di Marco Ribechi
Alessandro Cecchi Paone si svela al pubblico de La Controra che ha affollato anche oggi, così come ieri (leggi l’articolo), il chiostro di palazzo Conventati di Macerata. Conosciute le vicende televisive del protagonista il discorso non può che spostarsi sul tema della sessualità, con Paone che allegramente si definisce un «diversamente etero», definizione coniata da Aldo Busi per aiutarlo a rispondere a chi gli chiede se le preferenze carnali si scoprono o cambiano col tempo. «La domanda è scomoda ma non mi tiro indietro dal rispondere – commenta il noto conduttore – Oggi ci sono molti ragazzi e ragazze che si sentono in difficoltà nello scoprire determinate attitudini e inoltre la nostra società non li aiuta. L’Italia è l’unico paese insieme alla Grecia in cui c’è ancora imbarazzo a parlare di omosessualità. Proprio oggi ci sono un milione di persone a Roma a manifestare contro le unioni civili e non capisco proprio perché.
Credo che tutti abbiano dalla nascita una bisessualità di base, che in alcuni è più spiccata di altri. In questo modo si possono comprendere tutte le sfumature delle relazioni sessuali, esiste l’omosessuale convinto, il transessuale, anche l’etero curioso, una delle definizioni più recenti e pittoresche». Un’infanzia quella di Cecchi Paone senza particolari problematiche se non quelle legate ad una carriera iniziata molto presto, ancora minorenne, da coniugare con uno studio quasi disperato e sistematico. «La mia famiglia era molto illuminata – spiega lo showman -Mentre il Duce e il Papa avevano formato un modello culturale in cui la donna era destinata a restare a casa a badare alla famiglia le mie zie erano state educate alla parità assoluta di diritti e si faceva ciò che era giusto, senza discriminazioni di sesso. E così mentre le donne italiane erano a casa a rifare i letti mia zia Iole è stata la prima donna a diventare una fisica e matematica. Le altre avevano libertà di viaggiare da sole, di fare le proprie scelte. Addirittura mia zia Filomena ha insegnato qui a Macerata per vari anni dicendo che era una città molto accogliente, in quel periodo una donna che viaggiava da sola era una poco di buono».
Di mente moderna ma senza mai parlare di omosessualità. «La prima volta che ho affrontato il tema è stato con l’assassinio di Pier Paolo Pasolini, quando si doveva capire chi erano questi ragazzi di vita. Non se ne parlava non perchè avessimo problemi ma perchè in Italia era un tema che no si poteva affrontare». Ma la figura centrale, a cui Cecchi Paone dedica la sua lettera per “Le parole che non ti ho detto” è lo zio Edmundo, vero e proprio mentore del giovane Alessandro. «Mio zio mi ha dato una sicurezza intellettuale, nonostante avessi padre e nonni funzionanti è stato lui a pensare alla mia formazione. sono sempre stato educato ad un grande impegno, ai modelli greci e latini con grande attenzione allo sport. Da me si aspettavano una grande correttezza e sacrificio, non facevo le vacanze, ho scoperto la discoteca 10 anni fa grazie alla mia ex moglie spagnola che aveva la movida nel sangue». Un matrimonio felice quello che descrive Cecchi Paone, tormentato solo al momento della scoperta del suo nuovo orientamento sessuale. «Tutti i miei amori, femminili e maschili, hanno sempre visto in me una grande maturità un senso di protezione. Per quanto mi riguarda invece era inutile cercare negli altri quello che loro si aspettavano da me. Sono sempre stato molto indipendente, anche economicamente perchè ho iniziato subito a lavorare, ma era la mia maturità frutto di divertimenti negati che colpiva. Solo ora ho riscoperto il gusto per certe marachelle, per un bicchiere in più che prima non mi ero mai concesso».
Da palazzo Conventati al Teatro della Filarmonica dove si sono esibiti gli Oblivion (stasera allo Sferisterio) a causa della pioggia di oggi pomeriggio. Anche qui il pubblico delle grandi occasioni, giunto per divertirsi e lasciarsi affascinare dall’esilarante viaggio nella musica italiana proposto dal gruppo. Le canzoni del repertorio classico, Battisti, De Andrè e tutti gli altri, interpretate con un fare ironico, mescolando i testi, interagendo con oggetti e persone, riscoprendo una dimensione narrativa anche corporea che accompagna le ottime esibizioni vocali. Adulti e bambini confortati da fragorose risate hanno potuto apprezzare un’altra forma di magia offerta dal canto e dalle parole. Anche questo è Musicultura.
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