la nostra storia. Condivido la preoccupazione del collega sindaco di Macerata Romano Carancini. Bisogna approfondire, dialogare, aprirsi. Ma bisogna giocare a carte scoperte. Ci siamo incontrati più volte tra sindaci che gestiscono aziende municipalizzate o consortili. Vogliamo sviluppare un percorso insieme e semplificare, per difendere i servizi ed i nostri concittadini, tenendo sotto controllo le tariffe, che nel caso del gestore unico regionale ad esempio potrebbero non essere più stabilite dal nostro territorio. Attenzione dunque a non correre troppo in fretta in direzioni delle quali potremmo pentirci».
Il sindaco di Tolentino Giuseppe Pezzanesi impegnato in queste ore nella battaglia per l’ospedale di Tolentino (leggi l’articolo) teme anche per il futuro della gestione delle risorse idriche della provincia: «Siamo a dir poco sconcertati. La Regione sembrerebbe intenzionata alla costituzione di un Ato unico regionale, sopprimendo di fatto tutti gli organismi provinciali oggi esistenti. Ciò farebbe sì, così come già successo in un altro servizio essenziale per la nostra popolazione, la sanità, che le province di Pesaro e Ancona possano fare ancora una volta da padrone decidendo il destino del nostro territorio, penalizzando ed opprimendo la nostra provincia. Va ricordato, infatti, a chi fa finta di non saperlo che la nostra è una provincia estremamente importante, ricca e strategica sotto il profilo delle risorse idriche e nella maniera più assoluta non può essere surclassata o ignorata sotto l’aspetto decisionale sulla gestione delle stesse, sulla determinazione delle tariffe che dovranno rappresentare un sostegno per il rilancio dell’entroterra da sempre dimenticato dalla Regione. Non a caso il nostro territorio esprime, da oltre 100 anni, eccellenze assolute nel settore della gestione idrica, idroelettrica e del gas metano, come la nostra Assm, l’Apm, l’Assem, l’Ata, l’Astea, Acqua Ambiente, eccetera, che per altro stanno operando per poter diventare soggetto unico ancora più forte di fronte alla concorrenza, tutelando qualità, efficienza ed occupazione. Tutto questo c’induce fortemente a stigmatizzare l’arroganza e l’inopportunità con cui il Pd provinciale ha proceduto alla nomina del collega Cesare Martini (sindaco di San Severino) e del dimissionario presidente dell’Ato 3, Antonio Secchiari, nella presunta commissione regionale sostenuta anche dall’assessore Angelo Sciapichetti. Da quanto risulta, infatti, i rappresentanti di questa “fantomatica” commissione non sono neanche espressione condivisa dello stesso Pd, oltre a non essere frutto di un aperto confronto con le altre realtà politico-amministrative del territorio. Non si sono tenuti nel benché minimo conto i metodi ed i criteri di democraticità e di rispetto adottati in un altro organismo, modello di vanto della nostra provincia, che è il Cosmari. Tale atteggiamento non può essere accettato e la dice lunga nel voler cercare organismi ad hoc dove collocare rappresentanti politici destinati ad uscire dalla scena istituzionale. Ciò non significa che, come nel caso del sindaco Martini, non abbia profuso nello svolgimento del proprio mandato impegno, dedizione o attaccamento al territorio ma tutto questo non lo autorizza ad autonominarsi, ritenendosi depositario di valori che in verità sono sostanziali per il mandato ricoperto.
«Anche Civitanova – dichiara il sindaco Tommaso Corvatta – condivide, per quanto riguarda la gestione della risorsa idrica, le posizioni espresse dai comuni di Macerata e Recanati. Vi è una naturale coerenza tra i limiti geografici della provincia ed i bacini idrogeologici che l’Ambito territoriale ottimale (Ato) dovrebbe gestire, e tale coerenza va rafforzata. Questa amministrazione si spenderà quindi, collaborando con le altre città che condividono questa necessità, perché tale omogeneità territoriale su base provinciale venga riconosciuta. Ci batteremo quindi contro un progetto di gestione unica regionale delle risorse idriche e perché l’importanza del ruolo di questa città venga riconosciuta all’interno dell’Ato provinciale. Vogliamo quindi che si opti per una gestione provinciale con un drastico abbattimento dei costi, che abbia comunque una personalità giuridica. Non ci piace l’idea di diventare succursali consultive di un organismo regionale come accade per la sanità, dove invece tale scelta ha un senso».
Sulla stessa linea il presidente della Provincia Antonio Pettinari che chiede sia superata la divisione territoriale attuale riportando ad un’unica autorità provinciale la gestione del servizio: «La questione è complessa e non risolvibile in fretta. Serve un percorso di confronto raccogliendo i contributi dei territori per una decisione condivisa».
Situazione complessa anche perchè nonostante gli auspici dei sindaci tuttora oltre agli Ato, che diventano Assemblee territoriali di Ambito (Ata) con l’obbligo di partecipazione di tutti i comuni, ad oggi sono in piedi anche altri numerosi enti che hanno la gestione del servizio. Nell’Ato 3 i consorzi Unidra, Si Marche e Centro Marche Acque che a loro volta lo affidano alle aziende che conosciamo meglio perchè da loro riceviamo la bolletta (Apm, Assm, Assem, Astea, Atac, eccetera). Poi c’è anche una Spa, l’Acquedotto del Nera che si occupa delle opere necessarie all’approvvigionamento idrico. Un bel numero di soggetti e relativi consigli di amministrazione di enti a partecipazione per lo più pubblica essendo i comuni i principali azionisti. La legge chiede gli accorpamenti, le aziende hanno concessioni con scadenze fino al 2025, l’interrogativo che rimane è chi arriverà prima, i maceratesi o “quelli di Ancona”? Intanto dovrebbe tranquillizzare proprio la legge che ritiene l’acqua bene primario. Lo ha sancito anche la regione Marche nell’incipit del testo che regolamenta le risorse idriche e di servizio idrico integrato: “La Regione riconosce l’acqua quale patrimonio dell’umanità da tutelare, bene pubblico primario, essenziale e indispensabile per la vita. La disponibilità e l’accesso all’acqua potabile, nonché all’acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni collettivi, costituiscono diritti inviolabili e inalienabili della persona umana”. Un enunciato impegnativo che deve fare i conti con appetiti economici enormi perchè l’acqua è anche un grosso affare.
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Tutta la verità su l’acqua potabile si legge nelle ultime parole dell’articolo. (L’ACQUA E’ UN GRANDE AFFARE.) Per poltrone inutili di regioni e province e di società private e partecipate. Io credo che per il bene di tutti, certi carrozzoni pubblici è ora che si facciano da parte. Credo sia ora che venga ridisegnato tutto il territorio nazionale per creare comuni più grandi che fossero idonei per la gestione totale di ogni cosa che serve al cittadino e che devono essere gli unici enti locali che facciano da intermediari tra cittadini e Stato per il territorio di loro competenza e credo sia anche l’unico modo utile di decentramento dei servizi.