di Maurizio Verdenelli
La Beata Mattia Nazzarei sarà santa nell’Anno della Misericordia? Molto probabile. Il Giubileo, voluto da papa Francesco, avrà come noto un arco temporale compreso dall’8 dicembre prossimo al 29 novembre 2016 e a Matelica si dà per probabile la data del 1° Marzo come quella ‘giusta’ per la canonizzazione di colei che da secoli la città considera unanimemente già santa. Nonostante che la beatificazione da parte di papa Clemente XIII risalga al 1765. Il 1° marzo 1253 è infatti la data di nascita della nobile Mattia, per quarant’anni badessa del monastero delle clarisse, deceduta il 28 dicembre 1320 a 67 anni d’età.
Dell’ormai felice, prossimo approdo della ‘pratica’ non si nasconde l’approssimarsi il pur prudentissimo vescovo, Giancarlo Vecerrica che proprio un anno fa aveva mostrato apprensione per il fenomeno degli umori sanguigni dal corpo della beata traslata nel 1973 per il quale i trattamenti conservativi escludono, c’è da dire, ogni possibile presenza di cellule. Mons. Vecerrica, invocando ‘silenzio e preghiera’ aveva anche bloccato un anno fa le analisi sugli umori che erano stati segnalati dai fedeli nei giorni precedenti il 24 maggio. Operando in modo di ‘sedare’ l’emozione popolare non solo a Matelica ma in tutto il Paese, sull’onda delle dirette Tv, sorta intorno alla beata marchigiana. «In questi casi –disse a cronachemaceratesi il vescovo di Fabriano-Matelica– la Santa Sede ferma ogni processo di canonizzazione in corso. Il rischio che la Beata Mattia non salga agli onori dell’altare è dunque fortissimo e sarebbe un peccato perché si era, dopo tanta attesa, finalmente a buon punto».
Il sanguinamento, abbondantissimo per tutto il mese di maggio, scemò gradualmente e di lì a poco scomparve del tutto. E in queste settimane ecco la notizia che Matelica attendeva. La laboriosa conclusione dell’intero processo intorno al miracolo, adesso ufficialmente riconosciuto, che ha avuto al centro il farmacista napoletano dottor Alfonso D’Anna. Guarito senza che la dottrina medica abbia potuto darne spiegazione scientifica, da un devastante cancro ai polmoni. A rivelare la prodigiosa vicenda nell’autunno dell’87 sul ‘Messaggero’, fu chi scrive in coincidenza con il pubblico ‘ringraziamento’ da parte del farmacista partenopeo al monastero matelicese. Ebbi modo di intervistare in esclusiva il dottor D’Anna. Il quale, da uomo di scienza, si mostrò di una pur commossa prudenza. Sono passati 28 anni da allora e finalmente da Napoli, dove l’intero iter si svolto, ecco la buona notizia. “L’incartamento è passato a Roma, in Vaticano, per l’esame complessivo” ci ha dichiarato mons. Vecerrica a margine della conferenza stampa sul 37° Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Un evento popolare in contemporanea con la visita di papa Francesco a Sarajevo che richiama alla memoria un altro viaggio importantissimo del Grande Pellegrino: quello in Terrasanta iniziato nelle ore in cui a Matelica la beata Mattia iniziò a sanguinare nel maggio 2015. «Un fenomeno che gli studiosi hanno sempre attribuito nei secoli a momenti particolarmente favorevoli» avvertì allora la professoressa Maria Fiorella Conti, cultrice illustre ed appassionata della storia del convento e già sindaco della città.
A Matelica si respira dunque un’atmosfera di fiduciosa ‘vigilia’ in attesa della santificazione della carissima ‘Beata’ anche se i pullman che scaricavano tanti fedeli un anno fa non arrivano più. Tuttavia il ‘fermento’ da parte dei fedeli da fuori regione intorno alla chiesa marchigiana non si è acquietato: piccoli gruppi vengono segnalati quotidianamente in arrivo. Fortunatamente è cessato il barnum mediatico e l’eccesso di ‘curiosità’: niente più foto dunque intorno al corpo incorrotto sotto all’altare della beata che è assolutamente ‘a prova’ di manomissioni. Non così purtroppo …la cassetta delle generose offerte adiacente pure alla targa che testimonia la preghiera di san Giovanni Paolo II il 19 marzo 1991 nella sua storica visita proveniente da Camerino e Fabriano. La cassetta a disposizione dei molti fedeli è adesso vicina all’altare dove è deposta l’immagine di un’altra suora del convento da tempo anch’essa in odor di santità: suor Teresa Marani. Seppure non appartenente alla clarisse francescane, uguale attenzione si vive per suor Maria Desideria Gubinelli: nata a tolentino nel 1891 da Maria Topi e dal calzolaio Alessandro, morta a Cesena nel 1968. Della biografia di suor Desideria, dell’Istituto Lega Sacra Famiglia, vissuta a lungo a Matelica, poi ad Esanatoglia e Cesena nelle ‘case’ dell’Istituto, ci sono poche tracce: quasi tutto di lei è andato distrutto, pare per precauzioni sanitarie per l’epidemia di cui sarebbe stata vittima. Tuttavia la corrispondenza, intatta, di suor Teresa Marani in contatto con la ‘sorella’ tolentinate (si tratterebbe di una vera mistica) aprono squarci sull’intensa spiritualità della giovane tolentinate, di cui ha offerto in numerose testimonianze una nipote a lei particolarmente vicina.
Giancarlo Vecerrica
A legare l’intera vicenda c’è infine un filo laicissimo, il ‘Santo petroliere’, Enrico Mattei, non solo per aver lui letteralmente salvato dal crollo definitivo il convento delle clarisse restaurandolo mirabilmente ma pure per aver finanziato l’Istituto Fidanza (che ospitava, formava, dando poi lavoro a giovani orfane e a chi aveva famiglie in difficoltà) dove il gruppo delle suore della ‘Sacra famiglia’ operava senza vincoli di clausura a stretto contatto con la società matelicese. Mattei continuò a finanziare l’Istituto Fidanza -l’Eni, alla morte del suo presidente e fondatore, non più- restando nella memoria come il ‘benefattore principe‘ del convento della Beata Mattia. Di cui conservava nel portafogli una bustina con alcune reliquie. Che ‘miracolosamente’ restarono intatte nell’esplosione del bireattore che il 26 ottobre 1962, polverizzò tre corpi: di Mattei, del pilota Irnerio Bertuzzi e dell’inviato di Time-Life, William McHale. Lçe reliquie della prossima santa furono poi ritrovate nella boscaglia alta di Bascapè nel cui cielo tempestoso si era consumato, quella sera, l’attentato che privò l’Italia del genio marchigiano ‘che vedeva il futuro’ ed aveva a cuore il destino dei deboli e degli ultimi.
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