di Monia Orazi
La Madonna delle Grazie di Riofreddo di Visso torna a casa a 31 anni dal furto misterioso (leggi l’articolo), che l’ha strappata alla devozione dei parrocchiani della chiesetta in cui si trovava. La riconsegna è avvenuta stamane, nelle mani dell’arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro, al Museo diocesano di Camerino, da parte dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Venezia. A notarla, in una fiera antiquaria a Padova, l’occhio esperto dei carabinieri: era in vendita nello stand di un antiquario marchigiano, essendo un bene ecclesiastico ha destato attenzione, da lì sono iniziate le indagini, che hanno portato all’identificazione della statua ed alla denuncia per ricettazione del marchigiano e di altri 4 antiquari, tra i quali era passata di mano. Il più emozionato di tutti è stato Lorenzo Albani, 90 anni il prossimo settembre, residente a Riofreddo e grande devoto della scultura lignea policroma del Rinascimento: “Sono tornato come se avessi vent’anni. Ogni mattina mi alzo e dico ‘Madonnetta mia aiuteme tu’, un giorno vicino alla chiesa ho visto due persone girate e ho detto a mia moglie, chissà chi erano, poco dopo siamo venuti a sapere che la Madonnina era sparita”. Lo sguardo soddisfatto di Lorenzo si accompagna a quello di Don Gilberto Spurio e del sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini ed altri residenti di Riofreddo, arrivati per ritrovare la loro amata statua, la cui ricorrenza si festeggia il 14 giugno, tornata a casa priva delle braccia.
“Abbiamo finalmente ritrovato la scultura, anche se martoriata, è stato complicato trovare documentazione solida che attestasse la sua autenticità – ha detto l’architetto Luca Maria Cristini responsabile dei beni culturali dell’arcidiocesi – grazie alla diocesi di Norcia, è stata trovata una fotografia del 1965 del parroco don Ansano Fabbi”. La vecchia foto in bianco e nero, è stata decisiva per capire che si trattava proprio della Madonna delle Grazie di Riofreddo, perché dopo il furto è passata di mano almeno cinque volte, ha subito la perdita delle braccia, alcuni restauri le hanno reso il viso più affilato, i buchi che nel manto e nella testa servivano per tenere ferri e chiodi, erano stati ricoperti di stucco. Ora la statua resterà esposta al museo diocesano di Camerino per un periodo, poi prenderà la residenza definitiva a Visso, nel museo in cui di recente è stato risistemato l’allarme. In origine la scultura aveva anche il Bambino sul grembo, andato perduto già negli anni Sessanta. Cristini ha ringraziato i carabinieri e il pubblico ministero Francesco La Rosa, che ha disposto un rapido dissequestro. “Notizie come questa ci rendono lieti – ha detto l’arcivescovo di Camerino monsignor Francesco Giovanni Brugnaro – l’arte esprime la bellezza e la ricchezza di un popolo, le comunità custodiscono le opere e la memoria ad esse legata, chi lavora contro i beni del popolo, come i ladri d’arte, impedisce il godimento di un patrimonio che è delle comunità”. L’arcivescovo ha espresso la speranza che anche altre opere, che si trovano in America, possano rientrare nella disponibilità dell’Arcidiocesi. “Questa è la felice conclusione di un’indagine di polizia giudiziaria – ha detto il maggiore Giuseppe Marseglia, dei carabinieri nucleo tutela patrimonio di Venezia – siamo riusciti a recuperarla grazie ad uno studio non scientifico, ma appassionato, per cui esisteva la foto del 1965. Fondamentale l’attenzione della comunità, col supporto della nostra banca dati”. L’ispettore della Soprintendenza ai Beni culturali delle Marche Alessandro Marchi ha mostrato quei dettagli che hanno permesso l’esatta identificazione del bene, sulle tracce della vecchia foto del 1965. Tra i particolari più rilevanti i gigli stilizzati sull’addome della statua, i fori che sostenevano la corona che sovrastava la testa, la corrispondenza del panneggio. Un lavoro lungo e certosino di esame di dettagli e confronti, che ha permesso di riportare a casa l’amata scultura lignea, di tipo “aquilano”, molto comune tra il 1450 ed il 1550, per usi parrocchiali, spesso veniva portata in processione. Se i carabinieri non l’avessero notata alla fiera di Padova, sarebbe andata perduta di nuovo, forse per sempre, in qualche luogo privato e inaccessibile agli occhi degli altri. A breve si terrà un convegno di approfondimento sulla scultura, con la presenza della dottoressa Alessandra Vergari, che nella sua tesi in Beni culturali, ha esaminato numerose sculture lignee della Valnerina, segnalando per prima all’arcidiocesi che la Madonnina di Riofreddo era stata rubata e fornendo la documentazione con il volume del 1965, la fotografia per trovarla.
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